Prodi i politici «bloccano» l'Iri

Prodi: i politici «bloccano» l'Iri Intervista al presidente dell'istituto Prodi: i politici «bloccano» l'Iri «Ora che il gruppo va meglio dicono che è finita l'era dei professori» «Sei anni fa, quando io e Reviglio siamo stati chiamati alla guida di Iti e Eni non ci hanno mica scelio perché ci ritenevano dei Mandrake. ha realtà è che non sapevano che pesci pigliare». E adesso? «Adesso le Partecipazioni Statali sono tornate ad essere molto appetibili. Così si dice che è finita l'era dei professori. Lo slogan mi va benissimo purché abbia dei contenuti. Così come viene lanciato da più parti non ha senso...». Sulle colline di Bebbio, sull'Appennino che sovrasta Reggio Emilia, s'inerpica in questi giorni uno strano e volonteroso ciclista, pronto a sfidare la canicola pomeridiana senza alcun timore. Ma questo è il carattere di Romano Prodi, professore imprestato nell'82 alla guida dell'In e alla vigilia del settimo anno di presidenza dell'istituto. Un anno difficile, segnato da tante sfide: siderurgia, polo ferroviario, aeronautica, elettromeccanica pesante, elettronica, telefonia e alimentare. E, come ama sottolineare Prodi, occorre far presto perché «nel "92 tutte le belle ragazze, ovvero le imprese, avranno già scelto i propri partners dopo averli cercati in tutto il mondo». Un anno tutto particolare, poi, perché sarà l'ultimo della presidenza Prodi. «Sono convinto — spiega — che sette anni siano un periodo più che sufficiente. Tante cose sono state fatte e assai meglio del previsto perché, è inutile negarlo, sono stato fortunato. La gente ha capito che si poteva raddrizzare la situazione delle Partecipazioni Statali». E adesso? «Sono democratico. Sette anni bastano». Professore, ma questa decisione annunciata e confermata la rafforza o la indebolisce? «Non c'è alcun dubbio. E' un grosso elemento di forza. Decisioni recenti e scomode le ho prese dopo aver' confermato questa scelta». E di forza ce ne sarà bisogno in un autunno che si annuncia incandescente per le Partecipazioni Statali. «Vede, noi ci siamo limitati a proporre dei progetti che sono vitali per l'industria italiana. Ora occorre decidere con molta chiarezza gli accorpamenti delle varie imprese e presentarci alla sfida internazionale con un settore pubblico rinforzato e un'industria privata rinforzata. E si deve far presto perché si tratta di cose che andavano fatte una decina di anni fa. Un esempio? Nel settore ferroviario è logico che la Fiat, troppo piccola in quel campo, o fa l'alleanza con noi o la fa con i francesi o con i tedeschi». E allora? «Allora occorre chiarezza e mi sembra che ci sia un blocco molto forte che impedisce le decisioni. Vedremo al rientro dalle ferie se si tratta di un semplice blocco o di una possibile paralisi». Addirittura una paralisi? «Alla vigilia delle ferie è stato facile rinviare tutti i dossiers, dall'alimentare all'elettromeccanico, a settembre. Ma è un fatto che si diffonde la sensazione che qualcuno voglia indietro il controllo delle Partecipazioni Statali adesso che vanno meglio». E proprio Prodi, due mesi fa, aveva lanciato in una conferenza a Milano un messaggio chiarissimo alle forze di governo: «Se per supplire all'incapacità politica di dare linee a lungo respiro si pensasse di accrescere il potere di intervento o di veto sulla vita delle aziende si finirebbe solo per annullare la base su cui si esercitano tali poteri». Ug0 Bertone (Continua a pagina 2 in quarta colonna)

Persone citate: Prodi, Reviglio, Romano Prodi

Luoghi citati: Milano, Reggio Emilia