Silenzio sui Curdi

Silenzio sui Curdi Silenzio sui Curdi PAOLO MIELI Ecco un bell'esempio, l'ennesimo, di come un regime arabo affronta il tema dell'autodeI .terminazione dei popoli, quando il problema ■ lo riguarda direttamente. Senza neanche ■prendersi qualche settimana di riposo dopo la |-fine del conflitto con l'Iran, il dittatore iracheno Saddam Hussein ha iniziato a scaricare su guerriglieri e popolazione civile curda a -Nord del Paese quel tanto che gli è rimasto di | "gas e veleni chimici. Saddam Hussein s'era impegnato in quelita forma di «pacificazione» del Kurdistan '■'anche nei momenti di tregua del conflitto ..Iran-Iraq. L'ultima volta, a marzo, aveva av;;volto nel gas il villaggio di Halabja provocani .do tra le 4 e le 5 mila vittime. Ma adesso può ' procedere senza impacci. Negli ultimi giorni 1120 mila curdi son dovuti fuggire in Turchia, il paese che nel 1925 ne sterminò per primo ' una gran quantità; altri A mila si sono rifugiati in Iran. Ora, però, le truppe irachene si so. no disposte a presidio dei confini per arrestare .,l'esodo e far sì che ipechmerga (così si chiamano i guerriglieri) ma anche donne, vecchi e • bambini debbano restare inchiodati ad assor.- bire nei polmoni quegli effluvi tossici che pro. vocano dapprima ustioni agli occhi, irritazioni alla pelle, vomito verde, e successivamente •-la morte. I decessi nella settimana tra la fine -di agosto e l'inizio di settembre ammontano ' già ad alcune migliaia. Le notizie filtrano dalla zona con grande "difficoltà. Ma Amnesty International ha documentato in modo inoppugnabile quel che di terribile sta accadendo nelle regioni setten¬ trionali dell'Iraq. E ha concluso definendo il tutto una «politica sistematica e deliberata» di «massacro». Senza però che l'Occidente, né gli organismi internazionali, per non dire della Lega araba, dei Paesi socialisti e di quelli del Terzo Mondo, si scaldassero più di tanto per questa tragedia. L'ambasciatore statunitense a Baghdad, Aprii Glaspie, ha espresso una flebile «disapprovazione». Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite se n'è lavato le mani con una risoluzione tra le più generiche della sua storia. Il Vaticano tace. Qui in Italia non risulta che scrittori e artisti tradizionalmente sensibili alle cause dei popoli oppressi abbiano avvertito l'esigenza di scendere in campo con lettere, appelli, singole prese di posizione in favore della cessazione dello sterminio. Né che qualche partito o gruppo di pressione abbia indetto una manifestazione di protesta ai cancelli dell'ambasciata dell'Iraq. Né che il ministro degli Esteri Andreotti, così sollecito in altre analoghe occasioni, abbia avvertito l'esigenza di prodursi in una qualche iniziativa, anche simbolica, che attesti solidarietà alle popolazioni del Kurdistan. Ancora una volta si combinano due elementi: da una pane l'indifferenza della sinistra a ogni causa di autodeterminazione che non sia giudicata politicamente «utile»; dall'altra la gratitudine dei governanti d'Occidente a un dittatore arabo che ha compiuto per tutti un lavoro sporco (in questo caso, dopo aver provocato la guerra con l'Iran, s'è dato carico d'arginare la penetrazione khomeinista). Ma ciò che è scaturito dal combinarsi di questi elementi non fa onore a nessuno.

Persone citate: Andreotti, Glaspie, Saddam Hussein

Luoghi citati: Baghdad, Iran, Iraq, Italia, Kurdistan, Turchia