«Stabili? Non sono teatri d'arte» di Osvaldo Guerrieri

«Stabili? Non sono teatri d'arte» i critici - Amarezze, progetti e speranze di Mario Martone a Napoli «Stabili? Non sono teatri d'arte» Il creatore del consorzio campano spiega: «Vogliamo ridare lustro a questo concetto di teatro e cominceremo con De Berardinis che interpreterà Eduardo» - Prepara un «Neottolemo» NAPOLI — Aveva detto, celiando e mentendo pur sapendo di mentire: Shakespeare? Non lo conosco; faccio Otello, ma mi ispiro a Verdi e a Boito. Brecht? Mah... Preparo L'opera da tre soldi, però secondo gli schemi di un certo cinema americano, tra campi di grano e periferie urbane. Mario Martone diceva queste frasi qualche anno fa. Cercava probabilmente di diffondere intorno a sé l'immagine di un regista naif, illetterato e ricco delle sue sole intuizioni. Che la realtà fosse diversa appariva chiaro dai suoi spettacoli. Anzi, l'anno scorso mise in scena un Filottete di Sofocle, interpretato da Remo Girone, che tutto era meno che l'opera di un illetterato. Adesso prepara uno spettacolo, La seconda generazione (Neottolemo), che s'annuncia come la quintessenza dell'erudizione. E' definita una 'tragedia greca apocrifa», s'incentra sulla figura di Neottolemo, figlio di Achille, e utilizza testi di Eschilo, Euripide, Virgilio, giù giù fino a Shakespeare. Perché apocrifa? -Perché è costruita su frammenti letterari — dice —. Non è un'antologia ma una vera e propria vicenda in quattro parti, racconta la comples- sa figura del figlio di Achille, che è una specie di buco nero del mito». In che senso? -Questo personaggio è trattato diffusamente nel Filottete di Sofocle, poi quasi ne perdiamo le tracce. Non c'è alcuna tragedia che lo elegge a protagonista, appare qua e là, ma con fisionomia profondamente mutata, addirittura cambia nome, si chiama Pirro, ed è crudele, un assassino, un carnefice. Resta da vedere se non è, in realtà, un carnefice-vittima». Uno dei testi che Martone utilizza per lo spettacolo è il Filottete di Ritsos, realiz¬ zato due anni fa per il Biondo di Palermo. "Quest'opera imprime alla mia tragedia una violenta sterzata, la indirizza verso l'obiettivo che più mi interessa, una contemporaneità tutta nostra, che si esprime anche con l'uso del frammento». Il frammento, spiega, corrisponde alla frammentazione del mondo e la frammentazione è lo stile tipico del suo far teatro, che negli anni scorsi si esprimeva attraverso un uso cinematografico della scena (il fotogramma), oggi si esprime attraverso la parola. «Se uso la parola con molta attenzione e mollo rispetto non vuol dire che cerco un ritorno all'ordine. Il mio atteggiamento non è cambiato. Adeguo la civiltà della parola alla civiltà dell'immagine. Quindi avremo una tragedia rigorosamente antica con una costruzione contemporanea-. Lo spettacolo debutterà in ottobre a Napoli o al Fabbricone di Prato, ma la prima ufficiale è fissata per novembre al CRT di Milano, che ne è il comproduttore. Sarà interpretato da Andrea Renzi (Neottolemo), Monica Bucciantini (che è stata Masha nel Gabbiano di Massimo Castri e qui sarà Andromaca), Licia Maglietta e Toni Servino. Subito dopo Martone comincerà a lavorare al Woyzeck di Bùchner, che sarà prodotto dall'Ater: un altro testo di parola, molto letterario. Ma lui ne proporrà una visione assolutamente nuova: -Lo sposterò nel tempo, oltre i nostri giorni, poiché mi pare che Woyzeck abbia una grande forza profetica, le sue parole dicono cose che potrebbero ancora accadere». Intanto Martone sviluppa la struttura dei Teatri Uniti, il consorzio nato dalla fusione di Falso Movimento con altri gruppi teatrali campani. Fra i molti progetti c'è il lavoro già molto avanzato sulla lingua napoletana. Lo compie soprattutto Toni Servino, che ha messo in scena le poesie di Eduardo De Filippo. Ora Servillo è riuscito ad ottenere da Luca De Filippo i diritti sull'opera di Eduardo. Risultato: si affiderà a Leo De Berardinis uno spettacolo, Il teatro di Eduardo, che pescherà da tutti i testi eduardiani. Dice Martone: -E'il ritorno di Leo a Napoli, dopo tanti anni. Vogliamo ridare lustro al concetto di teatro d'arte, ormai preda degli Stabili che spesso tutto sono meno che teatri d'arte». Osvaldo Guerrieri Leo De Berardinis torna a Napoli con il progetto di Martone

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