Walesa danza sul filo di Aldo Rizzo

Walesa, danza sul filo Trattando gioca il suo destino politico Walesa, danza sul filo Nel dramma polacco c'è il dramma, personale e politici), di Lech Walesa. Certo, sono almeno otto anni che la sorte dell'elettricista di Danzica s'intreccia con quella più generale della Polonia. Dapprima nel segno della vittoria (la nascita di Solidamosc, la voce indipendente dei lavoratori), poi in quello della sconfitta, dopo la repressione militare scatenata dal generale Jaruzelski. Sembrò allora che la stessa Chiesa polacca lo emarginasse, nel tentativo di trovare un modus vivendi con il regime (nonostante il grande riconoscimento internazionale del Premio Nobel per la pace). Ma la prova forse più dura, certamente la più delicata, è quella che Walesa sta vivendo adesso. Per certi versi, egli ha conosciuto un grande e insperato successo. Ricevendolo ufficialmente a Varsavia, dopo averlo più volte fermato, arrestato, ammonito e insultato, le autorità militarcomuniste hanno riconosciuto che senza di lui e senza Solidar- nosc non si esce dalla stretta di una tremenda crisi socioeconomica. Ma anche Walesa si è assunto un gravissimo impegno, quello di credere alla buona fede del regime, e soprattutto di convincerne i suoi compagni. Su questo doppio impegno egli si gioca tutta la sua vita di leader sindacale e politico. Per quanto è dato capire, osservando la Polonia dall'esterno, sulla base del buon senso e del realismo politico, non c'erano alternative. Non c'erano per il regime e neppure per il sindacato. Le condizioni della lotta in Polonia avevano ormai tutte le caratteristiche dello stallo, cioè dello scontro frontale: dal quale nessuno sarebbe uscito vincitore, certamente non il sindacato. E cóme sottovalu- tare, sempre politicamente, il gesto del potere, l'invito al leader di un'organizzazione che ci si era ostinati a considerare fuorilegge? Quel gesto era interpretabile come un riconoscimento di fatto. Ma convincere di questo i compagni si è rivelato molto più duro del previsto, e Walesa ha conosciuto anche l'umiliazione, o la sfida, di un sonoro dissenso (infine rientrato, come altrove) nella sua Danzica. C'è naturalmente una spiegazione. Come tutti gli organismi democratici, Solidamosc ha le sue correnti, i suoi moderati e i suoi radicali; e questi ultimi sono soprattutto fra i giovani, che erano ragazzi quando fu lacerato il sogno pluralista, con una devastante prova di forza. D'altra parte, proprio la spinta radicale dei giovani e dei meno giovani, esasperati dalle condizioni economiche, hanno rilanciato il ruolo di Solidamosc e Aldo Rizzo (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Jaruzelski, Lech Walesa, Walesa

Luoghi citati: Chiesa, Danzica, Polonia, Varsavia