Sulla Karin B «sale» il giudice di Giuliano Marchesini

Sulla Karin B. «sale» il giudice Il ministro della Protezione civile sollecita un'inchiesta sul carico dei veleni Sulla Karin B. «sale» il giudice Lattanzio: «Le aziende che hanno inviato i rifiuti in Nigeria devono pagare i danni allo Stato» - Critiche al ministero dell'Industria La nave in Italia, con destinazione segreta DAL NOSTRO INVIATO ATENE — I fusti velenosi della Karin B. sono sotto inchiesta. D ministro della Protezione civile Vito Lattanzio ha presentato una memoria all'Avvocatura generale dello Stato e un esposto ali? magistratura ordinaria, chiedendo che si indaghi su quel carico di rifiuti. A che scopo, signor ministro? 'Perché vogliamo risalire alle industrie che hanno scaricato quelle scorie in Nigeria e far risarcire loro tutte le spese sostenute dallo Stato. Vogliamo che paghino. Per questo ho investito la giustizia e ora sono in corso le indagini di polizia giudiziaria. Noi siamo stati chiamati a fronteggiare l'emergenza, ma le responsabilità di tutta questa vicenda ricadono altrove: sul ministero dell'In' dustria, che non ha adeguatamente indirizzato le imprese in tutti questi anni, e soprattutto sulle industrie.il loro silenzio, in questa confusa storia, è sbalorditivo. Certo, parlare, per chi era implicato nel traffico di questi rifiuti, poteva essere rischioso... Ma spero che riusciremo ad individuare i colpevoli». Per la prima volta da quando, più di un mese fa, è stato incaricato dal presidente del Consiglio di sbrogliare la matassa della «Karin B • e delle altre navi cariche di veleni italiani in arrivo dalla Nigeria, Lattanzio accetta di ricostruire questa vicenda non ancora conclusa. Lo fa ad Atene, dove è venuto per incontrare il suo collega dell'Interno greco Tzohatzopoulos, primo passo di un progetto di protezione civile europea, mentre a Roma sono in corso le riunioni per decidere la destinazione del rifiuti. Ministrò, ma era davvero abusiva la discarica nigeriana di Koko? «iVon lo sappiamo ancora. A me risulta che sono state avanzate regolari richieste da parte degli spedizionieri e sono state concesse le relative autorizzazioni. E' uno degli aspetti da chiarire, ma quando siamo intervenuti noi bisognava liberare i 24 ostaggi della "Piave", non c'era tempo da perdere'. E adesso dove approderà la nave? E' vero che si sono riaperte alcune soluzioni estere? 'Dove andrà lo decideremo nelle prossime ore. Ma l'ipotesi estera mi sembra ormai da escludere, perché alcune proposte, come quella inglese, sono insensate. Ci dicono: noi pensiamo a smaltire i rifiuti se voi vi occupate del riconfezionamento e delle analisi. E' assurdo, fatto quel lavoro possiamo tranquillamente smaltircele da soli». Ma le città italiane hanno già ricominciato a dire «no». Se si ripeteesse una situazione come quella di Ravenna, con la minaccia di bloccare il porto, che cosa fareste? 'Io credo che un governo che governi deve essere in grado di assumersi le proprie responsabilità, e far valere le proprie ragioni. E poi penso che i sindaci non abbiano alcuna prerogativa sui porti. Per quanto mi risulta quelle aree sono di esclusiva competenza delle autorità marittime'. Però, dopo che a Ravenna sono scesi in piazza, decideste di scaricare quei veleni all'estero... 'No, all'estero ci stavamo già pensando da prima. Dalla Nigeria devono arrivare tre navi, dal Libano altre due. Individuammo Ravenna attraverso una decisione collegiale, e io chiesi a tutti i ministri interessati di mettere per iscritto il loro orientamento. Ma siccome non si possono inviare tutte le scorie nello stesso luogo, cominciammo subito a rivolgerci ad altri Paesi', I porti stranieri sono sembrati a tratti vicinissimi, ma poi improvvisamente arriva: va il «no». Perché? Come sono andate realmente le trattative con gli altri Paesi? «Con l'Inghilterra la società Ambiente dell'Eni era in contatto dal 2 agosto, e solo l'altro giorno è arrivata quella proposta inaccettabile. Con la Francia sembravamo ad un passo dalla conclusione, a Marsiglia si scarica di tutto. E invece anche li, improvvisamente, c'è stato un irrigidimento dovuto a fattori emozionali e politici insieme. In Olanda poi c'erano già tutte le autorizzazioni, del porto e addirittura di Greenpeace. Afa all'improvviso la notizia è apparsa sulla stampa e l'accordo è saltato. In tutti i casi è prevalsa la componente emotiva». Ma se lei fosse il sindaco di una città di mare, farebbe attraccare quella nave? 