Tre porti in ansia per la Karin B.

Tre porti in ansia per la Karin B. La Marina mercantile ha suggerito le sedi di Ravenna, Livorno e Monfairone Tre porti in ansia per la Karin B. Gli scali serviranno anche per altri quattro carghi di rifiuti in arrivo da Nigeria e Libano ■ Ruffolo: «Questa volta non si torna indietro» E l'Italia dei «no» torna all'attacco ROMA — Ravenna, Livorno, Monfalcone: questa la «rosa» dei porti indicati dalla Marina Mercantile dove è più probabile che si dirigano non solo la Karin B, rr.-i la Deep sea Carrier e le altro tre navi in arrivo dalla Nigeria e dal Libano. Ufficialmente il consiglio dei ministri di ieri non ha deciso, ma nel decreto legge che entrerà in vigore appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale c'è una norma transitoria (già annunciata venerdì scorso da Lattanzio) che, in caso di emergenza, affida al ministro dell'Ambiente, in concerto con quello della Protezione civile, la scelta del luogo destinato allo 'Stoccaggio provvisorio controllato» dei rifiuti, con un decreto del Presidente del Consiglio. Un dispositivo che appare fatto apposta per la Karin B e per le sue sorelle presenti e future. Il porto, o più verosimilmente i porti identificati, sembra di capire, saranno attrezzati per ricevere in condizioni di sicurezza i fusti delle scorie nocive e per «condizionarle» ( eoe analizzarle e reinfustarle) prima di avviarle ai centri di smaltimento italiani o stranieri. E' quanto ha fatto capire lo stesso Ruffolo a palazzo Chigi. «La Karin B andrà nel porto dove decìderemo che vada insieme con le altre navi», ha dichiarato Ruffolo. Perché tanto riserbo sulla destinazione della nave? «Non stiamo affatto esitando. Ci stiamo adoperando per definire i siti in modo tale che siano garantite in modo assoluto le condizioni di sicurezza e di impatto ambientale. Stiamo valutando la rosa proposta dalla Marina mercantile, la scelta sarà comunicata nei prossimi giorni». Ruffolo, che ha parlato di «più porti", non ha voluto confermare o smentire i nomi delle città, né la totale esclu¬ sione dell'ipotesi del porto militare, soluzione che viene invece data per caduta. Mentre la Karin B continua a navigare, arrivano proteste da più parti d'Italia. La nave resta un'ospite indesiderata. La Spezia come Ravenna: la città ligure è pronta a scendere non solo in piazza ma anche in mare, con una catena di barche e uomini all'imbocco del porto militare. Il «no» all'ingresso della «Karin B» è corale, espresso da ambientalisti e amministratori anche se ha motivazioni diverse. La Spezia, comunque, non si sta mobilitando alla cieca. 'Che l'arsenale spezzino sia uno dei possibili scali fino ad ora, non può scandalizzare nessuno», dice Aldo Rosati, consigliere comunale della «lista verde». E buona parte delle associazioni ambientalistiche sembra voler accantonare quelle che vengono definite «comode opposizioni», puntando invece e soprattutto sulla trasparenza. Nessuna posizione compiuta prò o contro l'indicazione del porto spezzino, ma piuttosto ferma opposizione al suo utilizzo a meno che, si legge nel comunicato della «lista verde», non si arrivi a «conoscere la reale disponibilità tecnica dell'arsenale militare spezzi)». Ciò che si chiede è la 'possibilità di un controllo esercitatile dalle autorità civili preposte» dando così a questa città la possibilità di porre fine a un «drammatico baitetto» e allo spettacolo delV'indecorosa odissea» che l'Italia ha offerto al mondo. Il fermento è quindi sopratutto dovuto al timore che la gestione militare impedisca l'ingresso nel porto di tecnici civili inviati dagli enti locali per una visione degli spazi e della sicurezza degli stoccaggi prima che la «Karin B» spunti all'orizzonte. E' invece dall'associazione «Mare Vivo» che giunge il rifiuto netto alla nave dei veleni, un «no» che ha già mobilitato, pronti alla rivolta in mare, alcuni club nautici della Riviera spezzina. La notizia che una ditta triestina si è offerta di «scaricare e mettere in sicurezza» le scorie tossiche, trasportate dal cargo ha suscitato proteste in Friuli Venezia Giulia, tra cui quella del presidente della regione, Adriano Biasutti, che ha inviato una nota urgente alla presidenza del Consiglio dei ministri. Biasutti ha affermato nel messaggio che «nello scalo giuliano non esistono le condizioni territoriali, ambientali e tecnologiche per lo svolgimento di operazioni di scarico delle sostanze tossiche portate dalla nave». Altra presa di posizione è venuta dalla giunta provinciale* dì Siracusa, che1 teme l'arrivò della Karin nellKWto ai Augusta. La giunta, presieduta dal socialista Salvatore Aparo, ha deciso di inviare una nota di protesta al presidente del Consiglio dei ministri, al ministro dell'Ambiente e al presidente della Regione siciliana. i r. cri. Lasciata la Normandia, la nave dei veleni «Karin B.» è in navigazione verso Gibilterra (Epa)

Persone citate: Adriano Biasutti, Aldo Rosati, Biasutti, Carrier, Ruffolo, Salvatore Aparo