Dentro un mare di veleni

Dentro un mare di veleni Dentro un mare di veleni Il disastro ecologico-turistico lungo le nostre coste dell'Alto Adriatico ha raggiunto dimensioni tali da indurre gli. amministratori pubblici a chiedere lo stato di emergenza. E' l'inevitabile effetto dell'accumulo di sostanze inquinanti, portate in prevalenza dal Po, già segnalate dalla comparsa di banchi dì alghe rosse in putrefazione dòpo essersi riprodotte in misura abnorme grazie ai fosfati. Ora siamo arrivati alla «maionese chimica» che produce strati più o meno spessi e galleggianti di schiuma giallo-grigia: un nauseabondo composto di liquami, fosforo, azoto, idrocarburi, fenoli, con l'aggiunta di piombo, zinco, cromo e altro ancora. Il fenomeno è più visibile lungo le coste venete c romagnole che hanno bassi fondali, con lento ricambio dell'acqua di mare. Ma è segnalato in tutti i mari su cui pesano gli scarichi di grandi concentrazioni industriali c di un'agricoltura soggetta all'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici. Nel Mare del Nord i pesci mostrano sempre più frequentemente malformazioni e ulcere, dovute all'inquinamento che ha ucciso settemila foche. Le famose spiagge tedesche dell'isola di Sylt sono state coperte da un tappeto di schiu¬ ma simile a quella dell'Adriatico. La stessa schiuma compare alle foci del Reno. In Mediterraneo sta affacciandosi anche su acque molto profonde e mosse da forti correnti: nei giorni scorsi ne ho osservato i primi segni al largo della Costa Azzurra Che' pur vanta il maggior numero di stazioni balneari premiate dalla Comunità Europea con la bandiera blu della massima pulizia. La parte italiana dell'Alto Adriatico e più colpita per ragioni note. Il solo Po, alimentato da 141 affluenti quasi tutti in pessime condizioni, porta al mare ogni anno 47 miliardi di metri cubi d'acqua, contenenti i residui chimici e organici di una popolazione di 16 milioni di abitanti con la più alta concentrazione di industrie d'Italia c con un fittissimo tessuto di aziende agricole che usano quantità enormi di pesticidi, diserbanti, nutrienti chimici. Il bacino del Po scarica in mare quattromila tonnellate all'anno di fosforo soltanto sotto forma di concimi chimici non assorbiti. Aggiungiamo i fosfati dei detersivi, i liquami degli allevamenti di maiali, i rifiuti degli stabilimenti chimici e il collasso dell'Alto Adriatico appare inevitabile. Come rimediare dopo de¬ cenni di sterili denunce? Giustamente gli amministratori locali invocano provvedimenti su scala nazionale e questi sono stati ripetutamente indicati da studiosi ed esperti: piani di conversione dell'agricoltura per diminuire i consumi di prodotti chimici, trattamento dei liquami" degli allevamenti anche a fini energetici (produzione di gas), obbligo di sostituire i detersivi in uso con altri meno dannosi, riciclaggio dei residui di stabilimenti chimici, sistemazione del bacino del Po non soltanto con criteri di ingegneria idraulica ma anche con finalità di riequilibrio ecologico. E cito soltanto una parte delle misure proposte. Oggi la questione ecologica non è più considerata espressione quasi maniacale di una minoranza fastidiosa. Causa paura, produce conflitti all'interno dei settori economici coinvolti. Nel caso dell'Alto Adriatico l'industria turistica è chiaramente danneggiata da quella chimica e dall'agricoltura ad essa soggetta. Senza cadere in un millenarismo ecologico fatalmente sterile, c'è da sperare che la catena di avvertimenti scuota la classe politiMario Fazio (Continua a pagina 2 In nona colonna)

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