Autonomi una tantum in vista di Stefano Lepri

Autonomi, una tantum in vista Venerdì il governo varerà il nuovo regime Iva e Irpef Autonomi, una tantum in vista Dovrebbe segnare nell'89 il passaggio dalla «Visentini» al nuovo regime fiscale - Nessuna depenalizzazione, ma il fisco rinuncerà a svolgere accertamenti per gli anni «sanati» - Si attenua la polemica tra i partiti - Solo il pri tace in attesa di esaminare il testo del provvedimento ROMA — n condono fiscale molto probabilmente si farà. Preceduto forse da una ancora fumosa «una tantum» da richiedere ai lavoratori autonomi l'anno prossimo. La controversia politica pare attenuarsi; intanto il governo si appresta a varare venerdì il nuovo regime Iva e Irpef per i lavoratori autonomi, con numerosi ritocchi. I repubblicani, finora riluttanti, tacciono in attesa di poterne esaminare il testo: alcuni dei suggerimenti avanzati da Bruno Visentini sarebbero stati accolti. Una volta superato questo primo ostacolo, la via verso il condono potrebbe diventare più agevole. Ma perché il condono si faccia, occorrerà che somigli il meno possibile a un condono. Servirà ancora qualche tempo per raffinarne il progetto; almeno un paio di settimane. Allo stadio attuale della elaborazione le differenze ri¬ spetto a un condono vero e proprio, come quello del 1982, sarebbero notevoli. Saranno sufficienti anche a evitare accuse di lassismo dello Stato, di resa agli evasori? I sindacati ritengono di no. Giorgio Benvenuto, segretario generale della Uil, sostiene di aver ricevuto dai ministri soltanto indicazioni fumose; se fosse pur sempre «una sorta di condono' occorrerebbe respingerlo. Perché non chiamarlo condono? Gli esperti governativi spiegano che: 1) come già si sapeva, riguarderà soltanto i lavoratori autonomi e le imprese minori investiti dal cambio di regime fiscale, e non tutti i contribuenti; 2) mirerà tendenzialmente a tutti i contribuenti che appartengono a queste categorie, non soltanto a coloro che hanno pendenze con il fisco; 3) non prevedere alcuna depenalizzazione, ma solo una rinuncia del fisco a svolgere accertamenti per le annate «sanate»; 4) assomiglierà insomma a un concordato fiscale di massa, che rialzi gli imponibili per gli anni dal 1984 in poi. Le colossali stime di gettito filtrate nelle settimane scorse, e che vanno da un massimo di ventimila a un minimo di cinquemila miliardi, hanno come base l'ipotesi sommaria che più o meno tutti i contribuenti interessati si trovino in condizione di ricorrere a questo para-condono; e che, nella media, ciascuno di essi risulti in debito fino a un milione di imposte per ciascuno dei cinque anni da sanare. Sarebbe insomma un condono "quasi obbligatorio-. Davvero obbligatorio, naturalmente, non può essere. Perciò occorre che ciascun contribuente vi trovi il suo tornaconto. Ma quali vantaggi ne ricaverebbe chi, pur avendo dichiarato negli anni scorsi redditi risibili (uno dei tanti «poveri gioiellieri» o «poveri macellai») non abbia mai ricevuto un accertamento, non abbia alcun contenzioso pendente con il fisco? Nello stesso ministero delle Finanze si ascoltano dubbi: perché il provvedimento serva, deve essere realmente vantaggioso per chi vi ricorre, e d'altra parte non deve dare l'impressione di essere un regalo agli evasori. C'è poi un'altra complicazione: benché le nuove norme per Iva e Irpef debbano decorrere dal 1989, non potrà essere subito pronto il meccanismo di coefficienti di reddito (chiamato da alcuni «nuovo redditometro», o «griglia») per evitare che i contribuenti dichiarino troppo poco: sono necessari altri studi e ricerche, terminati i quali occorrerà una successiva legge. E intanto? Nel 1989 1 contribuenti autonomi potrebbero essere chiamati a versare una sorta di «una tantum» nell'attesa che venga definito quanto esattamente si ritiene giusto che paghino in più. Anche qui l'ammontare medio dovrebbe aggirarsi, grosso modo, su circa un milione a testa. Ma tutto è ancora molto impreciso. Così nascono i sospetti, il principale dei quali è che la nuova normativa serva ad assicurarsi il consenso proprio di quelle categorie che sulla carta dovrebbe colpire. •E'incredibile, e senzaprecedenti, che su questa materia — protesta Benvenuto — ci sta una trattativa segreta tra il governo e le organizzazioni dei commercianti e degli artigiani. Noi le nostre trattative sul fìsco le facciamo alla luce del sole». Ed è forse per un motivo analogo che nasce la richiesta al governo di consultare anche i professionisti, avanzata ieri dal liberale Alfredo Biondi, presidente del comitato interparlamentare per la difesa delle libere professioni. n provvedimento che frattanto verrà presentato al Consiglio dei ministri di venerdì, e che sostituirà la legge Visentini, sta ricevendo nelle ultime ore alcune modifiche. E' confermato che sotto i 36 milioni annui di giro d'affari Iva si passerà a un regime forfettario integrale, con nuovi coefficienti Iva e Irpef. Le vere novità riguarderanno invece la fascia superiore di giro d'affari, sopra i 36 milioni e fino a 480 (o 420, in una delle ipotesi più recenti): contabilità semplificata e regime analitico, ma con il controllo a posteriori dei coefficienti di reddito minimo da fissare con legge. Come aveva richiesto Visentini, sarebbero mantenuti per entrambe queste fasce gli accertamenti induttivi. Inoltre i centri di consulenza fiscale tanto sollecitati dalle organizzazioni di categoria sarebbero chiaramente riconosciuti come strutture private e colpiti da sanzioni nel caso avvalorino dichiarazioni infedeli. Stefano Lepri

Persone citate: Alfredo Biondi, Bruno Visentini, Giorgio Benvenuto, Visentini

Luoghi citati: Roma