Un direttore di sinistra al «Figaro» di Enrico Singer

Un direttore di sinistra al «Figaro» Il grande quotidiano conservatore, la «Pravda di Chirac», cambia veste (e forse contenuti) Un direttore di sinistra al «Figaro» dal nostro corrispondente PARIGI — Un direttore di sinistra per il più grande quotidiano conservatore. FranzOlivier Giesbert, 39 anni, finora numero due del Nouvel Observateur, settimanale-faro della gauche, è stato chiamato a dirigere il Figaro, giornale-bandiera della droite e gioiello di Robert Hersant, il più potente editore francese. In un Paese dove il terreno dell'informazione è attraversato da un confine destra-sinistra più netto che altrove, è un terremoto. E' uno di quei cambi della guardi» che fanno pensare a inevitabili mutamenti di rotta. E un mutamento di rotta del Figaro, che lo stesso leader del centro Raymond Barre defini -la Pravda di Chirac» nei giorni caldi delle elezioni presidenziali, è un avvenimento davvero clamoroso. La nomina di Giesbert è stata annunciata ieri mattina da un comunicato comparso sul giornale che spiega anche la «filosofia» — almeno quella ufficiale—della scelta. Per il Figaro degli Anni 90. che prepara una rivoluzione di tecnologie e di formula, ci voleva un uomo nuovo, un grande esperto delle nuove tendenze della comunicazione. E il braccio destro di Hersant, Philippe Villin, un altro giovane rampante di 34 anni che è vice presidente della società editrice, ha proposto Franz-Olivier Giesbert. In una prima fase, il nuovo direttore sarà affiancato da un veterano del Figaro, l'attuale vice direttore Jacques Jacquet-Francillon, ma il comu¬ nicato già preannuncia che Giesbert resterà solo al timone -una volta avviata la nuova formula-. Al direttore uscente. Max Clos, autore di alcuni tra i commenti politici più corrosivi del giornale, è stato riservato il posto di responsabile di una pagina delle opinioni che sarà una delle innovazioni del futuro Figaro. Questa pagina, anzi, viene presentata come il primo simbolo del rinnovamento: i commenti saranno separati dalle informazioni, sul modello anglosassone e dei grandi giornali indipendenti. Un cambiamento che tutto il comitato editoriale del quotidiano — una specie di direttorio di cui fanno parte personaggi di primo piano tra i quali l'ex ministro gollista Alain Peyrefitte — giudica adesso -urgente e positivo-. Non un tuffo a sinistra, insomma, ma il recupero del ruolo di "quotidiano d'informazione più distaccato dalle polemiche-, per usare una frase di Peyrefitte. Fin qui le spiegazioni ufficiali del -terremoto al Figaro-, come lo hanno subito definito gli altri giornali francesi. Ma sono proprio gli altri giornali ad avanzare una raffica di domande e di ipotesi sui motivi e sugli obiettivi reali dell'operazione. I dati, in fondo, sono semplici. E' certo che il Figaro, con le sue 450 mila copie vendute a un pubblico tradizionalmente conservatore, non si prepara ad una conversione di 180 gradi. Ma per guidare il rinnovamento del giornale, Robert Hersant poteva trovare un valido diret¬ tore anche in un campo ideale più vicino al suo. La scelta di Giesbert, allora, è senza dubbio un «segnale». Il nuovo direttore del Figaro ha fatto tutta la sua strada professionale nel Nouvel Observateur, dove entrò nel '71. Inviato, corrispondente dagli Stati Uniti, capo del servizio politico, poi direttore della redazione (un incarico secondo soltanto a quello di Jean Daniel, direttore del settimanale), Franz-Olivier Giesbert è anche autore di due biografie famose: una di Francois Mitterrand, l'altra di Jacques Chirac. Due libri che rivelano le sue simpatie per il Presidente socialista. Oggi, soprattutto, per il «Mitterrand-bis», quello dell'apertura politica al centro. Ecco che, secondo molti osservatori francesi, il cerchio si chiude: l'incarico a Giesbert è Y'apertura al centro» in versione Hersant. E' il taglio di quel cordone ombelicale che, per anni, ha legato il più grande editore francese (una decina di quotidiani, più il canale tv Cinq in società con Silvio Berlusconi) a tutte le battaglie del leader neogollista Jacques Chirac. Sul perché di questo divorzio, naturalmente, ci sono le ipotesi più diverse che intrecciano l'opportunità politica alle necessità finanziarie. C'è anche chi dice che Chirac, ormai, non può più convincere le grandi banche a concedere i crediti di cui Hersant ha bisogno. E' Inevitabile gioco delle voci. Ma il panorama della stampa francese sta cambiando davvero. Enrico Singer

Luoghi citati: Parigi, Stati Uniti