L'ultima parola a Sua Maestà l'Esperimento

L'ultima parola a Sua Maestà l'Esperimento Pro e contro Alcuni fisici sembrano aver dimenticato che il metodo di Galileo rimane runico valido contro dogmi ed errori L'ultima parola a Sua Maestà l'Esperimento PROVIAMO a immaginare una dimostrazione che segua la sequenza A, B, C. Supponiamo che da B a C si passi in modo logicamente indiscutibile, per esempio tramite un impeccabile calcolo matematico, ma il passaggio da A a B sia consentito solo ammettendo un miracolo, o l'intervento di entità soprannaturali: ecco che l'intera sequenza — dato il presupposto non razionale — diviene infondata. n ragionamento logico che consente il passaggio da B a C è del tipo, introdotto dai Greci, che sta all'origine della moderna civiltà. Lo pseudoragionamento A, B, C è del tipo logico-mistico che ha paralizzato lo sviluppo della Scienza nel periodo che va dai Greci a Galileo. E' vanto universale degli scienziati moderni (credano o no nel trascendente) non basarsi più su articoli di fede. Ma è un vanto giustificato? E come impartiscono, gli scienziati, l'insegnamento della Scienza agli studenti, loro eredi, destinati a trasmettere, a loro volta, il sapere acquisito? Per fissare le idee (ma il discorso sarebbe, nella sostanza, generalizzabile a tutte le scienze) parliamo della fisica. in un corso universitario di fisica non mancano certo le parti, indiscutibili, di carattere matematico: sono anzi l'essenza di qual famoso «libro della Natura» di cui parla Galileo. Ma davvero mancano gli articoli di fede? Ovviamente, non si fa più ricorso a eventi miracolosi. C'è però un ritornello che a taluni finisce addirittura per riuscire fastidioso: «L'esperienza dice che...». Correttamente applicato, questo riorso all'esperienza è la base stessa della scienza. Lo studente, però, tende ad ammettere senz'altro che chi insegna, essendo per definizione depositario della verità, non lo inganni, e non si inganni: se dice che la prova sperimentale c'è, avrà certo ragione. «Ci credo, ci credo. Ma andiamo avanti!». L'insegnante sa bene che le cose stanno cosi, e asseconda volentieri questo fastidio per il momento didattico più importante: la verifica. Accade in tal modo che una -verità» sperimentale, anche se di prima mano quando lo scopritore la racconta all'allievo, divenga semplice mitologia man mano che viene tramandata, e finisca per costituire un puro articolo di fede, tanto quanto i «miracoli» sdegnosamente abbandonati. Si crea, così facendo, una stirpe di piccoli ragionieri della scienza che, non contenti di ancorare il proprio «sapere» (si fa per dire) a un'impalcatura di dogmi (le esperienze), lo sostanziano poi di paralogismi e proverbi (tramandati con tale insistenza da essere scambiati per altrettanti ragionamenti) e reagiscono in modo viperino ai tentativi di discutere i loro dogmi contabili: sono ormai 1 preti di una nuova religione. Si dirà: -Ma come? E i corsi sperimentali?». Ebbene, i modi per verificare il valore dell'accelerazione di gravità, o la caratteristica di un diodo, o analoghe banalità, non mancano di certo. Ma noi intendiamo parlare qui di esperienze ben più fondamentali, quelle su cui sono basati non già singoli fatterelli, ma interi castelli di idee. Una tipica esperienza del genere, su cui si basa la teoria della Relatività, e quindi tutta la Fisica moderna, è la famosa esperienza di Michelson che (nel 1881) ha stabilito la non osservabili!à di un «etere cosmico». Analoghi risultati hanno ottenu' to altri ricercatori, come a esempio Trouton nel 1903 e nel 1908. D'altra parte lavori di Sagnac (1913), Silvertooth (1972), Marinov (1974) e altri, pubblicati su serissime riviste scientifiche, hanno ottenuto risultati opposti a quello di Michelson, e tra loro concordanti: tanto da potersi accordare su una velocità della Terra rispetto all'-etere- di circa 250 chilometri al secondo. Da qualche tempo un ricercatore del dir di Bologna va appunto cercando di attirare l'attenzione su questi risultati, e la disperazione l'ha indotto a farlo con articoli (piuttosto inveleniti e non sempre lucidi) pubblicati Inopinatamente da una discutibile rivista di fumetti e cultura varia («Frigidai¬ re»). Una scelta tattica, forse, certo però avventata e controproducente; ma il problema è questo: se le esperienze con risultati contrari a quello di Michelson sono poco serie, perché non sono state confutate? E se sono serie, perché non sono state prese in considerazione? E non si dica che la Relatività è confermata da tante altre prove sperimentali. Come ogni scienziato serio sa bene, basta che la Natura dica un solo piccolo «no», pur tra tanti «sì», per inficiare («falsificare») una teoria. Insomma: esperienze come quella di Michelson non dovrebbero essere ripetute spesso, e anzi far parte del bagaglio obbligatorio di ogni corso universitario? In effetti, sono molti i punti cruciali della fisica ove c'è carenza dì tali esperienze, che pure dovrebbero essere fatte e sistematicamente ripetute. Ne citerò solo due. Primo: in meccanica quantistica sì asserisce che l'interferenza di particelle che attraversino due fenditure si verifica non solo quando sono in gioco molte particelle, ma anche quando esse passano per le fenditure una per volta. In altri termini, una particella passa simultaneamente per en¬ trambe le fessure, interferendo con se stessa. Vogliamo fare di tale asserzione qualcosa di più di un articolo di fede? Secondo: l'ultima verifica, tra l'altro assai parziale e imprecisa, della famosissima legge di Planck sulla radiazione del corpo nero (secondo quanto asserisce Galgani, dell'Università di Milano) risale al 1921. Non è un fatto grave? Concludiamo infine, per quanto concerne l'attuale tendenza a reir.trodurre «articoli di fede» in fisica, osservando che lo studente di fisica esce ancor oggi convinto (quando è colto, altrimenti neanche si pone il problema) che Von Neumann abbia dimostrato nel 1932 che l'attuale interpretazione della meccanica quantistica è l'unica possibile. Ebbene, Bell ha dimostrato in via del tutto generale, nel 1966, che la famosa «prova» di Von Neumann è inappropriata. E in effetti, da Bohm nel 1952, e da tanti altri in seguito, sono state avanzate interpretazioni diverse, ma altrettanto ammissibili, contraddicendo cosi nei fatti l'asserto di Von Neumann. Siamo tornati, senza avvedercene, ai metodi dogmatici delia Scolastica? Adriano Orefice Problemi scientifici a scelta (da Vladimir Rencin)

Luoghi citati: Bologna, Galileo, Milano