La spiaggia delle fanciulle in fiore di Alberto Papuzzi

La spiaggia delle fanciulle in fiore CHE GOSA RESTA NEI LUOGHI DI VACANZA DEI GRANDI LIBRI La spiaggia delle fanciulle in fiore Cabourg, in Normandia, offre uno degli scenari più famosi della letteratura mondiale - E' la Balbec dove ottant'anni fa Marcel Proust incontrò Al bert in e e diede una svolta alla «Ricerca del tempo perduto» • Luogo d'illusione, sogno, nostalgia e inganno • Nell'ex capitale della Belle Epoque, pizzerie, fast-food, hot-dog e quattro bazar • Ma in una stanza del mitico Grand Hotel rivive il fantasma del Narratore DAL NOSTRO INVIATO CABOURG (Normandia) — Una linea di sabbia nuda e liscia, sotto la balconata di una passeggiata a mare: è la spiaggia del tempo perduto, battuta dal vento delta costa atlantica. Al mattino la bassa marea lascia scoperte le secche su cui si inoltrano turisti di passaggio con calzoni di tela arrotolati al polpaccio, ignari di bagnarsi in uno degli scenari più famosi della letteratura mondiale. La spiaggia è dominata dall'architettura fin de siècle di un Grand Hotel costruito nel 1862, quando i pionieri della villeggiatura marina chiamavano il posto «le Petit Sahara». Sul molo prospiciente il Grand Hotel, ottant'anni fa, estate 1908, in questa piccola Cabourg, stazione balneare della Normandia, Marcel Proust annotava su uno dei suoi carnet il primo abbozzo del nucleo narrativo delle 'fanciulle in fiore» e della 'piccola brigata»: «Fisso davanti a me quattro teste di fanciulle e non vedo più la realtà». Quel frammento, quel flash, darà vita a un filone fondamentale dell'intera Recherche: t due soggiorni a Balbec, pseudonimo romanzesco di Cabourg, che occupano gran parte del secondo e del quarto volume, All'ombra delle fanciulle in fiore e Sodoma e Gomorra. A Balbec il Narratore incontra Albertine. Balbec è il luogo dell'illusione, del sogno, della nostalgia, dell'inganno. L'appunto del 1908, quell'apparizione fulminea e ipnotizzante, sarà ampiamente sviluppato nella stesura definitiva del romanzo. «Ancora all'altro capo del molo, dove esse facevan muovere una macchia bizzarra, vidi avanzarsi cinque o sei ragazzine. (...) Fecero ancora qualche passo, poi si fermarono un attimo in mezzo alla strada g^a,j>repccu-. parsi di interrompere 11 movimento dei passanti, in un aggregato di forme irregolare, compatto e strillante, come un conciliabolo di uccelli che si radunino al momento di prendere il volo; poi ripresero la loro lenta passeggiata lungo il molo, sopra il mare» (da All'ombra delle fanciulle in fiore, 'Struzzi» Einaudi, pagina 395). Il molo di Cabourg, in acciottolato rosso e terra battuta, bordeggiato da una fila di bianchi lampioni, oggi si chiama 'Promenade Marcel Proust», con una pomposità che avrebbe atterrito il suo eponimo. Il piacere della flanelle è svanito con gli ultimi echi della Belle Epoque. Nelle ore del passeggio lungo la spiaggia sfila il repertorio di un turismo ordinario, in formato famiglia. Nel pieno del- l'estate Cabourg balneare esibisce il volto poco seducente di una Bordighera del Nord. Dieci piccoli alberghi, a parte il Grand /foie/, venti ristorantini, tante agenzie intmobiliàri, tante ciSéfte W stile. Dal Grand Hotel si apre un ventaglio di vie corte, strette e quiete. Tutta la vita commerciale è concentrata nei duecento metri dell'Avenue de la Mer, un'edizione lillipuziana del Gran Viale del Lido di Venezia, con boutiques, souvenirs, créperie, pizzerie, fast-food, hot-dog, quattro bazar tutto per la spiaggia e le papeteries con l'edizione economica della Recherche a 350franchi. I residenti sono tremila, in agosto si arriva a trentamila. L'ottanta per cento sono francesi di Parigi o dell'Ouest. La popolazione descritta da Proust, «banalmente ricca e cosmopolita», si è dispersa altrove. Per ritrovare un'atmosfera di mondanità internazionale bisogna spostarsi di una ven¬ tina di chilometri, a Deauville e Trouville. Lo spettacolo che offre la spiaggia di Cabourg è quello di una folla di bagnanti che a gruppetti si riparano dal vento dietro paYàventini di téla gommata. Al Festival del cinema romantico l'ospite d'onore è Esther Williams, sirena hollywoodiana dei musical acquatici degli Anni Quaranta. Quanto ai fantasmi proustiani.fanno la loro puntuale comparsa ogni mercoledì pomeriggio sui pulmini che per iniziativa dell'Office du Tourisme de Cabourg e della Société des Amis de Proust portano i turisti lungo -Les chemins de Balbec», 120 franchi a persona, compreso un assaggio di torte, biscotti e composte, che conserveranno bien sur il sapore di ammuffite madeleines. Resta e troneggia il Grand Hotel. Non è più quello delle vecchie fotografie che illustrano anche / 'Album Proust dei 'Meridiani» di Mondadori. Nel 1972 è stato restaurato e ristrutturato dalla municipalità (che in seguito lo ha dato in gestione alla catena alberghiera Pullman). Non è più il serraglio dei