Ritorna Parker nel disco liofilizzato

Ritorna Parker nel disco liofilizzato ESCE LA COLONNA SONORA DEL FILM «BIRD » DIRETTO DA CLINT EASTWOOD Ritorna Parker nel disco liofilizzato Un film sulla storia di Charlie Parker era nell'aria da parecchio. Il personaggio aveva fatto parlare di sé in vita, era un americano scomodo ma anche un musicista di genio. Hollywood tentenna: qualcuno offre finalmente la parte a Richard Pryor ma poi non se ne fa nulla come era già accaduto altre volte. Parker è un personaggio difficile con tutte quelle vicende di droga e altri scandali. Quelli del cinema vanno avanti con i piedi di piombo. Ma poi arriva Glint Eastwood che di solito calza stivaloni western e non guarda dove cammina. A lui Parker piace, ne ama la musica e sa che quella vita, forse, non poteva essere vissuta altrimenti Per Clint, Parker è un mito da tramandare: è anche — a modo suo — un eroe americano, come Jack Kerouac e altri maledetti degli Anni Cinquanta. Organizza un film che si intitolerà Bird (dal soprannone di Parker) e che al prossimo festival di Cannes si porterà via qualche premio. Ora (con qualche mese di anticipo sull'uscita del film) esce in contemporanea mondiale la pubblicazione della colonna sonora di quel film e Bird è anche un disco (CBS). Un disco per lo meno strano: eccellente come commento musicale, molto difficilmente otterrà l'interesse degli appassionati, tuttalpiù andrà a ruba tra i collezionisti di stranezze, di oggetti inusitati, di mostruosità. Ec¬ co la storia. Il progetto di Eastwood era quello di usare musica originale, suonata dal Bird, per intessere la colonna sonora del film. Tra l'altro nessun sassofonista al mondo avrebbe il coraggio (anche Sonny Stitt è morto) di ripetere la musica e gli assoli di Parker. Tuttavia il regista si fida troppo di se stesso e delle tecnologie. In questo senso ottiene dai suoi ingegneri un nastro sul quale viene impressa la voce di Parker ottenuta estrapolandola da alcune vecchie registrazioni; poi su questa traccia (una partita con il morto, si dice tra i giocatori di bridge) riunisce un gruppo di musicisti e li costringe a suonare con il Bird. E qui il progetto crolla perché, seppure datati, i jazzisti che suonavano con Parker tra il '45 e il '55 erano dei creatori al pari del loro leader, mentre i suonatori scritturati da Easwood sono solamente degli eccellenti professionisti costretti a un faticoso discorso filologico che diventa subito arido. Il batterista John Guerin, per esempio, non ha la minima idea del tempo fluttuante, sottile e melodico che teneva ai bei tempi un Max Roach e sovente picchia sui piatti come un rocchettaro. Anche Monty Alexander è una scelta errata perché è un pianista da trio non è un accompagnatore: la sua mano è pesante, il suo fraseggio negli assoli tende all'enfasi, all'egocentrismo. esatta- mente all'opposto di quell'equilibrio di forme e di sostanze che intesseva l'opera dei Bud Powell, degli Al Haig, dei Duke Jordan (i pianisti amati da Parker). A loro agio Ray Brown, Barry Harris e Walter Bishop jr. Tuttavia l'operazione è sempre azzardata e la tendenza di attualizzare un pensiero che ha già dimostrato di avere oltrepassato l'eternità suona come una inutile e pericolosa forzatura. Una buona colonna sonora, un pessimo servizio a Charlie Parker. La sua carriera era durata circa dieci anni, dal '45 al '55 quando morì a trentacinque anni (era nato nel 1920). Una meteora, come si dice. I suoi esordi (1937) furono difficili e stentò a inserirsi nell'ambiente musicale della sua città. Kansas City. La sua ricerca lo allontanava dagli schemi convenzionali ed era giudicato un eccentrico: «CoTirmiuruo a credere, dichiarò poi, che dovesse esserci spazio per qualcos'altro. A volte questo lo sentivo nella testa ma non riuscivo a suonarlo'. Uno che lo conobbe e lo amò fu Julio Cortàzar, lo scrittore argentino. Gli dedicò un racconto (// persecutore): -Questo l'ho suonato domani-, è la frase che colpisce Cortàzar e fa di Parker quasi uno speculatore metafisico. Certamente il tempo era l'ossessione di Parker, un tempo senza tempo ma sminuzzato in coriandoli gettati in aria e poi ripresi, come se fossero incollati lungo un filo che si può svolgere e dipanare con un cenno degli occhi. La sua musica aveva rivoluzionato 11 jazz: .Nel '48, fino al '50, ci fu una specie di esplosione di musica, ma un'esplosione fredda, silenziosa, in cui ogni cosa rimase al proprio posto, e non ci furono né grida né macerie, ma la crosta dell'abitudine si spaccò in milioni di pezzi e persino i suoi difensori (nelle orchestre e nel pubblico) fecero una questione di amor proprio di qualcosa che non sentivano più come prima'. Parker era partito dalla le¬ zione di Lester Young. Ogni sera a Kansas City, era un ragazzotto. riusciva a infilarsi nella buca sotto l'orchestra per ascoltare il suo idolo che suonava con Count Basie. Era un buon dilettante, il Charlie di allora, e con lo studio imparò ciò che doveva imparare. Poi inventò qualcosa di suo. 1940, circa: durante una jam session 1 musicisti suonano Cherokee, il tema arioso di Ray Noble: -Qui ci vuole qualcosa di nuovo-, si dice Charlie Parker. E inventa il Bebop. Ecco come, secondo la versione di Ross Russell, impresario e biografo del Bird: -Gli balenò un'idea: se avesse suonato le note alte degli accordi invece di quelle medie e basse, avrebbe ottenuto una nuova linea melodica. Valeva la pena di tentare... In principio le note erano un po' strane ma funzionavano. Usava intervalli più alti: ottave, undicesime, tredicesime. Nessuno aveva mai sentito una cosa del genere'. Chet Baker, che aveva suonato con Parker per qualche tempo, riusciva a commuoversi parlando di lui: -Tutto il jazz moderno nasce dalla sua musica-, diceva. Anche Miles Davis è partito da Parker. Proprio perché oggi non c'è un Parker (e anche Chet se n'è andato), il jazz lo ascoltiamo più volentieri sui dischi che dal vivo. Non 11 Parker liofilizzato di Bird ma quello vero. Franco Mondin!. Charlie Parker

Luoghi citati: Cannes, Kansas City