Processo all'untore dei computer

Processo all'untore dei computer E' il primo: trasmise il «virus dei programmi» a una società del Texas Processo all'untore dei computer NEW YORK — A Fort Worth, in Texas, è cominciato l'atteso processo a Donald Burleson, accusato di aver «infettato» il computer dell'azienda che lo aveva appena licenziato con quello che in gergo si chiama un «virus», cioè un insidioso messaggio che può distruggere interi programmi computerizzati. Il processo è il primo del suo genere e l'esito costituirà un importante precedente giuridico nel campo della violazione dei computers. Recentemente, numerosi programmi in tutta America sono stati manomessi, spesso da ex impiegati licenziati che volevano vendicarsi. Burleson fu licenziato nel 1985 dalla Uspa & Ira, un'im, portante compagnia finanziaria di Fort Worth. Poco dopo tornò segretamente al quartier generale della ditta e introdusse nel computer un programma che una volta al mese doveva cancellare tutti i dati sulle commissioni. La compagnia se ne accorse dopo appena due giorni, ma nel frattempo aveva già perso 168 mila dati. Burleson non festeggiò a lungo: la Uspa & Ira gli fece causa per «accesso dannoso al computer» e ora rischia dieci anni di galera. Come si introduce un virus nel computer? Il modo più comune è quello di aggiungere una o più informazioni ad un programma già esistente. Ci sono «virus benigni» che fanno esplodere sullo schermo scritte amichevoli come Tanti auguri, e ci sono «virus maligni» capaci di cancellare dalla memoria del computer milioni di informazioni. Gli addetti ai lavori chiamano il programma con un virus un «cavallo di Troia» perché permette di entrare nel sistema senza che il computer se ne accorga. L'incubo di tutte le compagnie computerizzate è appunto che qualcuno si serva di un personal computer per infettare il cervello elettronico Per questo il personal è stato chiamato -il piccolo tempiale mal custodito- di un sistema elettronico centrale. Gli analisti inventano meccanismi antivirali per proteggere questi grandi «cervelli». Ma recenti esperienze hanno dimostrato che nemmeno i più sofisticati sistemi dell'/bm sono al sicuro. I virus sono anche in grado di infettare computers in giro per il mondo, viaggiando all'interno di una rete di comunicazione che gli utenti usano per «chiacchierare» tra di loro attraverso i rispettivi personal. Di recente il computer di un quotidiano dello Stato di Rhode Island è stato messo a soqquadro da un virus che veniva dal Pakistan. Il virus era stato ideato da un giovane programmatore del Punjab ed era inizialmente innocuo. Il virus ha girato il mondo e lungo la strada alcuni «pirati», forse provocati dal messaggio benevolo, lo hanno trasformato in un virus micidiale: il programma infettato ordinava al computer di distruggere tutte le informazioni che teneva catalogate. Nel giro di poche settimane più di cento dischetti appartenenti all'archivio del quotidiano sono stati colpiti dalla famigerata «influenza pakistana». La «virologia» è un settore dell'informatica che cresce rapidamente, man mano che le compagnie cercano di difendere i loro computers dal pericolo di malattie. Uno dei virologi più noti, John McAfee della Interpath Corp., calcola che negli Stati Uniti ci sono già state per lo meno 250 mila «epidemie» e che circa una quarantina di grandi compagnie americane sono state colpite da «morbi virali», a. d. r.

Persone citate: Donald Burleson, Worth

Luoghi citati: America, Fort Worth, New York, Pakistan, Rhode Island, Stati Uniti, Texas