Mondo Nuovo preistoria del cinema

Mondo Nuovo, preistoria del cinema A BASSANO UNA MOSTRA SULLE MERAVIGLIE DELLA VISIONE NEL 700 E,'800 Mondo Nuovo, preistoria del cinema BASSANO DEL GRAPPA — Che il cinematografo abbia avuto non pochi antenati è fuor di dubbio. Senza risalire, come facevano i primi storici del cinema, alla caverna platonica come antecedente assoluto delle visioni d'ombre, delle immagini proiettate, è abbastanza agevole ripercorrere il cammino della preistoria del cinema catalogando e studiando tutti quei molteplici apparecchi inventati dall'uomo per creare immagini e produrre spettacoli, dal teatro d'ombre alle lanterne magiche ai giochi ottici del secolo scorso. Lungo questo tragitto affascinante e avventuroso in cui si mescolano inventiva e ciarlataneria, ricerca scientifica e piacere ludico, un posto non trascurabile occupa il cosiddetto «Mondo Nuovo», alla cui storia e al cui significato dedica una bella e ricca mostra la Città di Bassano del Grappa. Organizzata dall'assessorato alla Cultura col Museo Nazionale del Cinema di Torino e curata da Carlo Alberto Zotti Minici e da Gian Pietro Brunetta, con l'invitante titolo di «Il Mondo Nuovo. Le meraviglie della visione dal '700 alla nascita del cinema», essa rimarrà aperta sino al 20 ottobre, per passare poi ad Augsburg e approdare a Torino in primavera. Le meraviglie della visione! A vedere questi apparecchi prodigiosi, queste scatole magiche, che incantavano il pubblico del Settecento e dell'Ottocento con le loro immagini prospettiche, i colori vivaci, i mutamenti di luci e ombre, si può veramente parlare di qualcosa di meraviglioso. E meravigliose risultavano quelle visioni, racchiuse nella camera ottica, isolate dal resto del mondo, irreali come tutte le immagini oniriche e tuttavia realissime per gli espliciti riferimenti alla realtà quotidiana, ai luoghi e ai tempi del mondo contemporaneo. Questo era il «Mondo Nuovo»: questo presentare la realtà in immagini isolate, ingrandite, illuminate, che conferivano al reale una dimensione al tempo stesso concreta e fantastica. Un po' come sarebbe accaduto per il cinema due secoli più tardi. Apparecchio portatile, che gli operatori sistemavano di piazza in piazza per il divertimento della gente, esso consentiva la visione individuale, a turno, delle meraviglie di cui s'è detto. Immortalato da pittori e incisori — da Tiepolo a Longhi, da Watteau a Hogarth, da Magnasco a Carlevarijs —, oggetto di interesse per scrittori, viaggiatori e cronisti — Goldoni gli dedicò un poemetto — il «Mondo Nuovo» fece parte integrante, a un livello basso, popolare, ma proprio per questo ancor più interessante e importante, della cultura visiva settecentesca. Esso univa al piacere della prospettiva, al gusto della veduta paesaggistica e delle immagini delle città, che il «vedutismo» veneziano immortalava nei capolavori di Canaletto, di Guardi, di Beilotto, il senso concreto del meraviglioso, il bisogno infantile della sorpresa. Come suggestivamente recitava la didascalia d'una bella incisione settecentesca di Gaetano Zompini, « In sta cassela mostro el Mondo niovo I Con dentro lontananze, e prospettive, I Vogjo un soldo per testa, e ghe la trovo». Erano proprio le lontananze e le prospettive a costituire il piccolo spettacolo che incantava gli spettatori del tempo: quelle lontananze e prospettive che, fuori dalle grandi tele «pubbliche» di Canaletto e di Bellotto, collocate nel buio d'una scatola per una visione individuale, acquistavano il senso e la dimensione di un mondo realmente «nuovo». Ma spesso, nei «Mondi Nuovi» più perfezionati, alle vedute paesaggistiche si alternarono scene di genere, fatti quotidiani, ed altrettanto spesso la visione era accompagnata da un commento ad alta voce. Lo spettacolo si faceva sèmpre più coinvolgente, lo spettatore veniva immerso in una realtà fittizia che poteva anche apparire più vera del vero. Quando si passava improvvisamente da una visione diur¬ na ad una notturna, quando si assisteva a un incendio o a una eruzione di vulcano, quando comparivano esseri fantastici o mutazioni inaspettate, il meraviglioso sì insinuava nel reale con effetti spettacolari notevoli. Come aveva scritto il Goldoni, il «Mondo Nuovo» era «^.un'industriosa macchinetta, I Che mostra all'occhio meravìglie tante, I Ed in virtù degli ottici cristalli I Anche le mosche fa parer cavalli». Per soddisfare la curiosità del pubblico e mantenere vivo l'interesse dello spettacolo, artigiani e stampatori per tutto il Settecento e oltre si diedero da fare a inventare nuovi procedimenti tecnici, a costruire «Mondi Nuovi» con molteplici oculari e più raffinate tecniche di sostituzione delle immagini, a stampare vedute e scene di genere nuove e più suggestive. Nacque una vera e propria industria delle «meraviglie della visione» e, per quanto riguarda la stampa, Bassanp.del Grappa, unitamente a Pirigi, Londra e Augsburg, fu un centro importantissimo, grazie all'attività geniale e continuativa dei Remondini e della loro stamperia. r( Questa mostri, ricca di oltre trecento pezzi, ripercorre suggestivamente il cammino del «Mondo Nuovo», mostrando sia i v'ari apparecchi — alcuni dei quali, bellissimi, provenienti dal Museo nazio naie del cinema di Torino —, sia una scelta-amplissima di vedute e Scene-stampate in quelle quattro1 città (Parigi, Londra, AugsBuTg, Bassano) e altrove. E' una sorta di percorso d'avvicinamento al cinema, alla cultura visiva, ben più articolata e complessa, del Ventesimo Secolo. Ma è anche il recupero d'una visu alita non tanto ingenua e primitiva, come potrebbe sembrare a Una lettura su perficiale e non contestualiz zata di queste stampe, quan to foriera di sviluppi spettacolari inimmaginabili. Bisogna infatti vederle, queste vedute di città, questi paesaggi, queste scene di ge nere, non già come gli sfondi scenografici d'uno spettacolo teatrale, ma come l'essenza stessa d'una nuova visione del reale. Sono&se, una volta racchiuse, illuminate e ingrandite nel «Mondo Nuovo» " >và illusione a creare figurativi quel prò zione che il c: ìè basi dì visualìzzadella realtà rterà a com¬ pimento due secoli più tardi. Gianni Rondolino Gaetano Zompini: «Il Mondo Nuovo» (acquaforte, particolare)

Luoghi citati: Augsburg, Bassano Del Grappa, Londra, Parigi, Torino