Così si prende una cometa per la coda

Così si prende una cometa per la coda A Capri i ricercatori di fìsica cosmica preparano i programmi futuri Così si prende una cometa per la coda E' l'obiettivo della missione «Rosetta»: portare a terra un pezzo di corpo celeste - Studi e polemiche sulla stella esplosa «in diretta» nel febbraio dell'anno scorso - «Per la prima volta siamo riusciti ad osservare il collasso di un astro» DAL NOSTRO INVIATO .. CAPRI — Si parla di comete da prendere per la coda, di stelle che esplodono in un lampo di neutrini e onde gravitazionali, di programmi spaziali italiani ed europei per osservare da satelliti, senza 11 fastidioso velo dell'atmosfera, stelle nascenti e galassie in fuga. Sono cento ricercatori di fisica cosmica arrivati ad Anacapri per il loro convegno nazionale e l'incontro questa volta è particolarmente importante perché si tratta anche di impostare i programmi scientifici della neonata Agenzia spaziale italiana. Da oggi a mercoledì sono in programma 25 relazioni. Ezio Bussoletti, organizzatore del congresso, cattedra di astronomia all'Istituto navale universitario di Napoli, specialista nello studio di comete e minuscole polveri disperse nello spazio interplanetario, scorre con soddisfazione la lunga lista degli ospiti italiani e stranieri. «La fisica cosmica — dice —in Italia ha una buona tradizione e sta vivendo sviluppi molto vivaci. Il salto di qualità che gli astrofisici stanno compiendo in questi anni corrisponde a una rivoluzione nel metodo e negli strumenti di ricerca: l'astrofisica, da scienza d'osservazione, sta diventando, almeno entro certi limiti, scienza sperimentale. Si studia e si imita la polvere cosmica in laboratorio, con la missione Rosetta stiamo progettando di portare a terra un pezzo di . cometa, tra alcuni anni forse disporremo di campioni di suolo marziano come già abbiamo 380 chili di pietre lunari. Addirittura negli acceleratori di particelle i fisici sfiorano energie sempre più vicine a quelle del Big Bang. E poi ci sono le nuove finestre sull'universo che i satelliti ci hanno aperto nell'infrarosso, nell'ultravioletto, nei raggi X: Tra i temi principali in discussione a Capri c'è inevitabilmente la supernova 1987 A, cioè la stella esplosa il 24 febbraio dell'anno scorso nella Grande Nube di Magellano. Per la prima volta il dramma cosmico di un collasso stellare è stato osservato, oltre che con i telescopi ottici, con antenne gravitazionali e con alcuni rivelatori di neutrini (particelle subnucleari quasi inafferrabili e probabilmente prive di massa) in Italia, Giappone, Unione Sovietica e Stati Uniti. Che cosa affiora di nuovo dall'elaborazione dei dati raccolti? . Ne riferiscono a Capri Guido Pizzella con Pallottino e Bonlfazi (Università di Roma La Sapienza) per quel che riguarda le onde gravitazionali e Oscar Saavedra (Università di Torino e Istituto di Cosmo geofisica del Cnr), per quel che riguarda i neutrini. Saavedra è il più diretto responsabile dell'apparato sperimentale che, sotto la galleria del Monte Bianco, ha catturato i neutrini della supernova. Da quel lunedi 23 febbraio, quando alle due di notte furono osservati i neutrini 24 ore prima che la supernova fosse scoperta con mezzi ottici, Saavedra non ha fatto che studiare le coincidenze tra le osservazioni compiute in tutto il mondo. C'è infatti un misterioso divario di 4 ore trai neutrini rilevati dai giapponesi del laboratorio di Kamioka e quelli rilevati al Monte Bianco. Ma mettendo in parallelo tutte le osservazioni, incluse quelle di onde gravitazionali fatte a Roma e negli Stati Uniti da Joe Weber, emerge in modo inequivocabile che «qualcosa» è stato osservato proprio mentre nella Grande Nube di Magellano esplodeva la supernova. «Che cosa sia esattamente questo qualcosa — dice Saavedra —non sappiamo ancora. E'il primo collasso stellare che osserviamo in diretta con rivelatori di neutrini: non c'è da stupirsi se i modelli teorici non corrispondono perfettamente ai dati sperimentali'. I giapponesi hanno contestato i dati italiani. Può esserci stato qualche errore nelle osservazioni? «C'era allora — spiega Saavedra mostrando decine di grafici — circa una probabilità all'anno che il nostro apparalo catturasse casualmente cinque neutrini in 7 secondi. Ma se teniamo conto delle coincidenze con le antenne gravitazionali, allora esiste soltanto una probabilità su un milione che quei neutrini siano frutto del caso. Dobbiamo quindi riteneì-e che per la prima volta un collasso stellare sia stato osservato attraverso i neutrini emessi nell'istante in cui l'astro arriva alla fine violenta della sua esistenza'. Il segnale casuale può derivare o da un fascio di raggi cosmici dall'energia eccezionalmente alta o dalla radioattività della roccia che circonda l'apparato speri¬ mentale. «Per ridurre ulteriormente questi disturbi — aggiunge Saavedra — abbiamo ora schermato ancora meglio il nostro rivelatore, avvolgendolo in una triplice protezione di ferro, piombo e paraffina. Se prima poteva esserci un fenomeno casuale all'armo, adesso siamo ad appena uno ogni ventimila anni. Dovremmo persino riuscire a registrare i neutrini emessi dal Sole. E intanto stiamo preparando un altro rivelatore 20 volte più sensibile nel Laboratorio internazionale del Gran Sasso: Tra le missioni spaziali in discussione a Capri, oltre a quella che si chiama Rosetta e ha come traguardo una cometa, va segnalato il progetto First. Sotto questa sigla si nasconde un telescopio orbitale infrarosso molto avanzato, che — se tutto andrà bene — potrà essere lanciato intomo al 2005 con il razzo europeo «Ariane 5», attualmente in fase di sviluppo. •Con questo potente telescopio per le radiazioni infrarosse, montato su un grande satellite che potrà misurare da 5 a 10 metri — spiega Vincenzo Natale, dell'Istituto del Cnr per lo studio delle onde eletromagnetiche di Firenze — potremo osservare stelle giovani e in formazione, la materia oscura sparsa tra le stelle, sistemi planetari che stanno nascendo da nebulose intorno ad altri soli e molecole complesse diffuse nello spazio, a cominciare da quella dell'acqua». Piero Bianucci La Supernova passo per passo Una supernova è il risultato dell'esplosione e del ,.: : collasso di una stella massiccia. Le stelle producono energia trasformando l'idroge-, no In elementi più pesanti.Quando la rS stella collassa la parte centrale di- K-rventa un nucleo molto denso, fatto di neutroni; la parte esterna viene espulsa nello spazio e in questo involucro in espansione e possibile riconoscere ' vari elementi pesanti nei quali si è trasformato < Involucro I idrogeno durante l'esistenza della stella. Proprio questo si sta ora osservando nella supernova 1987A, esplosa il 24 febbraio '87 nella Grande Nube di Magellano. Lu~> iiffwjWiiÉijiiiiii Involucro di idrogeno