Le orchestre della preistoria di Marina Verna

Le orchestre della preistoria Le orchestre della preistoria Una mostra di etnografia musicale nel Parco del Ticino LA preistoria aveva una grande orchestra. Era un'orchestra naturale fatta di conchiglie, semi, ossa, pietre, corde. Qualunque oggetto disponibile poteva diventare un'estensione della voce, utilissimo per comunicare a distanze sempre più grandi. Oli utensili quotidiani che producevano suoni sono oggi considerati i primi strumenti musicali della storia dell'uomo. Poi ne vennero costruiti alcuni assecondando e imitando forme e oggetti già esistenti. Bastava percuoterli o insufflare aria per ricavare dei suoni organizzati spontaneamente secondo precisi intervalli. Uno dei primi strumenti fu certamente l'arco, che in alcuni reperti del paleolitico viene raffigurato accanto alla bocca. Le popolazioni arcaiche di tutti i continenti lo suonavano secondo tecniche diverse: pizzicato, percosso, amplificato con casse armoniche di fortuna fatte con la bocca o con una zucca vuota. Altrettanto interessante è il rombo sonoro. Costruito in osso, corno o pietra, è stato ritrovato in diversi continenti e fatto risalire a epoche diverse. Veniva forato a un'estremità, legato a un filo e fatto roteare per produrre una vibrazione'intensa e primordiale molto simile al rombo del tuono. C'era poi tutto l'arsenale dei tubi vuoti di ogni materiale e di ogni dimensione, usati come tromba, come fischietto o come altoparlante per amplificare l'intensità della voce, il più sorprendente è forse il flauto ricavato dall'ulna di un'aquila reale dell'Himalaya: il suono esce ogni volta diverso, secondo la tecnica con cui viene suonato. Una selezione di questi strumenti è ora in mostra al «Naturai Art Laboratori'» di Morimondo (25 chilometri da Milano, nel centro del Parco del Ticino), nella ex chiesetta di San Bernardo. La mostra, intitolata «Arte nella natura», espone una serie di oggetti musicali straordinari. Si parte da quelli presenti spontaneamente nell'ambiente, come i semi e le conchiglie, e si arriva ai reperti paleolitici in osso e in pietra che gli etnomusicologi riconoscono come protitipi di strumenti musicali divenuti poi classici. Tutti questi oggetti sonori, molto simili nella concezione sebbene in aree molto distanti fra di loro, provano che i ritmi musicali rispecchiavano, in qualche modo segreto, i ritmi e i movimenti della natura. L'uomo primitivo, che si identificava nella natura, era capace di riprodurli e trasformarli in un'opera d'arte anonima e collettiva. Una selezione di suoni naturali e artificiali è stata registrata dai ricercatori del Naturai Art Laboratory su musicassette. La mostra resterà aperta tutta l'estate. Marina Verna

Luoghi citati: Milano, Morimondo