«Una libera Palestina e Israele sarà sicuro» di Fabio Galvano

«Una libera Palestina e Israele sarà sicuro» Al Parlamento europeo nuove aperture di Arafat «Una libera Palestina e Israele sarà sicuro» Sì alle risoluzioni Onu - Governo provvisorio: annuncio forse oggi ; DAL NOSTRO INVIATO : STRASBURGO — La «marcia» di Yasser Arafat su Strasburgo e sul Parlamento europeo non ha forse dato i clamorosi risultati che qualcuno, alla vigilia, aveva pronosticato. Non ancora. Di un governo provvisorio per la Cisgiordania, passo che segnerebbe l'avvio di un nuovo capìtolo nella tormentata storia del Medio Oriente ma che provocherebbe anche attriti e probabili spaccature in campo palestinese, il leader dell'Olp parlerà forse oggi, in u)ia conferenza stampa che per motivi di sicurezza si svolgerà di fronte a un «numero chiuso» di giornalisti e tèleoperatori. Ma già ieri, nella prima giornata della sua controversa visita nel cuore parlamentare della Oee (un migliaio di membri della comunità ebraica, nel giorno del Kippur, hanno manifestato sfilando con cartelli di -Arafat assassino» fino al Palazzo dell'Europa), egli ha lanciato espliciti segnali di una nuova apertura verso Israele e verso soluzio ni di pace; segnali che non possono passare inosservati nel nono mese àeìl'Intifadah, la «guerra delle pietre». Nei successivi colloqui che Arafat ha avuto con i 24 del direttivo socialista (il gruppo parlamentare che l'ha invitato a Strasburgo), poi con il presidente del Parlamento Lord Plumb, quindi con il commissario Cee Claude Cheysson che è responsabile dei rapporti con i Paesi del Mediterraneo, infine nella riunione aperta a tutti i parlamentari che non lo contestavano (socialisti e comunisti, più una manciata di democristiani a titolo persona le e qualche altro indipendente; tutti gli altri gli hanno voltato la schiena), egli ha dichiarato la disponibilità, al negoziato, alla ricerca di una «pace globale», di una «tranquillità per un popolò e per l'altro». ■ I più attenti osservatori di cose mediorientali hanno voluto cogliere nelle dichiarazioni di Arafat, che è venuto a Strasburgo con un seguito di 46 persone, un'insistente spinta al riconoscimento de facto di Israele. Soprattutto quando, a più riprese, egli ha dichiarato di accettare tutte le risoluzioni dell'Onu, in particolare la 242 (ritiro dai territori occupati ma confini sicuri per Israele); e ancor più quando ha sottolineato il suo sostegno per la risoluzione 181. E' quella, varata nel 1947, che prevede la creazione di due Stati, uno palestinese ed uno ebraico. Manca, nella realtà dei fatti, il primo. «Al Parlamento europeo — ha affermato, riconoscendo implicitamente l'esistenza del secondo—noi chiediamo che ci aiuti a fare rispettare quella risoluzione». Ma non è l'unico momento nuovo nel corso àeU'Olp, che alla riunione del mese prossimo (in Tunisia o in Algeria) del Consiglio nazionale palestinese potrebbe gettare il seme di uno Stato palestinese indipendente: ieri Arafat ha annunciato che l'Olp ha appena adottato una «risoluzione tecnica» per il paga mento dei funzionari nei territori occupati e ha chiesto — di fronte al rifiuto di Israele — l'aiuto del Parlamento europeo per attuare anche questo semplice ma significativo progetto amministrativo. E' stato evidente, in una casa europea che lo ha accolto con animo diviso, con inviti (oggi verrà ad incontrarlo il ministro degli Esteri francese Roland Dumas) ma anche con formali prese di distanza (il gruppo democristiano, per esempio), il tentativo di Arafat di andare oltre le posizioni su cui sovente, in passato, egli si era arroccato: lo ha fatto più negli incontri ristretti che nella seduta aperta a tutti i gruppi, dove si è limitato a leggere un discorso giudicato molto prudente, più reticente rispetto alle dichiarazioni di poco prima. «Non resta che una sola vera opzione — ha detto Arafat — ed è l'opzione palestinese fondata su uno Stato palestinese indipendente». A questo proposito, egli ha precisato, il Consiglio centrale dell'Olp ha creato un comitato giuridico e politico per studiare tutto ciò che riguarda tali questioni. «Le decisioni toccheranno al Consiglio nazionale, autorità legislativa e democratica suprema del popolo palestinese: Ieri Arafat ha anche rivendicato, per i territori occupati, un mandato amministrativo a termine all'Onu (o «a una forza europea sotto controllo internazionale»): quasi una contromossa, dopo avere appreso dal viceministro sovietico degli Esteri Poljakov che gli Stati Uniti hanno già respinto una tale ipotesi. -E' doloroso constatare — ha detto Arafat — che l'amministrazione americana e una parte della comunità internazionale non si curano di risolvere un conflitto regionale anche se questo raggiunge un punto critico d'esplosione». Fabio Galvano