Coraggio premiato da difesa difettosa

Coraggio premiato da difesa difettosa Coraggio premiato da difesa difettosa TENUTO conto della loro maniera di interpretarlo i giocatori di bridge si possono dividere in due grandi categorie: quelli che si sforzano di esaltarne al massimo la componente matematica e quelli che viceversa fanno tutto il possibile e l'immaginabile per trasformarlo in un'avventura. Il campo di battaglia di questi ultimi è soprattutto il settore della licitazione, per sua natura approssimativo e suscettibile di autentiche sorprese, ma anche il gioco vero e proprio si presta a qualche invenzione più o meno geniale. I giocatori di torneo, e in maniera particolare quelli che prediligono il gioco a squadre, appartengono in massima parte alla prima categoria. Tuttavia non è raro trovarne qualcuno che, magari occasionalmente, architetta dei colpi mancini. In casi del genere gli avversari sono spesso costretti ad adeguarsi, anche se qualche volta sono consapevoli di correre un rischio teoricamenteeeeessivo. Est, profittando della vulnerabilità favorevole, aprì di 3 picche e, dopo due «passo», la licitazione arrivò al vostro scriba che sedeva in Nord. Ben deciso a ricevere l'attacco e confidando di trovare dei valori in mano al compagno dichiarai 3 s.a. A suo turno Sud ritenne che fosse preferibile giocare la manche in uno dei due semi minori. Egli disse quindi 4 picche, contrate da Ovest, e tutti passarono sulla mia obbligatoria conclusione a 5 fiori. Risposi dal morto col cinque sull'attacco di dieci di picche e, catturato il re di Ovest, proseguii col due di fiori scoprendo con vivo disappunto l'infausta ripartizione dei resti. Comunque non avevo scelta: Est doveva avere almeno un asso e quindi, con il re di picche sicuramente asciutto, era indispensabile battere le atout. Per buona sorte Est, dopo aver scartato altre due picche, ebbe l'infelice idea di disfarsi del sette di quadri sul quarto giro di fiori. Incassai il fante di picche sul quale Ovest scartò il sette di cuori e giocai il due di quadri per il quattro e il re. In presa con l'asso Est proseguì con l'otto di quadri ma, per quanto tutto inducesse a pensare che il fante fosse in Ovest, inserii il dieci, che si aggiudicò la presa, e cedetti solo l'asso di cuori. Tutto era andato quindi per il meglio, ma non è difficile rendersi conto che una difesa più attenta mi avrebbe sconfitto. Est doveva tenere tutte le quadri e, dopo aver catturato il re, giocare cuori per l'asso del compagno il quale avrebbe avuto a disposizione tutti gli elementi per rendersi conto che bisognava inchiodarmi al morto giocando quadri. Infatti avrei fatto presa col dieci ma non avrei potuto evitare di cedere un'altra quadri. Camillo Pabis-Ticci ♦ AQ8 ■;■ K1086 O K5 4 A632 * K N * 10976432 0 AJ9742 nPHp V Q3 <> 94 U| |fc <> AJ87 * 10 985 S + - • JS 5 </ Q10632 * KQ J 7 4