Il pci apre sul voto segreto

Il pci apre sul voto segreto Alla vigilia del dibattito alla Giunta del regolamento di Montecitorio Il pci apre sul voto segreto Zangheri: «Non siamo rìgidi, ma vogliamo mantenere le votazioni a scrutinio segreto per i diritti sanciti dalla Costituzione» - «No all'abolizione, sì a regolamentazione» - L'offerta potrebbe interessare De Mita - Il psi, con Fabbri, insiste: «E' Una priorità da mantenere, non dobbiamo perdere la faccia» ROMA — I comunisti accettano di discutere subito del come abolire in parte il voto segreto per la legge finanziaria di imminente presentazione in Parlamento. Sono disponibili ad accettare il voto palese per l'articolo che stabilisce il tetto massimo di spesa, per l'articolo finale e per le leggi di accompagnamento collegate alla Finanziaria. In questo modo il partito di Occhetto ha preso posizione, all'apertura della partita delle riforme istituzionali che si avvia oggi nelle giunte del regolamento di Camera e Senato. A De Mita e a Craxi il pei si presenta disponibile a discutere, a trovare accordi anche sulla «regolamentazione» del voto segreto. «Non sulla sua abolizione — ha precisato Fabio Mussi, della segreteria comunista —, cosa di cui De Mita non aveva mai parlato». «Non siamo rigidi. Proponiamo vie ragionevoli», ha aggiunto il capo dei deputati, Renato Zangheri. «Vogliamo mantenere il voto segreto per i diritti garantiti dai titoli 1,2, 3 e 4 della Costituzione. Ovvero, diritti della persona, della famiglia, rapporti economici o eticosociali, diritti politici». La parola d'ordine ufficia¬ le che è uscita dalla direzione del pei riunitasi ieri è «disponibilità» a trattare di tutto contestualmente. «Non possiamo acquistare oggi un pallone da rugby senza sapere se domani giocheremo a pallacanestro o al calcio», ha detto Zangheri, per far capire che non si può cominciare dal voto segreto senza sapere in che Parlamento si dovrà lavorare. Di fronte ai socialisti (con il senatore Fabbri), che hanno posto il problema del voto segreto come una alternativa secca tra abolizione o niente, i comunisti rilanciano offrendo alla de occasioni per cercare un accordo anche con le opposizioni. E' una offerta che il presidente del Consiglio De Mita potrebbe avere interesse a prendere in considerazione, quanto meno per quel che riguarda la legge finanziaria. Non è, infatti, sicuro che se arrivasse in aula la proposta di abolizione secca o ampia del voto segreto, questa potrebbe passare. Nella stessa de si moltiplicano le voci discordanti, soprattutto tra ipeones e tra gli oppositori irriducibili del segretario. Il senatore Sandro Fontana, di Forze Nuove, avvertiva ieri De Mita che sul voto segreto è opportuno e necessario trovare una soluzione «equilibrata e soddisfacente» anche per i partiti di opposizione. E con parole assai simili a quelle dei comunisti, Fontana dice sì al voto palese per le leggi di spesa, ma no perle leggi che riguardano diritti di libertà e leggi elettorali. Con questa dichiarazione, gli uomini di Donat-Cattin vanno ad affiancarsi ai democristiani Gerardo Bianco, Publio Fiori, Mario Segni, i quali hanno già pubblicamente dichiarato che voteranno con¬ tro l'abolizione del voto segreto. I parlamentari di base, come dice Fontana, temono «come una iattura l'accrescimento del potere dei partiti». E' una opposizione sorda e non si sa quanto estesa, che i comunisti sondano con interesse. «E' una bella partita che giocheremo fino infondo», ha annunciato Fabio Mussi che, probabilmente, mette in conto un aspro scontro in Parlamento sul voto segreto. «Se la maggioranza insiste nel proporre l'abolizione o quasi del voto segreto, finirà per avere in mano un pugno di mosche», aggiunge l'indipendente di sinistra, Franco Bassanini, riferendosi alla possibilità che nello scontro frontale (a scrutinio segreto) sull'abolizione del voto segreto, la proposta possa essere bocciata dai «franchi tiratori». Anche i radicali sono contro l'abolizione del voto segreto perché «accrescerebbe solo lo strapotere dei partiti contro le prerogative e i diritti del Parlamento. I radicali sono favorevoli ad eliminare il voto segreto sulle leggi di spesa, ma solo nell'ambito di una riforma democratica e anticonsociativa del Parlamento». Ieri sera si sono riuniti al Senato 1 gruppi parlamen-, tari della maggioranza, per, decidere come presentarsi. oggi alla giùnta del regola-, mento. Hanno deciso che . cercheranno «un rapido., confronto con i gruppi di., opposizione ài fine di rea- : lizzare una possibile con-' vergenza sull'argomento»,. ha detto il capo dei de, il senatore Nicola Mancino. Altrimenti, si rinvia all'aula IL. compito di decidere. Ma è^ da rilevare che Mancino non • prevede un rinvio solo per il voto segreto, ma contempo-, rancamente anche per il contingentamento dei tempi, durata degli interventi, corsie preferenziali per il governo, sessioni di lavoro. Una posizione che pare sostanzialmente diversa da quella del capogruppo socialista a Palazzo Madama Fabio Fabbri, il quale ieri sera: parlava solo della necessità di abolire subito il voto segreto: «E' una priorità obbiettiva. Se non vogliamo perdere la faccia, è ora di dire che siamo pronti a decidere. La lunga attesa alla ricerca della larga intesa, da domani in poi diventerebbe colpevole incongruenza». Il psi ha già respinto con Fabbri le proposte del pei di ieri: «Una abolizione a rate del voto segreto non ci interessa», a. rap.

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