Proietti un Liolà senza eros di Osvaldo Guerrieri

Proietti, un Liolà senza eros La commedia di Pirandello presentata in esclusiva a Taormina Proietti, un Liolà senza eros L'attore protagonista e regista di un allestimento che non supera mai il bozzetto rusticano in chiave musical - Scenografìe di Bertacca - Prestazione corposa di Taraselo e buona prova della Giannetti DAL NOSTRO INVIATO TAORMINA — Quando si spengono i potenti riflettori puntati con sadismo verso la cavea e le gradinate del Teatro'Greco, i settemila spettatori riacquistano gradualmente l'uso della vista e ai loro occhi barbaglianti appare in un alone dorato la grande scena ideata da Uberto Bertacca per il Liolà che Gigi Proietti regista e protagonista ha allestito in esclusiva per Taormina Arte. E' una contrada campestre adagiata su uno sperone di tufo, gialla di stoppie arse dal sole, di erbe rade, di cespugli secchi, popolata di case in arenaria che, nel second'atto, rivelano una fuga digradante di tetti e viottoli scoscesi. Una scena di un realismo corposo e calligrafico appena corretto dalla parete nera e lucida che va ad occultare i colonnati del fondo e nel cui centro, a cerchio, è piazzata la graticcia delle lampade. Una scena di questo tipo, che non lascia spazio alla fantasia, sembrerebbe l'ideale complemento di uno spettacolo che, secondo le note di regia, intende evitare le riletture e le interpretazioni soggettive, anzi vuol aderire al testo di Pirandello con fedeltà «maniacale, meticolosa, scrupolosa». Ma, si dirà, c'è modo e modo di leggere. Si sa che, per esempio, basta sottolineare una parola piuttosto che un'altra e cambia il significato di una frase. Dunque, ammesso che abbia un senso oggettivo, non sempre la professione di fedeltà è un merito. Anzi. Nella landa riarsa e assordata dalle cicale si aggira Nino Schìllaci, detto Liolà, amatore infaticabile, allegro, imprendibile come il vento e padre di tre bambini, tre cardelli, affidati a una filosofica e un po' querula Zia Ninfa. Superprolifico in proprio, Liolà non fatica a «regalare» all'an. ziano Zio Simone due pater-, nità putative, mettendogli incinta prima la nipote Tuz- za (il cui bambino il sordido vecchio vorrebbe adottare per non disperdere «la roba», dopo quattro anni di matrimonio sterile), poi la moglie Mita. E qui il vecchio accetta totalmente l'inganno; ignorando il peso delle corna, crede di far trionfare il proprio tornaconto; in realtà chi vince è Mita, che si vendica delle umiliazioni subite e, insieme, assapora finalmente il gusto di un amore ribaldo e un po' canaglia. Un'anima nera e cìnica pervade dunque questa commedia che Pirandello scrisse in dialetto agrigentino nel '16 e riscrisse in lingua l'anno successivo. Un'anima nera che fa da contrappunto all'eroti¬ smo ora candido ora crudele di Liolà, alla beffa sessuale che deriva dalla commedia latina e dalla Mandragola di Machiavelli. Ma anima nera, erotismo, beffa sono diluiti da Proietti regista in uno stile e in un tono che tendono alla creazione di un bozzetto rusticano nei modi edulcorati del musical all'italiana. In questo gli è complice Pippo Caruso, le cui musiche (registrate) non vanno mai oltre una garbata cantabilità. n Proietti attore, poi, sembra preoccupato di rappresentare soprattutto se stesso. Infatti la sua performance è una replica (questa volta davvero maniacale e meticolosa) del vezzi su cui ha costruito il suo vasto successo. La sua ribalderia d'amante incantatore e beffardo viene ricondotta a schemi di generica simpatia, di diretta affabilità, quasi che l'attore tema di tradire la propria immagine e il proprio personaggio. Proietti canta, a tratti gigioneggia, gioca a fare il bullo agreste, ma non tenta mai di scendere tra le pieghe meno solari del personaggio, non sonda la qualità più autentica del suo vitalismo.. A parte la prestazione corposa e terragna di Enzo Tarascio (Zio Simone), a parte la vivacissima prova di Paola Giannetti (La Moscardina), il resto della compagnia recita su livelli disuguali: corretto e vecchio stile quello di Anita Laurenzi (Zia Croce) e di Vanna Polverosi (Zia Ninfa), volenteroso e acerbo quello delle giovani: Sandra Collodel, una Tuzza eternamente imbronciata e notevole per la massa ramata dei capelli, Elisabetta De Vito che è una Mita protesa verso l'affermazione finale. Ma tutti sono stati calorosamente applauditi dal pubblico della «prima». Proietti dovrebbe assumere dal prossimo anno la direzione artistica del settore prosa a Taormina. Il suo Liolà dovrebbe fare una tournée in Unione Sovietica e una in America. I maldicenti sostengono che le trasferte dovrebbero contribuire e recuperare una parte dei costi, che dicono altissimi. Le fonti ufficiali parlano di circa 450 milioni, altri di 600 milioni. Se la verità sta nel mezzo è (pur sempre uh gran bel grùzzolo. Osvaldo Guerrieri Gigi Proietti in una scena di «Liolà» - Lo spettacolo andrà forse in Unione Sovietica e in Usa

Luoghi citati: America, Taormina, Unione Sovietica, Usa