Per il cinema italiano una via senza ritorno?

Per il cinema italiano una via senza ritorno? Stagione '87-88: si accentua il predominio di Hollywood con il 55-56% di incassi Per il cinema italiano una via senza ritorno? Si salvano solo Traisi e Verdone. Accanto aH'«Ultimo imperatore» trionfo di «Attrazione fatale» e della riedizione «Biancaneve e i sette nani» Si conclude senza allegrìa una stagione cinematografica che ha visto un lieve regresso nell'affluenza di pubblico e la definitiva decadenza del cinema italiano, "i due fenomeni — a giudicare dalle statistiche ormai definitive preannunciate da Cinema oggi e Giornale dello spettacolo — sono per di più collegati perché al film che rappresentano un caso come Attrazione fatale. L'ultimo imperatore, la stessa riedizione di Biancaneve e i sette nani gli spettatori prestano un'attenzione totale. Invece nei confronti del prodotto medio che era tipico della nostra produzione soprattutto con il filone della commedia, si nota una progressiva disaffezione. Nella stagione scorsa infatti i 17 film italiani che superarono l'incasso dei 2 miliardi totalizzarono 75 miliardi e 468 milioni, mentre i primi 17 film nazionali dell'87-88 non arrivano che a 64 miliardi 338 milioni con un decremento di 130 milioni pari al 17,29%. Del resto, senza scendere nell'analisi da .calcolatore, basta gettare uno sguardo alla graduatoria dei dieci titoli che primeggiano nel box-office per trovarne sei hollywoodiani (Attrazione fatale, Biancaneve e i sette nani, Beverly Hills Cop. II, Gl'intoccabili, Le streghe di Eastwick, Tre scapoli e un bebé) contro due inglesi (Full Metal Jacket e L'ultimo imperatore con apporti intemazionali per minima parte anche italiani) e contro due soli italiani al 100%: Le vie del Signore sono finite e Io e mia sorella. Difficile trovare un film italiano in posizione di pri¬ mato, anche parziale. Non se ne rintraccia uno, tranne forse Zombi III e Casa di piacere che sono emergenti, nella scarna classifica di luglio già intaccata dalla partenza per le ferie. Né fra i titoli dei debutti importanti nelle grandi città per quest'ultima settimana, che sono invece il sovietico Storia di Asja Kljacìna cfie amò sema sposarsi e il francese Come amare tre donne rendendole felici e uscirne vivi. Le più vistose delusioni sono ammantate di tricolore. Come immaginare che l'Intervista di Fellini, trionfatore a Mosca ed epigono della nostalgia, non raggranellasse un miliardo d'incassi? E che dire de / picari dove Montesano e Giannini confortati da Oassman e Manfredi si fanno bagnare il naso da film d'arte quali Arrivederci ragazzi di Malie e II cielo sopra Berlino di Wenders. E di Un tassinaro a New York, con Alberto Sordi che colleziona in tutta Italia 520 giorni di proiezione (per fare un paragone, l'ennesima ripresa di Cenerentola tocca le 2 mila). Persino tra le distribuzioni s'impongono le case americane o multinazionali, con Uip, Warner Bros e Columbia a disputarsi i primi tre posti della graduatoria. Infine nell'iniziativa Onestate '88, che avrebbe dovuto allargare i termini della modesta stagione commerciale compressa in non più di 8 mesi, i pochi titoli che non hanno fatto cilecca sono americani: appunto Cenerentola che non dimostra i 38 anni compiuti, Colors dell'ex maledetto Denis Hopper e Saigon dalle forti tinte. Per giunta l'esame della torta degl'incassi nelle 11 città capozona e nei 54 maggiori centri indica chiaramente che, salvo piccolissime varianti dell'ultima ora, gli Stati Uniti hanno mantenuto il primato con il 55-56%, contro il 31-32% dell'Italia, ivi comprese le comproduzioni. Non è il caso di fare discorsi nostalgici ma soltanto l'anno scorso, di fronte a cifre analoghe dell'Italia, gli americani si arrestavano al 47-48%. Un'escalation inarrestabile che rosicchia terreno anche all'Inghilterra, la quale vanta una produzione di qualità ma si arresta al 78%, e alla Francia retrocessa dal 5-6% al 3%. Nella stagione scorsa aveva in ultimo riassestato il volto delle classifiche l'imprevedibile exploit di Ultimo tango di Bertolucci finalmente liberato dal silenzio decretato dall'autorità giudiziaria, e contemporaneamente per la prima volta l'Australia con l'eccezionale sorpresa di Crocodile Dundee s'inseriva nelle nazioni di prestigio. Nell'87-88 al contrario 11 mercato non ha avuto sussulti e si sa che in queste condizioni l'organizzazione di Hollywood e addirittura off Hollywood non tollera confronti. Uno spettatore su due vede dunque a stelle e strisce, senza che si ponga problemi circa l'eccessiva omogeneità del mercato. A volte le voci nuove della nostra produzione gli suonano benigne e le premia (si veda Da grande dove Pozzetto non si piega a mezzucci e Od ciornie che ha un approccio intemazionale) ma in altri 1 casi il responso è freddamente contrario: abbiamo detto di Fellini ma pure i fratelli Taviani di Good moming. Babilonia e l'oriunda Margarethe von Trotta di Paura e amore navigano nel gruppone, intruppati oltre la sessantesima posizione tra titoli in partenza non commerciali quali Topo Galileo, 32 dicembre, Lunga vita alla signora. Da un punto di vista generale, ulteriori note pessimistiche. I confronti tra gl'incassi nel periodo settembregiugno portano il segno «—» in 63 città su 65. Solo Milano nell'87-88 dà un + 2,51% e Modena un + 0,02%. Se vogliamo, anche Roma che ha perso solo 57 milioni e Pavia che ne ha persi 66, non risultano in crisi. Ma altrove le cifre sono dolenti: Napoli rispetto all'86-87 è sotto di 1 miliardo 242 milioni, Torino di 1 miliardo 639 milioni, Genova di 1 miliardo 275 milioni, Firenze di 1 miliardo 279 . milioni, Bologna di 409 milioni, Bari di 753 milioni. Verona di oltre 753 milioni Persino la gaudente Rimini sflora il mezzo miliardo di deficit, né più né meno che Pescara, Taranto, Parma, Pisa, Padova, Venezia-Mestre, Treviso, Udine. Non si sa più che dire di fronte a dati quanto meno contraddittori. A Palermo l'anno scorso è scomparso d'imperio il calcio professionistico senza che gli spetta¬ coli cinematografici allineassero in platea alcuni degli sportivi delusi, anzi il segno rosso è per 1 miliardo 96 milioni; a Civitavecchia, dove il decremento sfiora il 48% parrebbe che la città si sia spopolata; il —15% di Lecco contrasta con la sua vocazione a capolouogo. Con l'amara considerazione di vedere Settembre di Woody Alien e II pranzo di Babette, premiato dall'Oscar, entrambi appaiati in 75* posizione dietro al fotoromanzo di Christophe Lambert e Diane Lane Love Dream, si conclude una stagione difficile che da sabato, con il via alle proiezioni ufficiali dell'88-89, in tanti sperano di dimenticare. Piero Perona