«Il sogno diventò un incubo»

«Il sogno diventò un incubo» «Il sogno diventò un incubo» Questo il senso dei titoli dei giornali inglesi sul ritorno di Rush - In un'intervista il gallese ammette: «E' stato il mio anno di miseria» - Charles: «Peccato, i tifosi bianconeri non sapranno mai quanto fosse bravo» LONDRA — -Finalmente fuori di cella», 'L'eroe è ritornato», "Grazie a Dio sono a casa», "Granfie ritorno, in prima classe». Questi alcuni dei titoli a caratteri .cubitali con cui la stampa britannica ha annunciato ieri il clamoroso ritomo al Liverpool di Ian Rush. Ogni quotidiano «spara» una cifra diversa circa i termini economici del trasferimento dalla Juventus, n Daily Mirrar parla di 3,2 milioni di sterline (circa 7 miliardi di lire), la cifra esatta che la Juve aveva concordato per il passaggio di Rush da Liverpool a Torino. C'è invece chi indica cifre inferiori ma sempre al di sopra dei 2 milioni e mezzo di sterline, limite del precedente record di soldi spesi da una società inglese per acquistare un giocatore. Secondo il Sun, sempre piuttosto bene informato in campo calcistico, il nuovo contratto per Rush sarebbe quinquennale. Il giocatore gallese percepirebbe 3000 sterline alla settimana, circa la metà di quello che guadagnava alla Juventus. «Il mio anno di miseria»: è il titolo di un lungo articolo del Sun in cui Rush si sfoga per la sua stagione da dimenticare con la maglia bianconera. Alle cose già dette giovedì nella conferenza stampa a Liverpool, Rush aggiunge alcune considerazioni sul perché di questo fallimento. "Sono state dette molte bugie sul mio conto in Italia — afferma nell'Intervista Rush —, in realtà la tavola italiana mi è sempre piaciuta, mi ha entusiasmato conoscere un nuovo modo di vivere e ho preso lezioni di italiano. Ma non ero concentrato nel mio calcio, la mia mente era sempre in funzione. Dovevo traslocare in una casa nuova, imparare la lingua, giocare col Galles e lavorare in una squadra che aveva sei giocatoti nuovi». Rush ha confessato di avere spesso avuto in Graeme Souness il consolatore e consigliere: "Grazie a lui mi sono mantenuto lucido. Mi ha convinto che posso ancora giocare. Mi ha parlato della mentalità italiana. Che tutto viene esagerato: vincere, perdere, segnare o non segnare, giocare bene o male una partita». n giornale Today fa parlare direttamente Souness in un giro di opinioni su Rush dal tìtolo «U sogno italiano che diventò incubo». «Il problema di fondo è che Rush si è trovato a giocare in una brutta squadra — ha affermato l'ex centrocampista della Sampdoria, ora allenatore-giocatore del Glasgow Rangers —; è il miglior goleador del mondo, ma non è il giocatore che arriva con la palla, dribbla tre avversari e caccia la palla in rete. Deve giocare in area. Dategli la palla nell'area di rigore e lui metterà a segno una percentuale di gol superiore ad ogni altro giocatore. Ciò non vuol dire che sia pigro. Lavora sodo ed è in grado di annusare il gol anche quando sembra non esserci nessuna possibilità. Ha una sorta di istinto naturale che è impossibile inculcare in un qualsiasi giocatore». 'Jan — ha concluso Souness—semplicemente non ha avuto intorno a lui giocatori in grado di servirlo come il suo ruolo di gioco richiedeva». Sul Daily Express è invece John Charles, il «gigante buono» che a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta era l'idolo degli juventini, a spiegare perché "tutto è andato storto». "Quando arrivai io alla Juve—ha affermato Charles—avevo ot¬ tenuto un servizio di prima classe. A Rush invece è stato dato scarso appoggio la scorsa stagione». Tra l'altro lo scorso 12 aprile Rush aveva partecipato a Leeds ad una partita per raccogliere rondi a favore di Charles, in grosse difficoltà economiche. Con Rush, oltre a Platini e a Scirea, aveva giocato anche Kenny DalgUsh, l'attuale allenatore del LiverpooL Mólti ritengono che sia da quella partita in cui Rush aveva segnato ben tre reti,' e da quel «reincontro», che sia maturata la decisione del gallese di ritornare anzitempo nella sua terra. •Il suo ritorno mi ha lasciato attonito — ha osservato Charles —, ero convinto che quella di quest'anno sarebbe stata la stagione in cui avrebbe dimostrato quello che vale. Ora i tifosi della Juve non potranno mai sapere quanto fosse bravo». , "Le cose non sono andate bene per lui — ha concluso Charles—ma c'erano segni verso la fine della stagione che i suoi compagni incominciavano a passargli più palloni. Lui aveva imparato molto da un'esperienza dura. Il primo anno è sempre molto difficile, e ancora più difficile quando giochi in una squadra cosi giovane. Ma Ian aveva imparato, ed è per questo che ero sicuro che avrebbe giocato una fantastica stagione».- Il commento di Mark Hateley, ex stella milanista, è ancora più amaro: "Se fossi stato al posto di lari, sarei rimasto ancora un anno. Il mio orgoglio non mi avrebbe mai concesso di andarmene senza aver dato prova di quello che posso fare». Luther Blisset, ex «Rush» del Milan, invece lo giustifica: «In un anno è già tanto se si impara lo schema tattico italiano».

Luoghi citati: Galles, Italia, Liverpool, Londra, Platini, Torino