Il pci rilancia la questione morale «La tangente vale 30.000 miliardi»

Cl, come ti raddrizzo i nemici Un bilancio del Meeting di Rimini fra polemiche e flirt col psi Cl, come ti raddrizzo i nemici Fra i «cattivi»: i gesuiti che sostengono la giunta di Palermo e l'Osservatore romano • I «buoni»: il Papa e la Radio Vaticana - La polemica con le Adi - Integralismo senza appello Ovviamente per Comunione e liberazione ci sono gesuiti buoni e gesuiti cattivi. E ovviamente i gesuiti buoni sono quelli che sostengono CI e i gesuiti cattivi sono quelli che ispirano e sostengono la «giunta anomala» di Palermo e la difendono come modello anche per altre. Cattivo è l'«Osservatore Romano» che non dà rilievo politico alla politica di CI espressa con passione e grinta quasi manichea a questo tempestoso e lacerato meeting di Rimini; buoni invece sono 1 gesuiti della Radio Vaticana che almeno hanno informato e trasmesso i lavori e i discorsi del meeting e gli aspetti religiosi dell'assise di Rimini. Buono, come sempre, è il Papa, che ha inviato un'affettuosa lettera a questi suoi ragazzi vivaci e con forti idee; e cattivi sono invece quei vescovi italiani, sempre più numerosi e umiliati, che si sono defilati dalla rituale assemblea dei ciellini, ed alcuni hanno anche espresso riserve nette e dure -sulla qualità religiosa del gruppo. Questa in sintesi la filosofia, per non dire la teologia preferenziale di CI, senza possibilità d'appello sui «buoni» e «cattivi». A seguire senza prevenzioni i resoconti del meeting di Rimini si è avuta l'impressione che l'accusa di «integrismo crociato» quale identità nei rapporti di CI con la realtà socio-politico-religiosa italiana non sìa del tutto una calunnia. Vien da pensare che senza un nemico, o almeno senza un avversario da demonizzare e sconfiggere, CI perda la propria motivazione d'esistere, se non addirittura la propria identità sociale, culturale ed ecclesiale. Strana logica: CI si lamenta di continuo delle riserve, delle accuse che le vengono rivolte, mentre da parte sua accusa tutti coloro che non ne condividono il pensiero o la prassi, cioè l'aspirazione al potere. Consentendo cosi metafore paradossali come quella di «nozze Cl-psi», e inducendo Giulio Andreottl, grande sponsor e «cardinal protettore» a sdrammatizzare con fine arguzia le cose: «Siete già sposati con la de!». La «spia» più rivelatrice del senso e dei limiti della visione di CI sulla situazione italiana viene da un entusiasmo per il psi che non tien conto abbastanza, da parte di questi crociati dell'alleanza, del fatto che—come rammenta padre Bartolomeo Sorge in un'intervista di ieri — proprio in quel 68 per cento di italiani che sostennero e sostengono il divorzio e l'aborto, punti per i cattolici non negoziabili, sono parte preponderante i socialisti. Ma c'è di più. C'è il sospetto di vera o voluta ignoranza proprio nella materia più delicata e scottante del problema: l'accusa di Martelli a Giovanni XXIII e a Paolo VI di non aver mostrato la necessaria attenzione al problema dei diritti umani. CI dimentica che le encicliche fondamentali sulla giustizia e la pace si debbono a papa Roncalli con la Pacem in terris e a Paolo VI con la Populorum progressio. Ma CI non rifiuta tale accusa a due grandi Papi, e nemmeno la reazione dei vescovi la induce a ripensamenti sereni di idee e di linguaggio, in un dibattito con i suoi indifferenziati ospiti. Un movimento tranquillamente ed appassionatamente inte- gralista come CI evidentemente è felice d'essere, si sente mandato praticamente dallo Spirito Santo a raddrizzare a tutti, nella Chiesa e in politica, le presunte o vere idee storte. Giancarlo Cesana, il presidente dei Popolari, è arrivato a dire che le Acli (altra bestia nera per i ciellini), ieri la pensavano come i laici, col quali si mischiavano, mentre •adesso sono i laici che tendono a pensarla come noi». Dunque quel che era ieri un errore, quanto a «mischiarsi», è oggi un merito? Solo pensarla come CI è garanzia di ragione e salvezza? Davvero Giuseppe Lazzati era «eretico»? Davvero è in atto fra i cattolici italiani non ciellini un neoprotestantesimo? Evidentemente si stanno appannando in CI sia il concetto di fede, sia quello di religione, e anche quello di «laicità». I suonatori più stentorei di questa reciproca serenata, ciellini e socialisti, diretta da quel ragazzone estroverso che è Martelli, e sostenuta con forti assolo dall'urlo socialista pseudoprofetico di De Michelis, ignorano evidentemente le differenze e le affinità fra le due concezioni della vita e della gestione della politica. Fede e laicità sono due parole preziose, indicano due valori oggettivi fondamentali: hanno infatti in comune il rifiuto degli idoli e dei feticci, e il fine di non fare idolo niente e nessuno, né la religione, né il potere, né lo Stato e tantomeno l'istituzione ecclesiastica. C'è da domandarsi se davvero, — come ha detto indignato Giancarlo Cesana per l'Insinuazione di «eresia» per CI — c'è materia «per procedere legalmente» contro il giornalista del Tg2 che l'ha osata. Stato forte, Chiesa fortissima, movimenti ecclesiali ridotti magari a due, CI e Opus Dei, non sono in definitiva che un sogno identico alla concezione che della Chiesa ha Lefebvre? Chi può osare ancora oggi come oggi l'accusa, o la contro accusa, di eresia? Certo non un giornalista televisivo, ma — per contro — nemmeno CI. CI attacca e demonizza chiunque ne rifiuta il primato e la linea, mentre accetta chiunque reciti o senta con essa una qualsiasi affinità e consonanza. Rifiuta la de di De Mita, non quella di Andreotti, rifiuta le Acli critiche e l'«Osservatore Romano» tiepido, rifiuta l'Azione cattolica in blocco e i gesuiti cattivi e quelli «buoni», cioè quelli che bruciano incensi a CI, sono molto rari. Spera che Occhetto sia pronto, col pel che si ritrova, ma pur sempre unica vera alternativa politica, e tenda una mano per avere e dare aiuto. E' un ideale di egemonia che per quanto grintosa, in questa palude di incertezze culturali e politiche, mentre affascina 1 dritti quanto i fragili e gli incerti, dall'altra mostrala corda, soprattutto sul versante culturale e religioso. Non dimentichiamo 1 grandi meriti che ha avuto CI, dagli inizi a pochi anni fa, nella Chiesa e nel Paese, nella cultura sociale e religiosa. E speriamo che — specialista com'è nel mettere ogni anno in mostra a Rimini convertiti celebri — ritrovi l'umiltà, il coraggio e la gioia di dame, senza troppe trombe, per prima l'esempio. Nazareno Fabbretti

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