L'Iran non lascia la Krupp La Bmw «esplode» in Borsa

L'Iran non lascia la Krupp La Bmw «esplode» in Borsa Due vicende tengono col fiato sospeso i circoli finanziari L'Iran non lascia la Krupp La Bmw «esplode» in Borsa Dal vertice della casa automobilistica smentiscono cessioni - Il gruppo gode ottima salute FRANCOFORTE — Due vicende, Krupp e Bmw, sono da giorni al centro dell'interesse degli ambienti finanziari. Il rappresentante dell'Iran in seno al consiglio di sorveglianza del gruppo Krupp di Essen, il viceministro dell'economia e delle finanze Mohamad-Medi Navab-Motlath ha negato ieri che l'Iran abbia intenzione di vendere la quota di oltre 25 per cento alla Krupp acquistata nel 1974 dallo Scià di Persia per 1,4 miliardi di marchi. La Bmw, che aveva movimentato le ultime due sedute salendo di oltre 20 marchi per voci di interesse della Siemens e della Fiat ad acquistare una quota della società, è salita ancora ma ad un ritmo più lento che l'ha portata a quota 503,5 marchi, 2,5 in più di mercoledì. BONN — Se il nostro titolo sale in borsa la ragione è molto semplice: godiamo ottima salute. Così dicono alla Bayerische Motoren Werke, smentendo una volta ancora le voci secondo le quali una quota del capitale sociale sarebbe in vendita. Già da alcuni anni queste indiscrezioni si rincorrono: e di volta in volta la Bmw ha smentito la cessione di pacchetti azionari alla Ford, alla General Motors, alla Honda. Questa volta le voci, al tempo stesso effetto e causa della seconda impennata consecutiva del titolo a Francoforte, riguardavano Siemens e Fiat, e un pacco pari al 25 per cento del patrimonio azionario. Quel patrimonio giace, per circa i due terzi, nei forzieri della famiglia Quandt. Gli eredi di Herbert Quandt, l'uomo che portò la casa bavarese al suo impetuoso successo, non hanno l'abitudine di intervenire direttamente nelle questioni che li riguardano. La società è affidata a un uomo, il presidente del consiglio d'amministrazione Eberhard von Kuenheim, che gode la loro assoluta fiducia. E' lui che sovrintende alla strategia di acquisizioni che sta caratterizzando la Bmw: una strategia cauta e prudente. Nella classifica delle imprese industriali di questo paese, guidata appunto dal gruppo Daimler-Benz, la Bmw occupa il dodicesimo posto. Nel 1987 il giro d'affari ha sfiorato i diciannove miliardi e mezzo di marchi, oltre quattordicimila miliardi di lire, con un aumento dell'i 1,1 per cento rispetto all'anno precedente. I dipendenti a fine '87 erano quasi 63 mila, l'8,l jJer cento più dell'86. Anche quest'anno, lasciano intendere i dirigenti di Monaco, il grafico aziendale punta verso l'alto. E non soltanto perché si è consolidato il ruolo di punta nella produzione di auto di grosse cilindrata, rispetto alla quale la Bmw è ormai U numero uno in Europa. La ragione principale delle cifre aziendali al rialzo sta nella campagna acquisti lanciata da Kuenheim e dai suoi collaboratori, come Volker Doppelfeld, il responsabile finanziario, e Wolfgang Aurich, capo della pianificazione del gruppo. Si tratta come si diceva di una strategia prudente e mirata. La diversificazione sì, ma senze eccessi. Secondo una battuta di Kuenheim, «intendiamo rimanere nel nostro sistema solare». A differenza dalla DaimlerBenz, che si è lanciata nell'alta tecnologia spaziale e militare secondo una logica di pura espansione indifferenziata, la Bmw conserva la sua tradizionale priorità, che è la costruzione di automobili. Le sue partecipazioni in imprese come l'americana Cimflex (robotica), o la svizzera Belland (tecnologia delle materie plastiche), o la francese Cislgraph (software), o le tedesche Loewé Opta (elettronica), e Mitec (laser), sono tutte orientate all'acquisizione di tecnologie destinate allo sviluppo della tecnica automobilistica. Lo stesso vale per le partecipazioni allo studio. a. v.

Persone citate: Herbert Quandt, Krupp, Quandt, Volker Doppelfeld, Wolfgang Aurich

Luoghi citati: Europa, Francoforte, Iran, Persia