Il Papa Mandela libero di Marco Tosatti

Il Papa: Mandela libero Sull'aereo per lo Zimbabwe ha accennato a un passo del Vaticano Il Papa: Mandela libero «Ammiro la sua fermezza» - «Non si può continuare con una visione razzista di ineguaglianza» - Nell'ex Rhodesia il Pontefice ha invitato a «promuovere una risposta cristiana alle divisioni sociali» dal nostro inviato HARARE — n Papa chiederà la fine della prigionia per Nelson Mandela, il simbolo della lotta nera in Sud Africa, da 26 anni nelle carceri di Pretoria. «Mio desiderio è la sita liberazione—ha detto nella conferenza stampa sull'aereo che lo portava ad Harare —. D'altra parie sono pieno di ammirazione per lui, per la sua fermezza. La chiedo ogni giorno (la liberazione, in preghiera, N.d.R.) ■ deve ^esserci-. Come sarà avanzata la richiesta è un segreto: 'Lasci a me, lasci a me» ha replicato Giovanni Paolo II a chi gli chiedeva maggiori dettagli. Ma qualcosa si sta muovendo, o si è già mosso. L'anziano leader, 70 anni il 18 luglio scorso, la cui ultijr.a foto (sfuocata e «rubata») risale al 1962 è ancora in clinica, non è stato riportato in cella; e forse non è estranea a questo ammorbidimento la visita di qualche settimana fa del card. Etche- garay. Nel seeno della lotta alla discriminazione razziale, e all'ombra incombente del grande Stato dell'Africa australe, si è iniziato il quarto viaggio del Papa in questo continente. Disteso, sereno, ha parlato: soprattutto del problema sudafricano. -E' un problema morale. E'necessario capire i principi della dignità ed eguaglianza umana. Non si può continuare con una visione razzista di ineguaglianza. E' un problema morale e sociale insieme». Giovanni Paolo II è stato in Cile e Nicaragua, in Benin e in Paraguay: ha incontrato dittatori di destra e marxisti. Le condizioni politiche di un Paese non sono mai state un impedimento ai suoi viaggi. Allora, perché no al Sud Africa? Risponde: 'In Sud Africa ci sono molti cattolici, la maggioranza dei cattolici lì sono neri. Io mi sento invitato dalla gente. Come evitare di abbandonare la gente, la gente nera, i cattolici, a cau¬ sa della situazione politica? E'necessario escludere un significato politico di questa visita, di questa possìbile visita». C'era dunque il timore di una strumentalizzazione forte. Il viaggio per questo è stato rinviato? La conversazione prosegue: "Non si può dire che è stato rinviato. Si farà, perché è mio desiderio visitare quella Chiesa, soprattutto la Chiesa nera. Ma bisogna avere un po' di pazienza». Circa tre milioni sono i cattolici sudafricani, tre quarti neri. Molti di loro cercheranno di cogliere la loro occasione di vedere il Papa In Lesotho; all'operazione hanno dato un contributo finanziario determinante le comunità cattoliche italiane, libanesi e portoghesi. L'esclusione è tanto più sentita in quanto il Lesotho è 'dentroil Sud Africa, e le celebrazioni saranno seguite per televisione da chi non può recarsi fisicamente nel piccolo regno fra i monti. Ma il Papa è prudente, il tono è pacato, risponde cosi alla sfida lanciata a marzo da Frank Cicane, segretario delle Chiese protestanti, «he nel suo viaggio in Europa e a Roma era venuto a dire: «Veniamo sempZtcemente a ricordarvi la vostra responsabilità. Non avete scelta. Come cristiani non si può essere neutrali». Giovanni Paolo II critica l'idea di boicottaggio delle elezioni amministrative appoggiata da Desmond Tutu («è possibile, ma non è una buona cosa»), ribadisce che la violenza non è accettabile: -E' anche una soluzione, storicamente umana. Ma da un punto di vista morale non è quella che si può promuovere o suggerire». L'ideale è l'impegno civile: «La Chiesa ha la sua arma morale, ma qui ci vuole anche un'arma politica, un'arma di riforme politiche, di cambiamenti, che non dipende dalla Chiesa. La Chiesa deve insistere». L'approccio da diplomatico, senza anatemi, a quello che i vescovi locali chiamano 'il maleficio dell'apartheid» è proseguito ad Harare, capitale dello Zimbabwe, già Rhodesia, 11 più giovane Stato indipendente africano. Fra i parchi e i giardini Doriti all'inglese dell'ex Salisbury ha parlato ai presuli del subcontinente, e in particolare ai presuli sudafricani, incoraggiandoli a proseguire nel -promuovere una risposta cristiana alle divisioni che esistono all'interno della vostra società». E' il problema dell'apartheid, che deve impegnarli a -contrastare l'ingiustizia e ad esigere la sostituzione di una simile politica con un sistema fondato sulla giustizia e sull'amore». -I cristiani non possono accettare — ha detto al vescovi Giovanni Paolo II — strutture di discriminazione razziale che violano i diritti umani». Ma niente violenza, solo -una soluzione negoziata delle differenze può condurre alla vera pace». Marco Tosatti

Persone citate: Desmond Tutu, Frank Cicane, Giovanni Paolo Ii, Nelson Mandela, Salisbury