L'Urss non ammaina i vessilli baltici

In Birmania si torna a sparare Seconda giornata di sciopero generale, dimostranti uccisi in due città In Birmania si torna a sparare A Rangoon duecentomila manifestano per la democrazia - Il regime annuncia un sondaggio d'opinione: saranno distribuiti questionari in cui si chiede il sistema politico preferito RANGOON — Tutte le attività lavorative sono rimaste paralizzate ieri in Birmania per il secondo giorno consecutivo di sciopero generale proclamato dagli studenti e dai monaci buddisti che vogliono la fine del partito unico socialista e l'introduzione di libertà e democrazia Cinquecentomila persone sono scese in strada in tutto il Paese — un numero nettamente superiore a quello di lunedì secondo fonti diplomatiche — ed hanno manifestato pacificamente a Rangoon, Mandalay, Sagaing e Yenangyaung. Secondo voci non confermate, tuttavia, vi sarebbero state sparatorie fra polizia e dimostranti a Moulmein (177 chilometri ad Est della capitale) e a Takton (386 chilometri a Nord): negli incidenti sarebbero morte almeno una dozzina di persone. A Rangoon si calcola che 200.000 dimostranti abbiano affollato le strade del centro con cartelli e striscioni inneggianti al pluralismo parlamentare. Le truppe di presi¬ dio agli edifici pubblici non sono intervenute ma tramite altoparlanti hanno fatto sapere che il governo ha istituito una commissione di undici esperti con lo scopo di condurre un sondaggio di opinione sulle modifiche politiche da apportare al sistema del partito unico. La commissione ha aperto uffici nella capitale ed è in procinto di aprirli nel resto del Paese per la distribuzione di questionari nei quali si chiede se in Birmania debba essere introdotto un sistema con più partiti e nel caso affermativo quanti dovrebbero essere, se due o più. La radio ufficiale ha invitato la popolazione ad esprimere le proprie opinioni liberamente ed ha assicurato che lo Stato non prenderà alcun provvedimento contro individui o organizzazioni per quanto verrà scritto. D presidente della commissione Aung Hein ha minacciato, secondo fonti diplomatiche, di dimettersi se non verrà ridotta la presenza delle forze militari nelle strade. Le stesse fónti hanno riferito che anche ieri sono stati visti sfilare con i dimostranti artisti del cinema e del teatro e per la prima volta è stata notata la partecipazione del genero dell'ex primo ministro Maung Kha. licenziato lo scorso mese dall'allora presidente Sein Lwin (l'uomo forte del regime costretto poi a dimettersi dopo appena 17 giorni di potere sotto l'onda montante di una insurrezione popolare che aveva causato più di mille morti). Al posto di Lwin è stato eletto la scorsa settimana Maung Maung, avvocato e giurista con fama di moderato e primo civile al potere in 26 anni di dittatura militare. La nomina, tuttavia, non era piaciuta alla popolazione che lo giudica un personaggio ugualmente compromesso con il regime. Amnesty International ha accusato il governo birmano della morte o sparizione di migliaia di persone dopo l'imposizione dello stato di emergenza.

Persone citate: Aung Hein, Lwin, Maung Kha, Maung Maung, Sein Lwin

Luoghi citati: Birmania, Moulmein, Rangoon, Takton