Don Bosco «tradito» a tavola di Sandro Doglio

Don Bosco «tradito» a tavola Don Bosco «tradito» a tavola Di piemontese c'è solo il brasato al Barolo nel menù del Papa - Il fondatore dei salesiani avrebbe forse proposto fritto misto e «tajarìn» Il pranzo del Papa (secondo il protocollo si chiama «convivio»), sarà pronto per la mezza, a Valdocco. E' un menù semplice, ma le suore delle Figlie di Maria Ausiliatrice ci lavorano da tempo, conscie del fatto che entrerà in qualche modo nella storia. La tavola sarà addobbata con tovaglie di Fiandra ricamate a mano, le posate saranno d'argento, i piatti di bianchissima porcellana. Ogni commensale avrà davanti una piccola schiera di bicchieri, scelti a seconda del tipo di vino che verrà servito: sono stati tutti decorati a mano, in oro, con lo stemma pontificio, dal pittore Mario Curatiteli di Ghemme. Per ogni ospite è stato anche predisposto un librettino ideato dal pittore torinese Mario Fenocchio, con disegni, frasi augurali, la lista dei piatti e quella dei vini. L'antipasto per Giovanni Paolo II consisterà in prosciutto di San Daniele e «salmone lesso in bella vista con salsa», accompagnati da due diversi tipi di Ameis dell'ultima ven demmia: «Perdaudin» di Angelo Negro di Monteu Roero, e «Bric di Cuin» di Carlo Chiesa di Santo Stefano Roero. Due primi: risotto ai funghi e consommé intitolato a «Mamma Margherita», la mamma di Don Bosco. Saranno serviti con il Dolcetto d'Alba 1987 di Paolo Scavino di Castiglione Folletto. Come piatto di resistenza, al Pontefice verrà portato un tradizionale, plemontesissimo brasato al Barolo, accompagnato da pun¬ te di asparagi, e quindi delle «fettuccine di pollo» con verdure. Vino: un rarissimo Ghemme, il era «Collis Carellae», vendemmia 1983, dei Vigneti di Cantalupo (il Ghemme deve essere un vino che piace a questo Papa: l'ha già bevuto nel 1984 al Sacro Monte di Varallo e anche ai festeggiamenti di Arona per San Carlo Borromeo). Ne sono state preparate bottiglie speciali, decorate a mano con lo stemma papale e quello dei Salesiani. Lo stesso vino dovrebbe ancora accompagnare un piatto di formaggi nostrani, mentre , con la torta (a base di frutta, creata dalle suoline e chiamata «Don Bosco '88»), verrà servito il Moscato d'Asti di Giovanni Saracco di Castiglione Tinella. Frutta di stagione e caffè concluderanno il «convivio», per il quale il menù ufficiale non prevede liquori o grappe. Un pranzo abbondante, ma abbastanza semplice, insomma, anche se non rigorosamente tutto «piemontese» come forse ci si poteva aspettare: Don Bosco, buon mangiatore e bevitore, probabilmente avrebbe suggerito un abbondante fritto misto come antipasto e forse un piatto di tajarin; avrebbe approvato comunque risotto e brasato. Ma certamente avrebbe suggerito, tra i vini, anche la Freisa che si produce dalle sue parti nonché qualche vecchia bottiglia di Barbera, vino che il Santo insegnava a coltivare e a produrre. Sandro Doglio

Luoghi citati: Arona, Barolo, Castiglione Tinella, Ghemme, Monteu Roero, Sacro Monte, San Daniele, Santo Stefano Roero, Varallo