L'Anonima come la mafia Gava e Sica a Cagliari

L'Anonima come la mafia: Gava e Sica a Cagliari Oggi vertice in prefettura per l'emergenza sequestri, saranno decise nuove misure per combattere la criminalità L'Anonima come la mafia: Gava e Sica a Cagliari II ministro dell'Interno: «La presenza dell'alto commissario vuole soltanto dimostrare la mobilitazione dello Stato» - Anche in Sardegna si indagherà sulle ricchezze «facili» - Appello della madre del rapito di Dorgali: «Chi ha visto parli» - Più difficile la liberazione di De Angelis CAGLIARI — L'applicazione anche in Sardegna della legge Rognoni-La Torre per fare luce sui casi sospetti di facili ricchezze costituirà quasi certamente la prima contromisura alla nuova ondata di rapimenti. L'ultima parola sull'opportunità di adottare il provvedimento, già sollecitato da alcuni parlamentari sardi, verrà pronunciata stamane nel corso del supervertice presieduto in prefettura dal ministro dell'Interno, Antonio Gava. E' facile immaginare che in tal senso avrà un peso notevole la presenza dell'alto commissario per la lotta alla mafia, Domenico Sica, invitato al summit insieme al presidente della Regione Sardegna, Mario Melis, ai procuratori e questori delle quattro province e ai vertici di polizia, carabinieri e Guardia di finanza. La necessità di terapie adeguate per combattere la criminalità organizzata è stata ribadita da più parti soprattutto dopo gli ultimi avvenimenti che stanno riportando la Sardegna ai suoi anni più bui, quelli fra il '79 e 1 '80 quando sedici ostaggi finirono contemporaneamente in mano ai banditi. Dopo il sequestro del costruttore romano Giulio De Angelis e, nei giorni scorsi, la notizia della sua mutilazione, c'è il fallito rapimento della contessa Marta Marzotto e il sequestro, la vigilia di Ferragosto, di Michelangelo Mundula, giovane farmacista di Dorgali. Senza considerare l'assalto alla villa del diplomatico libanese Johnny Abdau, in vacanza a Porto Cervo, e le sanguinose faide che negli ultimi giorni, ad Arzana, hanno fatto un'altra vittima: Gina Piras, caduta in un'imboscata. Alcuni di questi episodi so¬ no strettamente connessi. La stessa banda che tiene in pugno Giulio De Angelis ha cercato di prendere la contessa Marzotto. Di matrice differente sembra invece il rapimento di Dorgali che rientrerebbe nei canoni classici del sequestro «locale», anche se in un primo momento si è pensato ad una manovra diversiva dei malviventi per depistare gli inquirenti e allontanarli dalle zone «calde». Un'interpretazione dovuta al fatto che Michelangelo Mundula, figlio maggiore del farmacista di Dorgali, Giuliano Mundula, non appartiene a una famiglia particolarmente facoltosa. In casa Mundula, nella modesta villetta di Cala Gonone, a pochi chilometri da Dorgali, nel Nuorese, si vive in queste ore l'angosciosa attesa del primo contatto con i banditi. Di certo la banda che ha preso Michelangelo Mundula ha studiato a lungo le sue abitudini per riuscire a catturarlo a colpo sicuro mentre s'intratteneva con la fidanzata nell'auto parcheggiata sulla panoramica di Cala Fuili. Tutto dev'essere stato stabilito nei minimi particolari visto che prima di far perdere le tracce i malviventi hanno dovuto attraversare Dorgali. Ma proprio l'eccessiva sicurezza potrebbe tradirli. Sembra che qualcuno abbia notato la «Y10» del farmacista rapito passare a forte velocità nelle vie del centro seguita a ruota da una seconda vettura, forse quella dei complici che attendevano di prendere in consegna l'ostaggio per condurlo in un rifugio sicuro sul Supramonte di Oliena o nelle impervie montagne di Urzulel e Arcana. A chi ha visto, a chi ha notato, è rivolto l'accorato ap¬ pello di Caterina Mundula, madre del giovane rapito. «Chi ha visto qualcosa — ha detto — parli e collabori». Intorno all'una di notte, quando i banditi, ostaggio in pugno, hanno attraversato Dorgali, la gente affollava le strade per sfuggire la calura ferragostana. Difficile credere che nessuno si sìa accorto di nulla. In questo, come negli altri sequestri, infrangere il muro di omertà è tutto. Al punto da convincere il presidente della giunta regionale che l'unica strada percorribile è quella di istituire cospicui incentivi a vantaggio di chi collabora con la giustizia. Mario Melis propone una sorta di taglia che centuplicherebbe i rischi per i latitanti in prima fila nella florida industria del sequestro. Frattanto, oltre ai possibili testimoni e ai banditi, che non hanno fatto pervenire al¬ cuna richiesta di riscatto, tace anche la banda che ha in mano Giulio De Angelis. Come è capitato in passato, anche stavolta un nuovo sequestro è destinato ad allontanare la liberazione di un altro ostaggio che si dava per imminente. Nei giorni scorsi, proprio per favorire la consegna del riscatto, gli inquirenti avevano acconsentito ad allentare l'assedio che cinge le campagne e i passaggi obbligati per emissari e banditi. Una misura che dopo il sequestro Mundula è subito venuta meno, scatenando ingenti forze in una vasta operazione di rastrellamento. n nuovo banditismo sardo, secondo una teoria avanzata dal giudice istruttore Luigi Lombardini, non da tutti condivisa, non investirebbe più i profitti dei rapimenti in terre e piccole attività commerciali, ma nel traffico molto più redditizio di cocaina ed eroina. Declinando ulteriormente questa inquietante ipotesi, qualcuno sostiene l'esistenza di stretti legami di recente istituzione tra mafia e criminalità organizzata in Sardegna. In altri termini, il denaro raccolto in Sardegna con I rapimenti verrebbe investito in droga con l'aiuto di Cosa Nostra. Sulla base di queste conclusioni c'è chi vede nella partecipazione di Sica al vertice cagliaritano qualcosa di più che una semplice consulenza. La tesi però non ha trovato conferma e viene seccamente smentita dal ministro Gava che nei giorni scorsi si trovava a Palumbalza (Olbia) per un breve periodo di vacanza. «La presenza di Sica — ha dichiarato — dimostra solo la mobilitazione dello Stato». Per il resto nessuna anticipazione sugli esiti del vertice. Silvana Migoni