Anton Malloth, un complicato affare internazionale

Anton Malloth, un complicato affare internazionale A parole tutti vorrebbero l'ex criminale nazista, ma nessun Paese intende aprire un fascicolo fastidioso Anton Malloth, un complicato affare internazionale BOLZANO — Rischia di diventare un complicato affare internazionale la sorte di Anton Malloth, l'ex maresciallo delle SS condannato a morte per crimini di guerra in Cecoslovacchia e inquisito anche in Germania, che era stato sorpreso venerdì scorso, dopo anni di ricerche, nell'abitazione della moglie, in una villetta di via Petrarca nel centro di Merano: ufficialmente molti Paesi vorrebbero fare i conti con lui, in realtà pochi sembrano propensi, se si eccettua la comunità israelitica di Merano che aveva più volte sollecitato le ricerche, e il cacciatore di nazisti Simon Wiesenthal, a prendere in mano un fascicolo piuttosto fastidioso riguardante un criminale ridotto alle sembianze di un minuto e fragile vecchietto di 76 anni, vissuto per oltre vent'anni fra case di contadini e alberghi. In Italia, contro di lui, non esiste alcun provvedimento penale, se si eccettua un reato amministrativo quale ospite indesiderato essendo in possesso di un passaporto scaduto della Repubblica federale tedesca. E proprio in virtù di queste irregolarità, la Germania non lo lascia entrare nel suo territorio, tanto meno l'Austria gli consentirebbe il transito. Malloth non si trova né in stato di arresto, contrariamente a quanto era sembrato in un primo tempo, né di fermo; è soltanto vigilato nella sua abitazione in attesa di uno sbocco: attorno alla sua villetta si aggirano agenti della questura che badano a non farlo allontanare. n caso è ora nelle mani del sostituto procuratore della Repubblica di Bolzano. Cuno Tarfusser, che è in contatto con la procura di Dortmund dove giace un fascicolo che riguarda quest'ospite indesiderato. Spera quindi che là Germania ne chieda l'estradizione: estradarlo con foglio di via non servirebbe a nulla poiché, a parte il passaporto scaduto, Malloth non avrebbe difficoltà a ritornare in famiglia dati i controlli pressoché nulli alle frontiere italiane. Si pensa di uscire dall'inghippo, quindi, accompagnando il Malloth al consolato germanico di Milano per il rinnovo del passaporto e consentire così anche l'attraversamento del territorio austrìaco. Proprio il suo andirivieni fra Germania e Italia, iniziato negli Anni Sessanta, aveva innescato alcune polemiche approdate recentemente al Senato. E' risultato come da una parte Germania e Cecoslovacchia, infatti, avessero chiesto più volte informazioni sul suo conto, mentre dall'altra i rappresentanti del governo italiano insistevano nel dire che Anton Malloth, nel 1965, era stato allontanato con foglio di via attraverso il valico italo-svizzero di Tubre ed era inserito nell'elenco degli ospi¬ ti indesiderati. Al contrario, invece, Malloth risultò presente al censimento del 1971 e più volte in tempi successivi Gli unici finora a compiacersi apertamente dell'identificazione di Malloth, quindi, a parte gli inquirenti, sono Wiesenthal e il presidente della Comunità ebraica di Merano, Federico Steinhaus. Wiesenthal si è detto certo che la Re¬ pubblica federale tedesca chiederà in modo ufficiale l'estradizione di Malloth; il dott. Steinhaus, dal canto suo, ha detto che ora ci si attende che l'intera vicenda Malloth non possa che trovare il suo epilogo davanti a un tribunale: "Confidiamo nella magistratura; inoltre posso aggiungere che il fermo dell'ex carceriere di Terezin, già Theresienstadt, ci rallegra anche per U fatto che esso avviene nel cinquantesimo anniversario delle leggi razziali in Italia». Se Anton Malloth è stato bloccato, la caccia ai criminali nazisti, che si protrae da oltre quarant'anni, prosegue e continuerà ancora a coinvolgere Merano. Parlare di nazisti e dei loro crimini in questa città vuol dire soprattutto ricordare Josef Mengele, il medico di Auschwitz, soprannominato "l'angelo della morte», per le atrocità nei campi di sterminio. Mengele, dato più volte per morto, ripetutamente segnalato in America Latina dove in questi decenni ha potuto contare su protezioni; nel quartiere di Maia Alta di Merano, vive la moglie; a più riprese era tornato alla ribalta della cronaca per sue presunte visite alla consorte, in dispregio all'accanita caccia condotta in tutto il mondo nei suoi confronti. Però, seppure in passato sia stato segnalato più volte in Italia ed addirittura nel condominio di via Fiuggi, nei pressi di una clinica meranese, Josef Mengele è sempre sfuggito ad ogni tentativo di cattura. Le ultime notizie su di lui sono contrastanti: da un lato è stato dato per morto e sepolto in Sud America, dall'altra un gruppo di anonimi di Los Angeles ha promesso una taglia di due milioni di dollari, cioè oltre due miliardi e mezzo di lire a chi fornirà notizie utili alla sua cattura. Giancarlo An saloni