Un grattacielo per raggirare il cuculo

Un grattacielo per raggirare il cuculo Un nido sopra l'altro: l'astuzia della Dendroica Dorata salva le covate dalle intrusioni del parassita Un grattacielo per raggirare il cuculo RITROVARSI un uovo estraneo nel nido è una bella calamità. Significa correre il rischio di vedere sacrificata tutta la propria covata. Sembra ne siano consapevoli alcuni uccelli, 1 quali nutrono per i più noti «parassiti di cova», i cuculi, un odio ancestrale. Se ne vedono uno che si aggira nei dintorni del nido, gli si avventano contro in massa, attaccandolo a colpi di becco. Qualche volta la manovra riesce e il cuculo batte In ritirata. Ma talora, mentre lo stormo degli uccellini infuriati se la piglia con il maschio, il cuculo femmina approfitta della confusione per deporre il suo uovo in un nido privo di sorveglianza. Però non bisogna fare d'ogni erba un fascio. Tra le 128 specie di cuculi conosciute, la maggioranza, e cioè 78, sono genitori ineccepibili che costruiscono con zelo 11 loro nido e ci allevano i piccoli. Cinquanta invece sono «parassite di cova», cioè preferiscono scrollarsi di dosso l'onere di allevare i figli, de¬ ponendo le uova nel nidi di altri uccelli. L'uovo del cuculo è precocissimo, si sviluppa :n una decina di giorni e à piccolo che ne sguscia fuori che cosa ti combina? Si carica sulle spalle le uova legittime e le scaraventa fuori dal nido. Rimasto padrone del campo, pretende tutto per sé il cibo che portano i genitori forzatamente adottivi. Loro non battono ciglio. Con ogni probabilità non si accorgono nemmeno che quello non è il loro figlio. Il cuculotto diventa un gigante, a volte più grande dei genitori adottivi e loro fanno grandi sforzi per riuscire a imboccarlo. Gli montano addirittura sulla testa per raggiungere più facilmente il becco spalancato. Se i cuculi sono i più noti uccelli «parassiti di cova», bisogna dire che non sono gli unici. Esistono 18 specie di Indicatori, 4 di Itteridi e 8 di Pliceidi che hanno le stesse abitudini. E non è a dire che si comportino molto meglio dei cuculi. Almeno i pulcini dell'indicatore dalla gola nera (Indicator indicator), dell'indicatore variegato (Indicator variegatus) e dell'Indicatore minore (Indicator minor), tutti africani, sono particolarmente crudeli. Non appena il candido uovo dell'indicatore schiude e ne fuoriesce il pulcino prepotente, questi è già fornito di due denti aguzzi sul becco, uno rivolto all'ingiù sul ramo superiore e uno sul ramo Inferiore. Servendosi di questa tagliente forbice naturale, scanna senza pietà i pulcini suol fratellastri e sventra le uova non ancora schiuse. Una settimana dopo la nascita, i denti del becco cadono. Ormai non servono più. Non molto più teneri, i giovani molotri (itteride) d'America. Anche il loro uovo si sviluppa prima di quelli dell'ospite e il pulcino il più delle volte agisce senza tanti complimenti. I fratellastri o li soffoca o li lascia morire di fame. Solo le vedove (ploceidi) si comportano più «umanamente», n loro pulcino che nasce in un nido estraneo non si accanisce contro 1 legittimi occupanti. Li lascia campare. Però la selezione naturale l'ha provvisto di una serie di contrassegni della mucosa orale perfettamente uguali a quelli che contraddistinguono i piccoli della specie parassitata, per cui il genitore adottivo cade nel tranello e scambia quell'intruso per un figlio legittimo, provvedendo a imbeccarlo regolarmente. Tornando agli itteridi, occorre ricordare che per loro le cose non sempre vanno lisce. Quando la femmina del molotro nero (Molothrus ater) depone subdola un uovo nel nido di quel grazioso uccello che è la Dendroica dorata (Dendroica petechia), questa subodora il pericolo e, senza por tempo in mezzo, abbandona il nido a coppa che ha appena finito di costruire tra i rami d'un albero e sopra di questo ne costruisce un altro in cui depone la seconda covata. La prima viene sepolta così insieme con l'uovo del parassita. Niente di più facile però che il molotro dalla bella livrea nera lucente torni alla carica e deponga un altro uovo nel secondo nido. Ma la Dendroica non si perde d'animo e costruisce un terzo nido sui due precedenti. Così, se il braccio di ferro tra parassita e parassitato continua, a un bel momento il nido multiplo della Dendroica (In cui funziona solo lo strato più elevato) diventa una sorta di grattacielo. In questo strano mondo, si dà anche il caso che il parassita, anziché essere visto di malocchio e ostacolato nei suoi propositi, venga invece accolto con tutti gli onori come un ospite di riguardo. E' quel che succede all'ittero gigante del bestiame (Scaphiduraorygivora), un bell'uccello dal piumaggio nero violetto cangiante, parassita di altre specie di itteridi chiamate localmente «oropendole». I pulcini di queste ultime nascono nudi, quando già quello abusivo della Scaphidura, precoce come al solito, è bello robusto, tutto rive¬ stito di piume. C'è una mosca parassita del genere Philornis che tiene d'occhio II nido e appena vede i pulcini implumi sgusciare fuori dalle uova, depone su quelle creature indifese le propria uova. Naturalmente da quelle uova nascono le larve che incominciano a mangiarsi i teneri tessuti dei nidiacei. Tutto finirebbe in ecatombe se non intervenisse, provvido salvatore, proprio il pulcino della Scaphidura che, ricoperto com'è di piumino, è indenne dalle punture della mosca. Ed è lui che con incredibile prontezza, interviene al momento giusto, acchiappa uova e larve e se le mangia. Se poi gli capita di cogliere la terribile Philomis nell'attimo in cui si accinge a deporre le uova, tanto si agita che riesce a cacciarla via. Sta di fatto che la presenza dell'ittero è determinante per incrementare la sopravvivenza dei figli delle oropendole. I. Lattes Coifmann

Persone citate: Lattes Coifmann

Luoghi citati: America