Io Robinson contro la noia totale

Io, Robinson contro la noia totale LAWRENCE DURRELL: «SOLO LA BRAMA DI DENARO OGGI MUOVE GLI SCRITTORI» Io, Robinson contro la noia totale «Affoghiamo nella volgarità, tatti scrivono cattivi racconti», afferma l'autore del «Quartetto di Alessandria» - «Si pubblicano libri illeggibili per cui si pagano milioni di dollari» - «Per guadagnare, anche un autore eccellente come Norman Mailer è capace di riscrivere, male, l'Esodo» - «Mi vedo come una specie di Crusoe, ma ho cercato d'essere troppo fantasioso» - «A mio fratello Gerald i libri devono averli scritti le sue mogli o i suoi animali» • «Vorrei fare un film con Bertolucci» Lo scrittore inglese Lawrence Durrell (Darjeeling, India 1912), uno degli autori più originali del dopoguerra, raggiunse la notorietà con II quartetto di Alessandria. Autore anche di libri di poesia e di viaggi (tra gli ultimi, molti dedicati alle isole greche), è fratello del naturalista Gerald Durrell, per cui, da quanto appare in questa intervista, non sembra avere molta simpatia. SOMMI ere s si trova praticamente a metà strada tra Montpellier e Nlmes. Basta arrivare Ano in fondo al pianoro ventoso e soleggiato che costituisce parte della valle del Rodano in direzione delle piccole alture e colline che si alzano a poco a poco lino a raggiungere, a volte, tra boschetti di sugheri, olive ti e vigneti, i 400 metri. Il paese sorge sulle rive del Vidourle, un torrente tranquillo che scende dalle Cevenne. Pochi giorni prima della nostra visita, Lawrence Durrell aveva compiuto settantasei anni. E' autore di più di trenta libri, tra cui i notissimi racconti de n quartetto di Alessandria, libri di poesia e di viaggio. Ci aveva dato appuntamento di primo mattino. «Non vi preoccupate, venite quando volete, io mi alzo all'alba E' l'unico modo per riuscire a lavorare sul serio per un'ora. Pensate che le nove sia troppo presto?». Durrell scende la scaletta che porta in giardino e alza la mano con un gesto cordiale di benvenuto. «Venite, venite». «Aspettavo che arrivaste per bere qualcosa Non volete un bicchiere di vino bianco? E* troppo presto? Preferite un gin tonic? Siete sicuri di preferire il caffè?». Durrell si siede proprio al bordo di una sedia metallica, appoggiando i gomiti su uno dei grandi tavoli della sala, mentre si serve un calice di vino bianco che sorseggia lentamente. Gli piace parlare, quasi non è necessario fargli domande. Durrell sembra fare vita ritirata, n giardino è coperto di erbacce e di edera, l'automobile è riparata sotto una fodera impermeabile, la piscina è piena di girini, tutte le imposte della casa sono chiuse. Lui va poco in paese e rientra presto, dice di aver perso il gusto di viaggiare, «j «v ■■■■ •.. «Oggi tutto mi stupisce e mi riempie di orrore. Vivo in uno stato di orrore assopito. Si pubblicano libri assolutamente illeggibili per cui si pagano milioni di dollari e che da un giorno all'altro scompaiono dalle librerie. Non le sembra incredibile? Veramente non comprendo più nulla. Per questo vivo in uno stato di orrore assopito, perché mi piace comportarmi educatamente. Alla fin fine, se è questo che vogliono, meglio per loro! Una volta il mercato dei libri era più ridotto e non si stampavano tante copie. Non credo che Spengler, ad esempio, abbia venduto centomila copie, ma le sue opere ricevevano giudizi che influivano in un settore del pubblico che realmente rappresentava l'opinione dell'epoca. I suoi lettori dovevano essere gente come Freud. L'idea che tutti debbono poter avere tutto è fatidica, n potere intellettuale deve essere intellettuale, non economico. «Il mondo oggi è mosso dalla brama di denaro. Per esempio non ho nulla contro Norman Mailer, che è uno scrittore eccellente, ma ha una tale brama di denaro che è capace di tutto, perfino di riscrivere — male — l'Esodo. E' un peccato. E Mailer non è il solo. E' certo che altri scrittori lo hanno fatto in passato; Dickens ha