Il leone di Bush

Il leone di Bush La scelta dì Dan Quayle, «Kennedy repubblicano» Il leone di Bush Il candidato vicepresidente alla Convention: «Il partito deve preparare il leader del XXI secolo» -1 democratici: «Ci ha semplificato le cose» DAL NOSTRO INVIATO NEW ORLEANS — Il tentativo del repubblicani è di spacciarlo per il Kennedy degli Anni '90, quello del democratici di liquidarlo come il nipotino di Reagan. In realtà James Danforth Quayle, 41 anni, miliardario, al Senato dall'80, una moglie avvenente che ricorda Jacqueline, tre figli, un'ideologia aggressivamente conservatrice, sarà la più grossa incognita delle elezioni di novembre. Bob Dole, il grande escluso dalla lingua tagliente, più anziano di lui di un quarto di secolo, lo ha definito «un bel ragazzo dai natali giusti, di impetuosa arroganza, che deve ancora dimostrare chi sia e dove vada, e che rischia di stare troppo a destra». A questo giudizio, Bush ha ribattuto: »Ho fatto una scelta generazionale, simbolica del nuovo repubblicanesimo: Dan Quayle è il futuro, il partito deve preparare il leader del secolo XXI». In inglese Quayle significa «quaglia» e Bush «cespuglio», e ieri il Superdome, il palazzo dello sport dove si svolge la Convention, traboccava di magliette raffiguranti una quaglia smarrita nel sottobosco della politica statunitense: «La vignetta — ci ha detto il senatore italoamericano Peter Domenici, scartato anche lui da Bush—riflette la meraviglia e la perplessità dei delegati per la nomina di Quayle: è un gioco d'azzardo pericoloso in una campagna elettorale». Lloyd Bentsen, il numero due di Dukakis, 67 anni, la carica di presidente della commissione Finanze del Senato, si è detto felice della scelta: «E' un sintomo della povertà di idee dei repubblicani, ci semplifica le cose: La notizia della nomina di Quayle è esplosa come una bomba a New Orleans. Ma, come ha ricordato alla Convention e ai democratici l'ex presidente Ford, essa ricorda quella celebre di John Kennedy: quando avanzò la sua candidatura alla Casa Bianca, nel '60, egli «era un cameade di 42 anni». 'Sottovalutare Quayle — ha detto Ford in un'intervista alla tv — è un errore madornale». Ford ha elencato i meriti del giovane politico: è il primo «baby boomer» a salire alla ribalta nazionale, ossia il primo figlio del boom delle nascite dell'immediato dopoguerra; è stato eletto deputato per l'Indiana, il granaio d'America, a 29 anni, e senatore a 33. In dodici anni di campa¬ gne elettorali e di attività al Congresso, Quayle ha dimostrato di essere un oratore trascinante, un mediatore abile e un esperto manipolatore della televisione. Lo hanno aiutato i suoi trascorsi di avvocato e di editore—la famiglia possiede una catena di giornali, un impero — e una vaga rassomiglianza con l'attore Robert Redford, rassomiglianza che accattiva le donne e le persone anziane. Il suo limite è la sua cieca fede reaganiana. Se sul piano politico Quayle è un clone del presidente, su quello personale lo è di Bush. Questo golden boy del Mid West non ha mai conosciuto povertà né sofferenza. Dopo la laurea ha trafficato nei giornali di famiglia, l'Indianapolis Star e l'Arizona Republic tra gli altri; a 25 anni era già sposato con una compagna di università, si è formato sui libri di Gold water, il padre ideologo del reaganismo. Sportivo — è un campione di golf — a suo agio con le minoranze (propone la politica dell'inclusione, cioè la politica di apertura ai neri) — si presenta soprattutto come il tutore dei valori familiari: giustifica così la sua opposizione all'aborto e la sua avversione al femminismo. Ford ritiene che con gli anni diverrà più duttile: «Lo vedremo farsi più tollerante già nel corso della campagna elettorale». Quayle, visibilmente emozionato, ha dichiarato ieri in una conferenza stampa che Bush ha compiuto un atto di coraggio: 'Risponderò alle sue aspettative — ha detto — perché sento di rappresentare le nuove generazioni americane». Quayle ha ammesso di non avere avuto sentore di nulla fino all'ultimo minuto. «Mi hanno detto di andare ad ascoltare il vicepresidente che parlava presso il Mississippi e mi hanno rintracciato tra la folla per comunicarmi che il prescelto ero proprio io». I mass-media americani si chiedono se Dan Quayle, così affascinante e impulsivo, non nasconda qualche scheletro nell'armadio. Sul suo passato sono emersi finora solo due incidènti, entrambi trascurabili. NeU'80 Quayle fu ospite per un weekend di una celebre «lobbista», una donna di straordinaria bellezza, Paola Parkinson, che concedeva i suoi" favori ai parlamentari in cambio di contratti per le sue aziende: il senatore non ha fatto fatica a dimostrare che la signora aveva un rapporto con un suo collega, e non con lui. Più tardi, quando i suoi manifesti elettorali sottolinearono la sua rassomiglianza con Robert Redford, l'attore lo diffidò dallo sfruttare il proprio nome per i suoi fini politici. Quayle ritirò i manifesti, e dopo che fu eletto mandò una foto con autografo a Robert Redford: «£' il mio turno — gli scrisse — di avvertirti che ti querelerei se adesso tu usassi il mio nome per la pubblicità dei tuoi film». Ennio Carette

Luoghi citati: America, Arizona, Indiana, New Orleans