Pinochet ha revocato lo stato di emergenza

Pinochet ha revocato lo stato di emergenza Dopo 15 anni, per il referendum presidenziale Pinochet ha revocato lo stato di emergenza Scetticismo dell'opposizione - Quasi certa la conferma del dittatore SANTIAGO — n governo cileno ha revocato dopo 15 anni lo stato di ermergenza. Un gesto «generoso» di Pinochet, sicuro di ottenere 1' avallo della Giunta alla sua candidatura, punto di partenza per rimanere al potere altri 8 anni? Oppure il governo ha ritenuto opportuno offrire un minimo di credibilità e trasparenza agli atti preliminari del referendum, cominciando dalla nomina del candidato che avverrà il prossimo 30 agosto? Le chiave di lettura possono essere diverse.. C'è infatti anche chi sostiene che il dittatore abbia finito per cedere alle crescenti pressioni interne ed esterne. Da tempo, la Chiesa cilena, vari governi stranieri e le forze politiche di opposizione insistevano sulla necessità di abolire lo stato d'emergenza a garanzia di una votazione 'libera e segreta» nel prossimo referendum. Va ricordato, comunque, che le misure restrittive particolari adottate durante lo stato d'emergenza - revocato con effetto da ieri, rivestono carattere permanente per cui non è previsto, almeno per ora, il ritomo degli esuli non graziati in precedenza né il rilascio dei prigionieri politici. Gli oppositori non si fanno molte illusioni. Se è vero che il governo perde la facoltà di limitare alcune libertà, è al¬ trettanto vero che un decreto legge del 1983 affida poteri discrezionali in materia di restrizioni alle amministrazioni militari locali, che possono agire invocando leggi e regolamenti, senza ricorrere allo stato d'emergenza. Senza contare che la Costituzione del 1980 dispone di un vasto complesso di norme per limitare i diritti individuali, mentre la legge sulla sicurezza interna dello Stato permette al militari un ampio margine di manovra per arrestare cittadini sospetti, senza necessità di mandati giudiziari. Del resto, l'ammiraglio José Toribio Merino, membro della Giunta, ha detto, a scanso di equivoci, che le autorità reprimeranno con energia qualsiasi turbativa dell'ordine pubblico, non escludendo nuovi giri di vite, in implicito riferimento alle manifestazioni di protesta annunciate da alcuni settori di opposizione per martedì. Anche il ministro della Difesa Patricio Carvajal, il quale si è augurato che la riunione della Giunta di governo »sia il più breve possibile», non ha escluso la possibilità di adottare 'Stati d'emergenza determinati» se l'ordine pubblico risulterà turbato. Per ora, si parla solo di un gran concerto con pentole e casseruole per martedì sera. H presidente della de Patricio Aylwin ha comunque de¬ finito 'positiva» l'abolizione dello stato d'emergenza, pur esprimendo la speranza che 'il governo non cerchi pretesti strani per fare marcia indietro». Giudizi positivi anche da parte della Chiesa e di altri settori politici, mentre alcuni ex parlamentari ripropongono il tema del 'candidato di consenso», proposto giorni fa dall'episcopato e respinto dal governo. In realtà il candidato in pectore del regime continua a essere Pinochet. Ma si ritiene che, se le inchieste e i sondaggi, dei servizi segreti dovessero fornire dati incerti sulla carta Pinochet, la Giunta ripiegherebbe su un candidato alternativo, per sottrarre appunto il capo dello Stato ad un'eventuale sconfitta, le cui ripercussioni risulterebbero disastrose per tutto l'apparato governativo. Una disfatta del candidato alternativo invece non solo risparmierebbe l'immagine di Pinochet, ma fornirebbe al regime un alibi per giustificare l'eventuale rovescio. La campagna governativa per il «sì» è in pieno svolgimento, n regime intende mobilitare l'opinione pubblica, servendosi soprattutto del monopolio dei mass media. Le prime inchieste condotte dal governo, tuttavia, assegnerebbero al «no» il 40 per cento dei voti, il 30 al sì e il resto agli indecisi. (Ansa)

Persone citate: José Toribio Merino, Patricio Aylwin, Patricio Carvajal, Pinochet

Luoghi citati: Santiago