scritto per pubblicazioni a dispense, per i giornali. Ma in pratica è un'eccezione. Forse bisognerebbe aggiungere Wilkie Collins, Edgar Allan Poe, quattro o cinque nomi, Stevenson. Ma cosi è finito l'elenco e proprio Dickens non era certo un miliardario, visse senza problemi e si comprò una casa, ma questo è tutto. Non lo si può certo paragonare a Gordon Selfridge, e inoltre Dickens divenne pazzo per lo scrivere, si ridusse quasi alla cecità. Oggi, tuttavia...». Continua: «Guardi, c'è l'esempio di mio fratello Gerry (Gerald). E' in questa foto, con il cilindro. Fu scattata all'ingresso di Buckingham Palace quando gli diedero una decorazione. Meno male che lo sostiene la moglie americana, perché doveva essere completamente ubriaco. Più tardi ha addirittura venduto all'asta il cilindro. Non so se gli.diedero molto denaro, ma certo si comprò un altro animale. E' diventato famosissimo, ha la raccolta più scelta di animali strani. Gli manca un elefante e un leone, ma a parte questi... E come il mondo è pieno di strambi che gli mandano soldi per il giardino zoologico! Compresa mia sorella che sta scrivendo un libro sulle sue avventure sentimentali. Se lo pubblicheranno sarà capace di rovinare il resto della famiglia perché sono tutte avventure sessuali! Non lo capisco, perché nella mia famiglia sono tutti praticamente analfabeti». Gli si illuminano gli occhi e si mette a ridere, divertito. «A mio fratello i libri devono averli scritti le sue mogli... o i suoi animali!». Dall'India Ha una figura inconfondibile: basso, robusto, testa rotonda e pancia abbondante e prominente. Tutta la parte superiore del corpo, soprattutto le spalle e il torace, è di costituzione più robusta che le gambe. Si dirige verso l'estremo., opposto .della sala, e prènde da uno' scatolone un libro: «Questa è una mia antologia sui luoghi in cui ho vissuto. Sarà un libro molto grazioso, illustrato con acquerelli. No, non sono miei. Ho smesso di dipingere. Ma è stato difficile da completare: ho vissuto in tanti posti... Non ho mai avuto una casa. Ogni due anni cambiavo lavoro, e ogni tre donna. Vedere la mia vita raccolta in questo modo mi fa sentire orribilmente postumo. E l'enfisema non mi aiuta certo a confortarmi; è come se avessi centoventisette anni Ho smesso di fumare troppo tardi. In realtà ho avuto una vita errabonda, per nulla drammatica. Anche viaggiando tanto e senza soldi, la mia vita è sempre stata un pasticcio. E odio il disordine. «Forse ho seguito vie strane per essere nato in India, il che non dimostra eccessiva intelligenza da parte mia Mio padre era un ingegnere che in realtà viveva nella foresta, dove costruiva la linea ferroviaria Nella mia famiglia nessuno era più stato in Inghilterra da due generazioni, eravamo ignoranti come gli indigeni, anche sé esìsteva una sorta di etica del funzionario coloniale. L'altro giorno ho trovato una cartolina della scuola dove ho studiato. Guardate. Queste montagne innevate sullo sfondo è la catena dell'Himalaya. Un bell'edificio, vero? Era una scuola cattolica, ma i lama passavano nel cortile diretti ai monasteri con le loro ruote della preghiera. «Mi sono educato leggendo Dickens. E credevo che la so¬ cietà inglese fosse allegra e spensierata, senza problemi. Ho capito subito che tutto questo non esisteva, che quei personaggi grassi e gioviali comparivano solo nelle commedie di Shakespeare. L'Inghilterra prima di Freud era un cimitero vittoriano. Dopo sei mesi ho capito che doveva esserci un altro modo di vivere. Mi sono dedicato ai viaggi con la scuola in Svizzera, Spagna, Parigi E' stato allora che ho scoperto l'Europa «Non ricordo quando ho deciso di fare lo scrittore, ma so che ci ho pensato da quando ero abbastanza piccolo, forse sui sette anni, mi pareva un lavoro gradevole. Tutta la famiglia si mise a ridere. Ma mio padre.che era un tipo abbastanza acuto, mi diede retta Un giorno arrivò a casa un asino carico con un pacco enorme, della