«E' giusto che il Papa non si risparmi»

«E' giusto che il Papa non si risparmi» Commovente incontro, tra musica e canti, con 60 mila giovani allo stadio comunale parlando di lavoro, droga ed emarginazione «E' giusto che il Papa non si risparmi» Con questa battuta informale il Pontefice ha chiuso il suo lungo discorso alludendo alle 20 mila domande giunte da tutta Italia - Il rettore dei salesiani: «Questi ragazzi sanno che la vittoria più importante è quella della fede» Sono scomparsi i cartelloni pubblicitari e le panchine, sapienti riporti di terra hanno restituito al prato la lucentezza cancellata da partite e concerti rock. E' uno stadio diverso quello che accoglie l'auto del Papa. Diverso e più bello: «Forse troppo — scherzavano alcuni amministratori —va a finire che tornano le polemiche sul nuovo impianto della Continassa». Giovanni Paolo II è puntuale. Lo accolgono 60 mila persone, quasi tutti giovani. Distinti, curve e tribune sono tante macchie di colore: i ragazzi sventolano le sciarpe regalate all'ingresso, fanno «la ola» messicana. Sono lì, in paziente attesa, da due ore. Hanno impegnato questo tempo imparando a muoversi a tempo, ascoltando i consigli degli organizzatori: non vociare quando canta il coro, silenzio all'ingresso del pontefice. E, subito, si scatena l'urlo della Maratona, fanno eco Filadelfia e distinti; poi un lun¬ go fischio dalle tribune e un «bum» corale: l'effetto acustico dà l'impressione dei fuochi artificiali. Una parte che il pubblico ha imparato in poche ore. L'auto bianca del Papa percorre la pista d'atletica, transita sotto la Maratona, s'arresta a 40 metri dal palco, sistemato davanti alla «tribuna autorità». Giovanni Paolo II scende per abbracciare e benedire i portatori di handicap. E' un momento di grande emozione, l'«onda» dei 60 mila è una cornice irripetibile. Il pontefice sale la guida rossa che porta al palco di 82 metri quadrati, sistemato a due metri dal suolo. Siedono accanto a lui il cardinale Ballestrero e il rettore maggiore salesiano, don Egidio Vigano. Si respira un'atmosfera di festa: 750 ragazze dei gruppi sportivi salesiani si esibiscono in numeri di danza, accompagnate dalle note di un organo elettronico. Il pontefice applaude, divertito. E pare commosso quando le giovani disegnano col loro corpi un gigantesco, affettuoso «Ciao» che occupa metà del prato. Il saluto di don Vigano serve a fondere il momento spettacolare con l'atteso dialogo tra pontefice e giovani. «Santità, siamo nello stadio di Torino. Qui la folla è abituata a respirare aria di scudetto, a vincere. Anche questi giovani si sentono fiduciosi di farcela, sicuri che la vittoria che vince il mondo è la fede. Il Papa, da sempre vicino al mondo dello sport, mostra di gradire particolarmente il sa? luto: si alza, avvicina don Vigano e lo cinge con il «boa» di sciarpe colorate donatogli pochi minuti prima. Ed è la volta dei giovani: Cristina, di Cuneo, e Livio, di Torino, leggono un «saluto» che introduce i temi del dialogo. E' l'estrema sintesi delle 20 mila domande inviate dai giovani al Papa: si leggono speranze e delusioni, urgenze e preoccupazioni. Giovanni Paolo II ha già letto quelle domande. E le ha riunite in quattro grandi temi: giovani e scelta cristiana; giovani e Chiesa; giovani e valori morali; giovani e impegno sociale. Il suo discorso dura oltre un'ora. Agli aspetti più marcatamente religiosi, si aggiungono quelli che toccano le ferite aperte di questa e altre città: la droga, frutto di solitudine ed emarginazione; i rischi del razzismo e le difficoltà a fondere le diverse realtà etniche; gli ambienti di lavoro, dove troppo spesso scompare l'aspetto umano; la drammatica realtà delle carceri; l'esigenza di una pace che non sia solo assenza di guerra. Non mancano richiami all'unità della Chiesa sotto i suoi pastori, e perfino l'improvvisata «tirata di orecchi» al mondo dell'informazione «disponibile a pubblicizzare gli aspetti deplorevoli della Chiesa, molto meno a raccontare gli aspetti positivi'. Nel finale, dopo intensi giochi vocali della folla («non te ne andare), un breve dialogo informale, a tratti commosso. H Papa si rivolge ai ragazzi ricordando ancora Don Bosco «che è sceso tante volte a Roma, a bussare alla porta del Vaticano, e che forse non s'immaginava che un giorno sarebbe venuto un Papa a Torino per lui». Lo addita come esempio di «uomo che non si risparmiava, come non si deve risparmiare un Papa». Finisce con un Padre Nostro collettivo, poi il coro dei sessantamila: «Don Bosco ritorna». Servizi di: Pier Paolo Benedetto, Angelo Conti, Eva Ferrerò, Ezio Mascarino, Beppe Minello, Marco Neirotti, Giampiero Paviolo. Fotografie di: Alessandro Bosio, Cesare Bosio, Tonino Di Marco, Piero Goletti Un muro di folla in festa accoglie l'arrivo di Giovanni Paolo II allo stadio comunale

Luoghi citati: Cuneo, Filadelfia, Italia, Roma, Torino