Litigano giornali e tv

Litigano giornali e tv Litigano giornali e tv DAL NOSTRO CORRISPONDENTE BONN — Il braccio tatuato di un bandito irrompe da uno schermo televisivo, puntando la pistola su una placida famiglia. Questa vignetta di Klaus Boehle, uscita sulla Welt di ieri, s'intitola «Il quarto potere»: e forse sarà utile ricordare che Gewalt, potere, in tedesco può voler dire anche violenza. E' la sintesi grafica del dibattito che si è sviluppato in Germania, dopo la sanguinosa galoppata dei due criminali riparati dietro i loro ostaggi, sul ruolo della stampa, sul rapporto fra quel ruolo e il comportamento dei banditi da una parte, della polizia dall'altra. La stessa Welt, nel suo editoriale di ieri, ricorda un precedente. Anche a Beirut, nel giugno 1985, nell'occasione di un'altra drammatica presa d'ostaggi, la stampa da testimone si fece protagonista, stabilì una specie di collaborazione con i criminali, in definitiva influì sul corso degli avvenimenti. Furono le grandi reti televisive americane, in quella circostanza, ad assumere la gestione del caso: il dirottamento di un aereo Twa, nel corso del quale fu assassinato un giovane passeggero. Ma eravamo, allora, nella terra di nessuno dell'aeroporto libanese. Quest'altro dramma, al contrario, si è svolto in terre dominate dalla più ferrea legalità, fra le città e le autostrade della Germania del Nord e dell'Olanda. Eppure non c'era la polizia a tallonare i banditi: c'è stata invece, dall'inizio alla fine, quella che la Welt definisce la «non santa alleanza» fra banditi e media. Il quotidiano conservatore di Bonn collega, come si vede, l'invadenza della stampa con la latitanza della polizia, spostando così la critica sull'altro aspetto del dibattito in corso: quello che si riferisce alla gestione politico-poliziesca del caso. Accenti francamente autocritici si trovano invece sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. La funzione della stampa, scrive il quotidiano di Francoforte, non può comportare la modificazione della realtà, la confusione dei confini fra verità e apparenza. Si ricorda come nel '77, all'apice dell'offensiva terroristica in Germania, non fu tanto una limitazione d'autorità a frenare la copertura del caso Schleyer e del successivo dirottamento dell'aereo Lufthansa a Mogadiscio: fu piuttosto una responsabile autolimitazione della stampa, teorizzata proprio in quel mesi da un documento del¬ l'organizzazione dei giornalisti tedeschi. Che cosa è cambiato da allora? Una risposta viene dalla Frankfurter Rundschau. In un editoriale che s'intitola «Sporchi giochi», il quotidiano progressista parte da una constatazione: una volta c'erano le esecuzioni capitali pubbliche, con grande concorso di folla. Ebbene ci sono anche oggi, e grazie all'elettronica penetrano gratuitamente nelle case di tutti. Questione di concorrenza, di spietata competizione. La Rundschau sposta l'analisi dalla stampa radiotelevisiva a quella scrìtta. C'è il giornalismo di qualità, e c'è quello sensazionalista: le altissime tirature appartengono a quest'ultimo. Possiamo aggiungere qualche dato alle argomentazioni dell'editorialista. Da una parte ci sono la Bild, il quotidiano ultrapopolare che tira cinque milioni di copie, e le numerose Boulevard Zeitungen locali, che prosperano grazie ai titoli sparati e concitati, alle forzature, alla tradizionale trìade scandalo-crimine-sesso. Dall'altra ci sono i giornali d'opinione, che si rifiutano di offrire un'immagine drogata del mondo e quindi pagano il prezzo di quel ritegno che, secondo il documento del '77, dovrebbe essere comune all'intera categorìa giornalistica tedesca. E' il libero mercato dunque, secondo la preoccupata analisi della Frankfurter Rundschau e di altri commentatori, a premiare precisamente chi gestisce con meno scrupoli gli sporchi giochi dello scoop. Naturalmente il libero mercato, e la concorrenza che ne è uno dei capisaldi, sono irrinunciabili. Resta dunque il problema di evitare in qualche modo, scrive la Kolnische Rundschau, che ogni considerazione etica venga ricacciata, come è accaduto in questo caso, sempre più sullo sfondo. E che una realtà brutale venga servita come se fosse un film dal brivido assicurato. C'è anche chi parla del comportamento della stampa in questa vicenda come di un'occasione perduta in vista di una migliore gestione del caso. Non vogliamo certo sottrarci a un dibattito così serio, scrìve l'Hamburger Morgenpost, né ci va proprio a genio che l'immagine professionale di noi giornalisti venga alterata in questo modo. Ma nella circostanza specifica i giornalisti, nei loro contatti con i banditi, hanno creato delle opportunità che purtroppo non sono state utilizzate. Perché? Questa è una delle domande, scrive il quotidiano amburghese, che attendono urgente risposta, a. v.

Persone citate: Klaus Boehle

Luoghi citati: Beirut, Bonn, Francoforte, Germania, Mogadiscio, Olanda