Olocausto, perché la Cri tacque
Olocausto, perché la Cri tacque Olocausto, perché la Cri tacque La polemica alla «Bbc»: già nel '42 la Croce Rossa sapeva del genocidio degli ebrei - L'Organizzazione non protestò temendo la rappresaglia di Hitler LONDRA — Perchè la Croce Rossa Internazionale non insorse contro il genocidio di milioni di ebrei durante la seconda guerra mondiale? Alla domanda ha tentato dì dare una risposta uno storico elvetico al quale è stato permesso di accedere agli archivi dell'Organizzazione a Ginevra. Il Comitato internazionale della Croce Rossa fu spinto dal suo vicepresidente e dal governo svizzero a mantenere il silenzio sull'Olocausto: l'accusa è lanciata dal professor Jean-Claude i >ivez, invitato dalla Croce Rossa Internazionale a esaminare e analizzare documenti del tempo di guerra e esprimere un giudizio sulla controversia che getta ombra sui 125 anni di storia dell'Organizzazione. L'accusa di Favez è stata contestata dall'attuale direttore generale della CR, Jacques Moreillon, secondo il quale quello di Favez è un giudizio che non tiene conto del fatto che un appello pubblico della Croce Rossa contro i massacri di ebrei europei avrebbe ostacolato e messo in pericolo l'opera umanitaria che la CR svolgeva nella Germania nazista. Favez e Moreillon hanno dibattuto le loro tesi nel programma Everyman in onda domenica sera sulla Bbc. La Croce Rossa ha sempre rispettato un codice comportamentale di silenzio e neutralità, ritenendo che solo in questo modo essa sia in grado di accattivarsi la fiducia dei governi e l'accesso alle prigioni e ai campi di prigionieri di guerra. Secondo Favez. però, sufficienti informazioni sul genocidio in atto nella Germania di Hitler erano filtrate già nell'estate del '42, tanto da persuadere i dirigenti della CRI a dover rompere la tradizione e emettere una protesta. Dai documenti esaminati da Favez risulta che la copia di una protesta era stata distribuita ai 23 membri del Comitato e che in una riunione speciale del 14 ottobre 1942,21 dei 23 membri diedero parere favorevole alla pubblicazione del documento. Il loro parere venne però bloccato da Cari-Jacob Bur- khardt, allora vicepresidente, e da Philippe Etter, presidente della Confederazione elvetica e membro di diritto del Comitato. In quel momento il governo svizzero viveva nel terrore di vedere la propria terra invasa dalle truppe naziste e era fermamente intenzionato a impedire una protesta che avrebbe potuto provocare la Germania hitleriana. Dalla documentazione analizzata, dopo gli interventi di Burkhardt e Etter, il presidente del Comitato respinse il volere della maggioranza. Moreillon, rispondendo a Favez, ha detto che prima di leggere la relazione dello storico era convinto che il Comitato avrebbe dovuto protestare. Ma dopo aver letto i risultati, «abbastanza stranamente, sono giunto alla conclusione che, nell'ottobre del 1942, probabilmente si trattò dell'atteggiamento più saggio». «Avremmo corso un rischio notevole. Certamente avremmo fatto una migliore figura, ma le cose non sareb bero cambiate per i prigio nieri». (Àgi-Ap)
Persone citate: Etter, Hitler, Jacques Moreillon, Philippe Etter
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