'Io non chiedo di dire sì ad occhi chiusi, ma neanche no e basta. La posizione più corretta è quella di dire "sì, purché...". Qui si tratta di reinfustare i rifiuti e fare le analisi, e a certe condizioni non c'è nessun rischio. Poi si possono incenerire altrove. Invece, come è successo anche per la Zanoobia, tutti dicono "si, ma in casa d'altri". E l'ipotesi di un porto militare? -E'un'ipotesi». Qualcuno ha suggerito di effettuare stoccaggio e analisi dei rifiuti in mare... 'Non si può, perché la nave è troppo stivata. E poi sarebbe pericoloso a causa delle possibili mareggiate». Come sta l'equipaggio della «Karin B.»? 'Sta bene. In Spagna sono saliti a bordo dei medici, e non c 'era nessuna situazione di emergenza». Ministro, che cosa succederà in futuro nel traffico intemazionale dei rifiuti? 'Con questa vicenda si è conclusa un'epoca, anche se in ritardo per colpa di chi aveva il dovere di riciclare le scorie. Grazie ai nuovi provvedimenti del governo non ci saranno più carrette cariche di rifiuti in giro per il mondo, e l'Italia non esporterà più rifiuti. Anzi, coi centri di smaltimento regionali potrebbe importarli». Giovanni Bianconi Fra le cure per l'Adriatico ano sceriffo e un concerto DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Le alghe, gli allarmi, i cattivi umori dei sindaci dei comuni che si specchiano nei malanni dell'Adriatico. Ce ne sono una cinquantina, di primi cittadini della costa, qui alla Fondazione Cini. Cercano risposte alle inquietudini di questa estate, per il mare sofferente. E l'intento sarebbe quello di unirsi nello sforzo di trovare rimedi alla grande malattia. Forse non è tanto facile, ma si può fare. E' la voce delle popolazioni che di mare vivono, dal turismo alla pesca. Con i sindaci sono venuti altri amministratori: in tutto, rappresentanti di oltre 60 comuni del medioalto Adriatico. Ci sono diverse proposte, in quest'assemblea straordinaria convocata sull'onda dell'emergenza. L'assessore al turismo della provincia di Chieti, Enrico Di Oiuseppantonio, democristiano, propone la nomina di un 'alto commissario per il risanamento dell'Adriatico»: potrebbe essere un ministro, o comunque un parlamentare che ovviamente sia particolarmente adatto ad occuparsi della cura del mare. «Di fronte a un'emergenza — dice Di Oiuseppantonio—sirisponde con un'emergenza». Ma, in questa affannosa ricerca di iniziative, si va dall'autorità alla musica: il comune di Ravenna sta organizzando un grande concerto, da tenersi al porto entro la fine di settembre, con la partecipazione di cantautori e cantanti emiliani, da Dalla a Morandi. Naturalmente, senza compenso per gli artisti e con ingresso gratuito. •Speriamo — dice il sindaco ravennate, Mauro Dragoni, comunista — che vengano migliaia di persone. Anche così si può contribuire a tener desta l'attenzione sui mali del nostro mare». E, in questa affollata riunione di primi cittadini le cui ansie sono portate dall'Adriatico, si pensa alla costituzione di un comitato di coordinamento. Lo ribadisce Antonio Casellati, sindaco repubblicano di Venezia. 'Perché non vada perduto quel che oggi s'è fatto durante questa assemblea. E poi, più avanti, il comitato potrebbe anche diventare un consorzio». Casellati, già in angoscia per 1 mali che affliggono la Serenissima, trova «incoraggiante» che la preoccupazione sia comune ai sindaci della costa adriatica. 