L'etilometro strumento di grande precisione va sostituendosi al palloncino

«La Protezione civile usa male i suoi fondi» Severe critiche della Corte dei coliti «La Protezione civile usa male i suoi fondi» «Che c'entra il riprìstino di chiese?» - Anomalie dèi dopoterremoto ROMA — Le «gestioni fuori bilancio» degli interventi nel settore della Protezione civile sono nel mirino della Corte dei conti, che nella sua relazione sui bilanci dello Stato ne critica le contraddizioni e ne esemplifica, in negativo, le scelte operate, partendo da un dato complessivo: il fondo previsto dalla legge 547/82 ha quasi raggiunto 12 mila miliardi, ne sono stati impegnati 6 mila. Una prima responsabilità della cattiva gestione è individuata nelle stesse norme che assegnano le competenze. La gestione di questo fondo — afferma infatti la Corte dei conti — è caratterizzata da una 'ingiustificabile .disorganicità normativa»: tra l'altro il ministro ha troppi poteri di deroga alle procedure previste per legge ed è portato sempre più ad agire come organo operativo e non solo di «coordinamento» della protezione civile. Questo accentua «i già rilevanti problemi di compatibilità» con analoghe funzioni svolte dal Ministero dell'Interno (Direzione generale per la protezione civile) e dal Corpo nazionale dei vigili del fuoco, «con conseguenti duplicazioni di iniziative e dispersione di risorse finanziarie». Al ministro — annota la Corte — è possibile intervenire con contributi in settori ben poco riguardanti la protezione civile. La stessa Corte elenca una serie di interventi ritenuti opinabili rispetto alle finalità del settore: 600 milioni per costruire l'eliporto del Policlinico Gemelli di Roma (dell'Università Cattolica) ; quasi due miliardi alla Regione Emilia-Romagna per il progetto «Aripar» (un sistema di individuazione, analisi e controllo dei rischi industriali); 300 milioni al Comune di Monte Argentarlo per trasformare in sede stradale un tratto di ferrovia abbandonato; 300 milioni alla Curia di Milano «per ripristino chiesa»; 250 milioni al Comune di Vetto «per ripristino chiesa parrocchiale»; 160 mi- lioni al Comune di Orio Canavese «per ripristino strutture statiche chiesa cimitero». Insieme con i fondi della Protezione civile sono nel mirino della Corte dei conti anche le «gestioni fuori bilancio» dei fondi per la ricostruzione urbanistica, edilizia, industriale nel territori meridionali, in particolare quelli colpiti dai terremoti negli anni '80-81. Queste gestioni — osserva la Corte — non sono state affatto «transitorie» (come era previsto dalle leggi istitutive, risalenti al triennio '80-81-82) e continuano ad assorbire «cospicue risorse finanziarie a carico dello Stato». Inoltre continuano ad essere caratterizzate: dalla mancanza di una efficace azione amministrativa di coordinamento e controllo; da una molteplicità «non chiaramente giustificata» di interventi; da una generale incertezza normativa, soprattutto sulle date di consegna delle opere realizzate; dai ritardi e dalle irregolarità dei rendiconti presentati dagli organismi deputati alle spese, che sono centinaia. Tra l'altro' sono state dichiarati irregolari alcuni rendiconti annuali delle gestioni riguardanti il Comune di Napoli (3520 miliardi finora impegnati) e i Comuni dell'area napoletana (2725 miliardi impegnati, dei quali 81 per «oneri di funzionamento»); e ciò soprattutto per quanto riguarda la misura delle retribuzioni del personale dipendente. In particolare la Corte sottolinea «l'ampiezza» dell'organico del personale della gestione per i Comuni napoletani, che alla fine dell'87 disponeva di 526 persone- (Ansa)

Luoghi citati: Comune Di Monte, Comune Di Napoli, Comune Di Orio Canavese, Comune Di Vetto, Emilia, Milano, Roma, Romagna