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Martelli: non vado alla Festa della d Nuovi attacchi del psi contro le «giunte anomale» Martelli: non vado alla Festa della d Ha scrìtto a Fontana, accusandolo di «slealtà con gli alleati» ROMA — La campagna d'autunno procede e si sviluppa. Ieri il vicesegretario socialista Claudio Martelli ha reso ufficiale il suo rifiuto a partecipare alla Festa dell'Amicizia che sta per iniziare a Verona. In una lettera al dirigente nazionale organizzativo della de Gianni Fontana spiega i motivi della propria decisione e conclude: «A ciascuno il suo: ai socialisti di coltivare il dialogo con i cattolici nello spirito di Rimini, alla de a Verona la slealtà con gli alleati». Altri esponenti socialisti sono stati caldamente consigliati a seguire la stessa linea di comportamento. E, mentre in Consiglio dei ministri Giuliano Amato e altri ministri socialisti esprimevano la loro delusione e la loro contrarietà per la mancata decisione (da parte di Ciriaco De Mita) di sospendere definitivamente le rischiose esibizioni delle Frecce Tricolori, un altro dirigente socialista. Felice Borgoglio, ha spiegato con ima dichiarazione il vero senso dell'intervento di Bettino Craxi alla riunione di partito di giovedì scorso: se non si fa velocemente chiarezza sulla questione delle giunte «anomale», dopo la stagione dei congressi, cioè dopo l'inverno, ci potrebbero essere nuove elezioni. Ma, poiché ieri il vicesegretario de, Vincenzo Scotti, ha annunciato un vertice risolutore sulle giunte tra de e psi per la prossima settimana, una nota della segreteria socialista si è affrettata a smentire che un simile incontro sia previsto, facendo chiaramente capire che non è desiderato. In mattinata, un altro comunicato della segreteria socialista aveva chiesto seccamente la1 " Cesta* •'•del presidente delle Ferrovie dello Stato, il de Ludovico Ligato. E, mentre'covauho scontro a tutto azimut tra de e psi sulle Partecipazioni Statali, 1 socialisti si dichiarano abbastanza insoddisfatti anche per il decreto sui Mondiali di calcio del '90. Il campo di battaglia della campagna d'autunno si allarga sempre di più. All'interno della de esistono due scuole di pensie¬ ro sulle reali finalità dell'attacco craxiano. La componènte più attenta a mantenere buoni rapporti con i socialisti, quella che fa riferimento a uomini come Arnaldo Foriani e Giulio Andreotti, sostiene che Craxi sta prendendo una «rincorsa lunga» in vista del congresso de di gennaio, al quale si ripromette di far arrivare un De Mita piuttosto indebolito. La sinistra del partito respinge questo approccio ermeneutico, sostenendo che l'obiettivo di Craxi non può essere un indebolimento congressuale di De Mita, se non altro perché il segretario socialista dovrebbe ormai sapere che prendere di petto De Mita è la via più sicura per riunificare la de. Ciò che spingerebbe Craxi a uscire allo scoperto, secondo questa scuola di pensiero, sarebbe invece la preoccupazione (e la rabbia) per il proliferare di accordi dcpci. L'una tesi non esclude l'altra e, tuttavìa, entrambe devono confrontarsi con un'analisi più generale che, sulla campagna d'autunno, fa De Mita, il quale è fortemente portato a non dare molto peso ai movimenti delle truppe craxiane. De Mita ha letto la recente intervista di Craxi al Sabato, nella quale il segretario socialista ha riproposto con molta decisione lo schema della «collaborazione-competizione» tra psi e de. Craxi, avendo constatato che questo schema paga, sareb- be costretto a risceneggiarlo in continuazione, scegliendo di volta in volta palcoscenici diversi. Ne consegue che, secondo De Mita, quella a cui si sta assistendo sarebbe una classica «partita all'italiana» giocata esclusivamente dai partiti per loro particolari esigenze, ma lontana e ininfluente rispetto agli equilìbri di governo. E questa partita, a suo giudizio, può essere giocata tranquillamente sotto la protezione dì un gentlemen agreement che consente a ciascun partito della coalizione una certa libertà di movimento nel rapporto con l'elettorato. De Mita è convinto che la solidità del suo governo è garantita dalla 'corposità del suo oggetto», cioè l'impegno per un risanamento della finanza pubblica che, se non venisse impostato, ricadrebbe come una maledizione su tutti i partiti della maggioranza, quindi anche su Craxi. Inoltre il segretario-presidente ha già avvertito i suoi alleati che, se il suo governo cadesse traumaticamente senza aver potuto realizzare il suo programma, non ci sarebbero più in questa legislatura governi con la de e, quindi, non ci sarebbe, con ogni probabilità, alcun governo, De Mita sembra d'accordo con quanto scritto il 26 agosto dal Financial Times, secondo 11 quale, se Craxi costruisce troppe trappole, rischia poi di rimanerci invischiato lui. E' quindi possibile che la campagna di autunno sia un po' gonfiata per esigenze di immagine, ma anche i socialisti che ammettono questa possibilità avverto no che Craxi ha due problemi seri: il primo è quello degli accordi dc-pci, non "per quello che sono adesso ma per quello che potrebbero diventare dopo le amministrative del '90 se i rapporti tra de e psi si deteriorassero ancora; il secondo, molto concreto, riguarda le Parte cipazioni Statali. Craxi è convinto che la de stia puntando a riassumerne il pie no controllo e non ha nes sima intenzione di permet terlo. Paolo Passarmi

Luoghi citati: Rimini, Roma, Verona