Auto-bomba dell'Ira Dilaniati 8 militari di Mario Ciriello

Auto-bomba dell'Ira Dilaniati 8 militari Belfast: forse una talpa dietro l'agguato Auto-bomba dell'Ira Dilaniati 8 militari Ventotto feriti gravi • Tornavano in pullman da una licenza LONDRA — Otto morti, 28 feriti. Una strage, ma anche un miracolo. Potevano perire tutti, quei militari britannici sull'autobus dilaniato da una bomba dell'Ira, ben cento chili di esplosivo piazzati su una vettura, immobile lungo la strada, in un micidiale agguato. E' un nuovo successo per il terrorismo irlandese che, da vari mesi, concentra il fuoco sulle forze di Sua Maestà, nell'Ulster, in Inghilterra, in Germania, in Olanda, in Belgio. Margaret Thatcher ha interrotto la vacanza in Comovaglia, è tornata a Downing Street. L'attendono molte e ardue decisioni. Una soprattutto. Se ordinare l'internamento dei presunti estremisti, cattolici e protestanti. L'internamento decretato dal premier Edward Heath nell'agosto '71 fu un fallimento. Attizzò disordini sanguinosi, accrebbe la simpatia per l'Ira, creò legioni di eroi e di martiri. Le circostanze sono adesso più propizie. L'Ira non riceve più l'amorevole, fiduciosa benedizione di tutti i cattolici nordirlandesi; i suoi capi e i suoi terroristi non sono più uomini senza volto e senza nome, ma sono noti ai servizi di sicurezza; minori sarebbero le critiche internazionali. Il governo «non esclude- un internamento, ma, come hanno ricordato ieri vari alti funzionari, la misura è ancora allo studio. Margaret Thatcher esita, ha dubbi, teme un amaro bis del '71. A Downing Street, Margaret Thatcher vuole risolvere altresì l'enigma della sconfitta, subita nella notte tra venerdì e sabato dalle forze britanniche di sicurezza. Come conosceva l'Ira i movimenti di quell'autobus che, per precauzione, non recava neppure contrassegni militari? Già si parla di una «talpa», che avrebbe indicato, in tempo, ai terroristi il luogo e l'ora del passaggio. E' un mistero. Sull'autobus viaggiavano 39 soldati del decimo battaglione Light Infantry (fanteria leggera) di ritomo da una breve licenza in Inghilterra. Erano scesi all'aeroporto militare di Belfast, ma, ad Omagh, in una contea occidentale, Tyrone. Li seguivano altri due pullman, con altri commilitoni. il piccolo convoglio era a soli 15 chilometri dalla sua destinazione, aveva superato Ballygawley, quando un veicolo, parcheggiato lungo la strada, esplodeva e investiva il primo autobus. Lo squarciava e lo proiettava lontano. Tra i primi a giungere sulla scena dell'attentato vi era Paddy Bogan, presidente del piccolo Alliance Party, che in quel distretto vive. 'L'autobus pareva una gabbia contorta di sbarre metalliche. Tutto attorno, fino a cento metri di distanza, un atroce tappeto di corpi mutilati. Non era facile distinguere i vivi dai morti. Quasi tutti i volti erano lacerati da tagli profondi-. Dei 28 feriti, due o tre potrebbero non sopravvivere, i medici non si pronunciano. Dall'inizio dcll'88, l'Ira ha ucciso 25 militari inglesi (20 nell'Ulster, gli altri in Inghilterra e sul continente), una cifra non raggiunta da molti anni. L'attentato più sanguinoso fu quello del 27 agosto '79, quando i terroristi, poche ore dopo l'assassinio di Lord Mountbatten, nell'Irlanda del Sud, ammazzarono 18 soldati, a Warrenpoint, nell'Irlanda del Nord. Nell'82, una bomba in un bar, a Ballykelly, vicino a Londonderry, aveva ucciso 11 militari e 7 civili. Un comunicato dell'Ira informa che l'attacco di ieri, sulla strada di Omagh, è stato eseguito dalla «Brigata Tyrone», mediante cento chili di esplosivo plastico Semtex. E' quello che l'Irish Republican Army ottiene dalla Libia. Due sono anzi i comunicati, quello dell'Ira e quello del Sinn Fein, il suo braccio politico, rappresentato a Belfast dal deputato Gerry Adams. I due testi attribuiscono ogni responsabilità a Margaret Thatcher, «decisa a tenere l'Ulster sotto sovranità britannica». 'L'esercito di Londra se ne deve andare dalla nostra terra, nessuno lo vuole qui-, afferma Gerry Adams. E, a nome del Sinn Fein, ripete: «Anche la signora Thatcher cosiste nel futile tentativo di occupare sei delle 32 contee irlandesi. Né la retorica né la repressione spegneranno l'anelito nazionalista». A Gerry Adams ha subito risposto Lord Fitt, ex deputato cattolico a Belfast, voce saggia e influente: «Se gli inglesi se ne vanno, è la guerra civile-. L'Ira attacca con rinnovata veemenza non perché è più forte che in passato, ma perché è più debole. Nell'Ulster, riceve l'appoggio soltanto della minoranza cattolica, di circa il 10 per cento dei votanti, meno di 4-5 anni fa, ed è un appoggio concesso a denti stretti; nella Repubblica irlandese, a Sud, nelle elezioni dell'87 il Sinn Fein ha raccolto briciole, 1*1,9 per cento. L'irredentismo dell'Ira non fa più vibrare i cuori, gli irlandesi a Nord e a Sud hanno capito che la questione è assai più complessa. Londra sarebbe felicissima di abbandonare l'Ulster, tutti i sondaggi sono prò ritiro, ma troppa è l'opposizione, dei protestanti del Nord come di Dublino. Mario Ciriello