'Son venuti tutti quelli che potevano venire. E' importante usare la forza dei comuni, che sono le amministrazioni più vicine alla gente. A questo punto, la salva- guardia dell'ambiente esce dal palazzo, è patrimonio e diritto delle popolazioni». Qui e là, alla Fondazione Cini, si colgono gli stati d'ani- ' mo, i timori e le attese di chi ha il compito di amministrare località che si affacciano su un mare in condizioni critiche. Qualcuno sostiene che negli organi di stampa s'è fatto talvolta dell'allarmismo. Ma i patimenti del mare, le chiazze larghe dell'inquinamento si vedono bene: questi fenomeni nessuno se 11 è inventati. L'assemblea in uno dei posti più prestigiosi della Serenissima è il segno di una preoccupazione molto diffusa, n sindaco di Rimini, Massimo Conti, socialista, dice: •Credo che chi vive da una decina di anni i problemi dell'Adriatico abbia accolto questa iniziativa con tanta speranza. Questo non significa ottimismo, che è un'altra cosa. Ma è consolante che, infine, il tema diventi nazionale, internazionale. Oggi, sarei ottimista se i nostri problemi coinvolgessero lo Stato, le Regioni». Massimo Conti allarga le braccia: 'Quella dei sindaci delle città della riviera è una trincea, ma la guerra va combattuta su un altro fronte: quello della Pianura Padana, delle zone che portano al mare l'inquinamento». Dalle spiagge jugoslave giù lungo l'Adriatico: è il malessere condiviso dalle amministrazioni locali. Eugenio Radic, sindaco di Porec (Parenzo) ha anch'egli da lamentarsi per le tante alghe che in questa estate hanno invaso il suo tratto di mare. 'Anche se, secondo noi, si trattava di un fenomeno naturale. Ma vogliamo dire che l'Adriatico è italiano e jugoslavo, che è di tutti, insomma. Perciò bisogna che anche gli interventi per renderlo, pulito siano compito di tutti: per risolvere problemi come questo, occorre la collaborazione tra il nostro Paese e l'Italia». Bojan Brezigar, dell'«Unione slovena», primo cittadino di Duino Aurisina, dice: «Tutti noi siamo coscienti della situazione. Io non sorto un tecnico, ma sono certamente in grado di affermare che vi sono delle responsabilità ritardi nella realizzazione di impianti di depurazione, per esempio. Ma anche manchevolezze nella legislazione, che non è per niente adeguata». E Monica Salvador, sindaco di Grado: 'Noi disponiamo di un impianto di depurazione che è all'avanguardia. Ma risentiamo della situazione generale. Quest'anno abbiamo avuto qualche fioritura abnorme di alghe, quella massa gelatinosa. Proprio a Ferragosto. Ma l'abbiamo avuta, se così si può dire, in eredità dall'Istria. E venendo qui ho provato anche un po' di rabbia, per quel che sta accadendo». Anche il sindaco di Cattolica, Franco Mazzocchi, comunista, ha portato a questo incontro un po' di rabbia. 'Però al tempo stesso reagiamo con la partecipazione all'assemblea: è una testimonianza d'impegno, di voglia di fare, anche se purtroppo i tempi saranno lunghi». Migliorare ed omogeneizzare la normativa sulla qualità delle acque riferita ai carichi inquinanti; avviare un'inversione di tendenza nell'organizzazione della produzione agricola e zootecnica al fine di ridurre il carico inquinante dovuto all'uso indiscriminato di fertilizzanti, pesticidi e diserbanti: individuare forme permanenti di collaborazione tra i diversi istituti scientifici; accelerare i programmi d'intervento da parte delle autorità nazionali e locali competenti. Un invito ai governi italiano e jugoslavo a convocare una conferenza sui problemi dell'Adriatico e promuovere un'iniziativa nei confronti degli organi della Comunità europea. Un sollecito per la convocazione della «Conferenza sul risanamento del Po». Una richiesta di provvedimenti per ridurre ulteriormente la componente di fosforo nei detersivi. Intanto, si decide di costituirsi in «assemblea permanente consultiva», aperta alla partecipazione dei comuni italiani. Così circa 50 sindaci pensano dì curare il mare. Giuliano Marchesini