grandezza di questa tavola. Era indirizzato a me e conteneva le opere complete di Dickens con un biglietto "per lo scrittore Lawrence Durrell da parte di suo padre". Un fittavolo era morto di cancro e mio padre si trovò a passare per la casa quando mettevano all'asta i suoi beni; gli passò per la testa che, in fondo, se volevo diventare scrittore, tanto valeva che leggessi Dickens! Così mi ritrovai con quarantadue volumi di Dickens in casa! «Oggi non esiste una buona produzione artistica, tutti ci rendiamo conto che è qualcosa di finito. La noia è totale. Affoghiamo nella volgarità, tutti scrivono cattivi racconti. «La situazione della letteratura è cattiva in tutto il mondo. Quando penso ai sacrifici che il vecchio Faber, Eliot e compagni hanno fatto per pubblicare in piena guerra un libro di poesie in un'edizione 'di 500 copie, quando c'erano tante altre cose da fare, e mol!to più interessanti! E' questo l'impegno che oggi manca Tutti si dedicano a calcolare i propri trionfi, anche se sono insignificanti, frutto di furbizia e tronfi. E non perché siano più calcolatori. A volte non li sanno neppure fare, i conti. I miei editori inglesi per riaffermare il loro potere intellettuale, non hanno voluto pubblicare un mio libricino, Il sorriso nell'occhio della mente'. In questa casa che dall'esterno sembra murata, abbandonata, Durrell ha scritto alcune delle pagine più complesse, ambiziose e belle della letteratura contemporanea. «Ora capisco che ho gettato al vento troppa energia. Avrei dovuto raccontare storie più semplici. L'esempio classico è Robinson Crusoe. Io mi vedo come una specie di Robinson Crusoe, ma ho cercato di essere troppo fantasioso. Con II libro nero ho cercato di disarticolare il linguaggio senza fare del surrealismo. Ho cercato di non rifugiarmi dietro un falso sistema a colori. Figuratevi. «Tuttavia mio fratello è diventato ricco ed è un giovanotto: ha soltanto sessantatré anni. Si nota che è un bambino soprattutto dal punto di vista mentale. Grazie alla televisione ha portato la nostra famiglia in tutte le case. Avete visto i film? Una cosa abbastanza grottesca. Comunque riconosco che La mia famiglia e gli altri animali è per lo meno valida quanto Huckleberry Finn. Questo è Corfù, in effetti. Sono stato io ad avere l'idea che la mia famiglia si installasse a Corfù. Ho vissuto a Corfù in vari periodi, il più lungo durato cinque anni. Ma ci hanno espulsi dalla Grecia, anche se ci sono tornato dopo la guerra. Sono stato destinato a Rodi e a Cipro. Ho scritto libri di viaggio su tutte queste isole, ma in realtà non è stato gradevole perché non smettevo di viaggiare». E' strano che i suoi racconti non siano stati portati con successo sullo schermo. «E' un peccato. E' certo che ogni volta che qualcuno ha tentato onestamente di fare un film il risultato è stato disastroso, nonostante ci fossero attrici che erano predestinate al trionfo, come Anouk Aimée o Sophia Loren. Sarebbero state una Justine perfetta, ma per qualche ragione gli sceneggiatori fecero un sopruso. E io non posso scrivere copioni: il libro già esiste come una forma di esperienza, e mi sarebbe impossibile tradurlo in una forma diversa. E ' compito di qualcun altro. E' una cosa penosa: i libri avevano forza, provocano emozioni, ma il film no. La verità è che non so molto sul tema Non si può vivere nelle isole greche e essere aggiornati Sono molte le cose che io non ho mai visto: sono un grande ignorante. Non pretendo di aver trovato soluzioni a nulla. Non conosco la risposta a molte cose. Se le conoscessi sarei felice. So soltanto che esiste una direzione verso cui orientare le mie ricerche». Si interrompe un attimo e sembra perduto in un sonno vago, diffuso, quasi si immergesse in uno stato di yoga, che pratica con assiduità, partecipando anche al raccoglimento di un monastero che i Lama hanno eretto in Francia. A Hollywood «Quando sono andato in California, a Hollywood, in realtà ci sono