Mercato dei trapianti rene per 15 milioni di Fernando Mezzetti

Mercato dei trapianti, rene per 15 milioni Inchiesta a Manila: 36 carcerati mutilati a favore di malati giapponesi Mercato dei trapianti, rene per 15 milioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE TOKYO — n traffico di rem per trapianti fra Manila e il Giappone, ira lo yen compratutto e la disperazione filippina, viene confermato dai risultati di un'inchiesta che prima che giudiziaria è sociale. E' stato accertato che 36 carcerati filippini hanno ceduto un rene a malati giapponesi giunti a Manila per dolenti «inclusive tours» (il rovescio dei «sex tours- con cui vanno in migliaia nella capitale filippina a chiudersi con una ragazza in una stanza d'albergo). Dopo le prime rivelazioni dell'inverno scorso (segnalate da La Stampa il 21 febbraio) il doloroso traffico è ora al centro d'indagini: un malato di Osaka, in seguito al trapianto effettuato a Manila, è dovuto ricorrere per alcuni trattamenti a un ospedale della sua città, e qui ha dovuto spiegare come e dove avesse ricevuto il nuovo organo. Da un'inchiesta condotta a Manila dal quotidiano Asahi, parallela a quella della polizia, emerge che sono stati finora almeno 36 i carcerati della sola prigione di M un t inlupa (Manila) ad aver ceduto un rene. Il direttore della prigione, Pablo Rozares, afferma che il tutto viene fatto per denaro. In alcuni casi, i carcerati ricevono un condono per questo loro gesto umanitario, ma non sempre. Sempre, invece, ricevono un compenso per il rene: in genere, sui 15 milioni di lire. Complessivamente, il costo per il malato giapponese è invece di circa duecento milioni di lire, compreso viaggio aereo, la degenza in ospedale, tangenti all'organizzazione che «procura» il donatore. In Giappone non è facile sottoporsi a un trapianto, perché sono forti i condizionamenti culturali che rendono assai limitata la disponibilità di organi da parte di donatori volontari. Secondo lo stesso Rozares, le operazioni di trapianto per i 36 casi di cui è a conoscenza sono avvenuti al Philippines Kidney Center. Il carcerato viene portato sotto scorta in ospedale, e privato del rene in una sala operatoria, mentre in una sala accanto è pronto il ricevente. Il donatore non sa a chi andrà il suo rene, né ha idea dei profitti che altri realizzano sulla sua mutilazione: la sola cosa che sa è quanto riceverà. Tra il carcere di Muntinlupa e U centro dei trapianti i rapporti sono intensi e co¬ stanti. Secondo le dichiarazioni di Pablo Rozares, i carcerati disposti a donare un rene sottoscrivono appositi formulari e si sottopongono a tutta una serie di analisi. Se il loro gruppo sanguigno e altri requisiti coincidono con quelli dei malati in lista d'attesa si arriva alla firma del contratto. Quindici milioni di lire rappresentano un'inezia rispetto ai duecento complessivi dell'intervento. Come rileva Rozares, i carcerati, quasi sempre gente condannata all'ergastolo o a pene sopra 115 anni, ne mandano metà alla famiglia, trattenendosi il resto sul conto del carcere. 'Di solito non si fanno ricevute per queste operazioni», conclude il direttore del penitenziario. Rene più, rene meno, il fisco viene tenuto fuori. Meno facile, da una parte e dall'altra, tener fuòri quelli che polverosamente si chiamano ancora problemi morali. Fernando Mezzetti

Persone citate: Kidney, Pablo Rozares

Luoghi citati: Giappone, Manila