Papandreu chiude una base aerea Usa

Papandreu chiude una base aerea Usa Decisione a sorpresa, in piena trattativa Papandreu chiude una base aerea Usa «E sulle altre tre l'ultima parola la dirà un referendum» ATENE — Dal letto dell'ospedale londinese dove è in attesa di essere operato, il primo ministro greco Andreas Papandreu ha dato ordine che venga chiusa la base aerea americana di Hellenlkon, a 15 chilometri da Atene. La decisione è stata comunicata agli americani ieri mattina alla ripresa delle trattative sul futuro delle quattro basi Usa in Grecia. I rappresentanti di Washington hanno chiesto un immediato aggiornamento dei colloqui, giunti alla nona giornata, per rientrare nella capitale Usa a chiedere nuove istruzioni. L'annuncio non è giunto inatteso: la stampa ateniese scrìve che Papandreu, ricoverato al Saint Thomas di Londra ove i chirurghi gli correggeranno una stenosi (restringimento) dell'aorta aveva disposto che i negoziatori greci comunicassero ufficialmente alla controparte la decisione sulla chiusura dell' Hellenikon e ricordassero anche che qualunque accordo si raggiunga sulle altre tre basi, la decisione ultima spetta al popolo greco che sarà chiamato a pronunciarsi in un referendum. Il portavoce greco Sotiris Kostopulos non ha precisato quando riprenderanno le trattative, che vertono sul rinnovo dell'accordo di coo¬ perazione per la Difesa. Quello attuale risale al 1983 e scade a dicembre. Le quattro basi sono in funzione dagli Anni 50: quella di Hellenikon serve da appoggio per gli aerei che vigilano sulle attività della flotta sovietica nel Mediterraneo. E' situata a fianco dell'aeroporto internazionale di Atene: vi lavorano 1400 militari e 200 civili americani, più 700 greci. Papandreu aveva espresso l'intenzione di far chiudere Hellenikon già il mese scorso, ma a Washington allora si disse che non era ancora cosa definitiva e che si stava trattando. L'annuncio odierno ha tolto ogni incertezza sulla volontà di Atene, la quale ha precisato anche che le attività di Hellenikon non possono essere trasferite alle altre tre basi. Per queste ultime il governo non ha ancora espresso propositi di chiusura, anche se, in base ai termini del trattato bilaterale, in luglio ha dato disdetta formale per tutte e quattro. Se le trattative in corso non conducono ad un nuovo accordo, gli Stati Uniti sono tenuti a smantellare tutte le installazioni nell'arco di 17 mesi a partire dall'inizio del 1989. Washington ha espresso l'auspicio di potere raggiungere un'intesa per rinnovare l'accordo entro dicembre, ma il portavoce greco è tor¬ nato ad ammonire che le trattative rischiano di trascinarsi a lungo: 'Abbiamo detto ripetutamente che le trattative non possono essere svelte e facili. Prevediamo che saranno.lunghe e laboriose». Da parte americana non si era nascosta la speranza che, in caso di chiusura di Hellenikon, le operazioni avrebbero potuto essere trasferite alla base navale della Baia di Suda, a Creta, con compiti di sorveglianza elettronica.' In aggiunta, gli Stati Uniti hanno ima ventina di altre installazioni sparse per la Grecia, che, grazie alle sue innumerevoli isole, è in posizione strategica per controllare il Mediterraneo centrale, punto obbligato di passaggio per la marina sovietica sulle rotte dal Mar Nero all'Oceano. Da Londra l'altro ieri Papandreu ha parlato per telefono con il suo ministro degli Esteri, Carolos Papulias, che ha in programma un viaggio a Washington il 21 settembre. Nel 1983 il premier si era impegnato a sloggiare le basi militari americane dalla Grecia per fine anno, ma più tardi modificò il suo atteggiamento ammettendo la possibilità di un nuovo accordo di difesa bilaterale per 'salvaguardare gli interessi supremi» della nazione ellenica. (Ap-Efe-Agi)

Persone citate: Andreas Papandreu, Papandreu, Suda