andato con lo spirito di un mendicante tibetano. E' stato divertente perché sono andato a tenere alcune conferenzze e vivevo a soli 20 chilometri da Miller e a 15 da Anais Nin, e ogni giorno a mezzogiorno andavo a casa sua. Miller con tutte quelle donne che votevàno che comprasse loro una Jaguar. E Anais sempre preoccupata per la sua reputazione, perché aveva scritto quei racconti erotici e le pareva di doversi redimere scrivendo un racconto tipo Theodore Dreiser. In fondo era una ragazza straordinariamente pura, misteriosa. Suo fratello Joaquin è stato un mio grande amico. «Anais era una persona molto complicata, e la psicologia non l'ha aiutata perché invece di darle disinibizione e piacere, l'ha resa prevenuta e diffidente. Quando si rendeva conto di avere uno stuzzicadenti in bocca si preoccupava per il possibile significato! In realtà era molto piacevole, e Otto Rank la aiutò molto perché la indusse a credere nei suoi diari e la incoraggiò a continuare a scrivere». 'Anche Durrell ha avuto fortuna come scrittore. Riconosce i suoi debiti con T. S. Eliot e con Sir Geoffrey Faber, che ebbero fiducia in lui nei momenti difficili. «Scrissi un dramma in versi, Saffo, di 200 pagine e glielo mandai. In piena guerra. Quasi non c'era carta e non era certo il momento adatto. E tuttavia lo pubblicarono senza difficoltà In questo modo Faber si è creato la reputazione. Due o tre gesti come questo basta- vana perché la gente comprendesse che si trattava di una casa editrice seria. E questo era ciò che Eliot rappresentava. Ho avuto molta fortuna perché in realtà mi adottarono come lo scrittore giovane della loro squadra Sono stati loro a lanciarmi Poi i libri hanno cominciato a vendersi da soli. Recentemente è andata in scena per la prima volta una mia opera in versi a Lione. Ha avuto molto successo, ma è un po' artificiale». Ride con gusto, beve un sorso e respira a fondo. Anche se il libro nero è stato pubblicato a Parigi nel '38, Il quartetto di Alessandria fu completato nel '60, Il quartetto di Avignone negli Anni 80 e la traduzione spagnola di Justine per esempio conta più di dieci ristampe, Durrell confessa che riesce a vivere di letteratura da soli quindici anni: «In realtà dovrei essere milionario, ma non lo sono. Ho fatto un pasticcio con l'agente delle tasse e mi hanno dato una multa di duecentomila sterline per pagamenti ritardati Fortunatamente Frangole è riuscita a risolvere tutto e a ridurlo alla metà, ma è stato un colpo terribile. In realtà sono diventato un poveraccio, n Quartetto e il Quintetto si vendono bene. A volte mi dicono che sono stati pubblicati in Vietnam o in qualche Paese del genere. Ma chi può controllarlo? Ricevo circa quattromila sterline l'anno o giù di lì. Non sono ancora riuscito a comprarmi la prima Rolls-Royce! Attualmente se non ti comprano una sceneggiatura o qualcosa del genere, uno non si guadagna da vivere scrivendo. Quel che dovreste fare voi è telefonare a Bertolucci per vedere se vuole girare un film con me! n problema è che sono vecchio. «Da poco mi è apparso un personaggio chiamato dottor Sinclaire che potrebbe dare origine a tutto un libro, ma devo frenarlo. Non mi va bene, n mio problema è saper dove fermare. Guardate, il dottor Sinclaire ha un baffo color zenzero e porta un vecchio cilindro. Si toglie il cappello con molta attenzione e... Ma che altro c'è? L'eccesso di aneddoti non è una cosa buona, bisogna dosarti La vera scrittura dev'essere qualcosa ■di molto, pulito. Credo che| quando gli aneddoti servono per riempire, il lettore se ne renda conto. Per me è sempre un problema di abbondanza: sto scrivendo un libro sulla Provenza e mi sovrasta il materiale. Che ne dite se proviamo quella bottiglia di vino? Solo un bicchierino. Vi piace?». Marcy Rudo Francese Parcerisas Copyright «El Pais" e per l'Italia «La Stampa" Sommières. Lawrence Durrell: «Non sono ancora riuscito a comprarmi la prima Rolls-Royce» (Andersen-Gamma-Volpe