Magnago duro col governo più garanzie di Giuliano Marchesini

Magnago duro col governo: più garanzie Incalzato dai «falchi» del partito, anche il presidente della Volkspartei si irrigidisce Magnago duro col governo: più garanzie Ha criticato gli intransigenti Benedikter e Zingerle che si oppongono alla chiusura del «pacchetto Alto Adige» - Ma ha lamentato l'«accentramento di poteri a Roma» e ha insistito: «L'Austria non rilascerà la quietanza liberatoria senza il nostro consenso» DAL NOSTRO INVIATO BOLZANO — Sono momenti di tensione per la Sudtiroler Volkspartei. Lo dimostrano due conferenze stampar separate, là" prima-tenuta dal presidente del partito, Silvius Magnago, l'altra da Alfons Benedikter e Luis Zingerle, gli intransigenti che si oppongono alla chiusura della vertenza dell'Alto Adige, al rilascio della cosiddetta quietanza liberatoria da parte dell'Austria. Contrasti che inducono il leader del partito di raccolta sudtirolese a replicare ai dissidenti assumendo un atteggiamento più duro nei confronti di governo e Parlamento, rispetto alle dichiarazioni piuttosto ottimistiche dei giorni scorsi. Come se da Magnago venisse un avvertimento: incalzato dai «falchi» della Volkspartei, deve chiedere maggiori garanzie a Roma, insomma finisce per rendersi interprete anche di quel malumore che sale dall'ala rigida del partito e quindi da una parte della popolazione altoatesina di lingua tedesca. Così, quando tutto sembrava avviato verso la soluzione, il presidente della Svp avanza riserve, intendendo tenere saldamente quel suo ruolo di primo difensore delle, istanze dei sudtirolesi. Un anticipo della posizione di Magnago lo si era avuto sabato scorso, durante l'incontro con Cossiga in visita ufficiale a Bolzano: in quell'occasione, il leader della Volkspartei ebbe a lamentarsi per gli effetti sull'Alto Adige della legge sul coordinamento dello Stato che investe anche le Regioni a statuto speciale. Un pericolo di accentramento di poteri a Roma, aveva in sostanza sostenuto Magnago. «Uno svuotamento della nostra autonomia'. Ora il presidente della Svp conduce la sua battaglia su due fronti: quello interno, nel partito, e quello esterno. In ogni caso, il suo scopo sem bra quello di conservare la veste di protagonista nella trattativa per l'Alto Adige, di non lasciarsi scavalcare dai risentimenti di Benedikter e Zingerle. Ancora una volta, emerge l'accorta diplomazia di Magnago. Il quale ripete una frase fondamentale: 'L'Austria non rilascerà la ricevuta liberatoria se non vi sarà prima U consenso, dei^gappreséntahu deità VÒÌkspartei». E rammenta che le decisioni dei sudtirolesi verranno dal congresso del partito fissato per il 10 dicembre prossimo: si tratterà di dire sì o no alla chiusura della vertenza altoatesina, oppure di accettare una conclusione «a condizione che vengano ancora attuati certi provvedimenti». E adesso il vecchio leader del partito si mette, idealmente, di fronte ai dissidenti Benedikter e Zingerle, i quali hanno firmato un opuscolo dal titolo «No a questa chiusura del pacchetto', tra l'altro pubblicato in italiano per iniziativa del presidente della giunta regionale Gianni Bazzanella, democristiano. «Piena ed effettiva attuazione di tutte le 137 misure del pacchetto; riconoscimento da parte dell'Italia della natura internazionale del pacchetto; abolizione della potestà di indirizzo e coordinamento. Prima di ciò, l'Au¬ stria non deve dichiarare risolta la vertenza davanti all'Onu'. Queste sono le richieste contenute nel libretto sottoscritto dai due «falchi» deha Svp. Silvius Magnago passa al'" Contrattacco laddove Benedikter e Zingerle parlano di atteggiamento rinunciatario da parte dei dirigenti della Volkspartei. «Quello che critichiamo è questa specie di superbia, che può anche risultare offensiva'. Quindi il presidente della Svp riprende, imperterrito, il filo di un suo discorso politico: «Esistono due punti di vista: quello italiano e quello austriaco. L'Italia ha sempre dichiarato che il pacchetto non rientra negli accordi di Parigi del 1946, ritiene che si tratti di misure adottate internamente, che non abbiano alcuna rilevanza giuridica internazionale. Per Vienna ed anche per noi, invece, questi sono provvedimenti in attuazione dell'intesa parigina'. Magnago s'irrigidisce: «L'Austria darà la quietanza soltanto quando l'Italia avrà dichiarato di desistere dall'atteggiamento tenuto finora. Nessuno si deve creare illusioni». E si fa ancora più duro ricordando la risoluzione del Parlamento del 19 febtoaio?|JeTl^-5P'Alto.,Adige, definendola «il mercato delle vacche fatto all'ultimo momento del governo Craxi». Il leader della Volkspartei non è tenero nemmeno con il ministro Vassalli, a proposito dell'uso della lingua tedesca nei tribunali in provincia di Bolzano. «In una intervista, Vassalli dice che ha dovuto votare per il processo monolingue perché era una promessa, ma che non ne è molto convinto». E ci sono rimproveri anche per il ministro dell'Industria Battaglia: «Durante la cerimonia per l'apertura della Fiera di Bolzano, ha parlato poco di economia e troppo di politica». Magnago ribadisce: «Le norme di attuazione dello statuto di autonomia dell'Alto Adige emanate con la nostra intesa possono essere cambiate soltanto con la nostra intesa». Intanto, assicura il presi¬ dente della Volkspartei, non ci sarà scissione nel partito tra la maggioranza e la minoranza di Benedikter. Né sono alle viste provvedimenti disciplinari a carico dei due «ribelli». .".. .;:*" '.' . Dall'altra parte, durante la conferenza stampa all'Hotel «Luna», i «falchi» della Volkspartei mostrano di voler restare fermi sulle loro posizioni. «Non ritiro una parola di quel che è scritto nell'opuscolo», dice Benedikter. Ma per il momento esclude l'intenzione di presentare una lista separata alle elezioni amministrative del 20 novembre. «Speriamo di arrivare ad un accordo». Magnago ripete che alle «regionali» non ripresenterà la sua candidatura. Ma, a quanto si vede, non rinuncia al ruolo di «padre dei sudtirolesi», al dì sopra delle beghe che turbano il suo partito. Per Eva Klotz, rappresentante dello Heimatbund, «Lega patriottica», è «furbo» Magnago ed è furbo anche Benedikter. «Temo che ci portino via voti'. Giuliano Marchesini