soggiorni del Narratore, «tutto quel labirinto di corridoi, di stanzini segreti, di salotti, di guardaroba, di dispense, di gallerie». Ma a fianco della conciergerie, con ritratto di Proust, ecco tra pesanti cortine di velluto il «monumentale scalone di falso marmo», di fronte al quale la nonna discuteva i prezzi del soggiorno con il di rettore, «noncurante di ac crescere l'ostilità e il disprez zo degli estranei in mezzo a cui saremmo vissuti". Ecco la vasta salle à manger, an ch'essa indiscretamente inti tolata a Marcel Proust, con le colonne, gli stucchi, i tavoli, le seggiole Secondo Impero. «quella sala da pranzo di Balbec, piena di sole verde come l'acqua d'una piscina», dietro le vetrate della quale i locali spiavano la gente del bel mondo come si guardano i pesci in un acquario. Quella che era «la stagione eccezionalmente brillante di Balbec», non solo durante la Belle Epoque, ma anche nei dorati »anni folli», quando vi soggiornavano Raymond Poincaré e Louis Renault e al Garden Tennis giocava Lacoste, venne inghiottita dalla grande crisi degli Anni Trenta. La bella società che aveva prodotto le stazioni balneari aveva altro a cui pensare. Dopo la guerra, a cavallo tra gli Anni Cinquanta e Sessanta, Bruno Coquatrix, direttore dell'Olympia, trasferi a Cabourg l'ultima febbre delle mode esistenzialiste: i Frères Jacques, Edith Piaf, Gilbert Bécaud, Juliette Greco. Fu un revival di fortuna mondana di breve durata. Ciò che non si poteva più far rivivere era «il fascino indolente della vita balneare». Le cronache annotano solo un curioso episodio del 1964: Monsieur Thiers, sindaco di allora, 72 anni, concesse l'autorizzazione all'uso del monokini. Cameramen, fotografi, reporter accorseti jjer, sorvegliare l'esibizione di una giovane tedesca, sulla spiaggia dove -gabbiani sparsi fluttuavano come candide corolle». 7/ visitatore che arriva a Cabourg per vedere il proto tipo di Balbec può sempre cercare la sua parentesi proustiana, scendendo sulla spiaggia in una giornata ventosa, «di cielo a ogni istante mutevole», quando i bagnanti sono pochi e la marea decresce, scoprendo larghe lingue di battigia e strani prati di alghe verdi. La luce incerta della spiaggia, il gracidio dei grossi gabbiani la fila rada dei piccoli capanni di legno bianco addossati al muraglione che sostiene il molo, la scenografia delle case in stile normanno che fanno da quinte alla facciata ripulita del Grand Hotel, con le torrette, gli abbaini e le tende bombe, dietro le vetrate della salle à manger ancora qualche toilette di un'anziana clientela internazionale, tutto questo potrà apparire un mondo sospeso tra realtà e immaginazione, come un'amata pagina della Recherche. Ma sarà una perfetta illusione, forse perfino un tradimento, perché come sappiamo bene Balbec non esiste, né mai è esistita. Balbec diventa un'avventura invisibile, come quella cameriera della signora Putbus che anima di vane lusinghe il soggiorno del Narratore. Come scrive Giovanni Roboni, traduttoie della Recherche per l'edizione Mondadori, chi è curioso di luoghi e circostanze dell'opera non deve dimenticare quanto siano stati modificati, deformati e ibridati, cosicché «infiniti e di per sé irrilevanti oggetti dell'esperienza» si trasformano in «un numero finito di oggetti estetici». Per il lettore proustiano, tra la vita e il romanzo non può esserci che una complice idolatria. Come la camera 414 del Grand Hotel, la più costosa dell'albergo, 950franchi. Sulla porta laccata di bianco spicca una cornice dorata: 'Souvenir Marcel Proust». Al dì là della porta, la tappezzeria azzurra, le poltroncine, il tavolinetto, la disposizione dei mobili, la vetrinetta dei libri, il quadro alla parete sono identici a quelli della camera del Narratore durante i soggiorni a Balbec. Il letto è stato recuperato dai magazzini dell'albergo. Le rubinetterie provengono da un hotel andato in disuso. Tutto splendidamente copiato e fasullo, in mostra e in vendita. Come nel romanzo: «La stanza aveva l'aria di uno di quei dormitori modello che si suole presentare nelle esposizioni di mobili modem style». In tale - alviasferu ,.non stona neppure il televisore a colori piazzato nel bel mezzo della camera. «Comunque il suo posto sarebbe dentro l'armadio», dice Monsieur Lalanne, direttore del Grand Hotel. Dalle bianche finestre della camera souvenir, il mare si profila «come una tela di colore piacevole appesa nel salottino d'un ricco scapolo». E nella dolce, nebbiosa campagna normanna, i meli e le mucche si disegnano contro la linea del mare «come uno sfondo di stampa giapponese». Perché «tutto è finzione», secondo un appunto di Proust, in quello stesso carnet del 1908 su cui fermò la prima impressione delle 'fanciulle in fiore». In fondo Cabourg non era che «la volgare spiaggia di Balbec». Alberto Papuzzi Un manifesto di Cabourg e del Grand-Hotel, che risale all'epoca in cui Proust li frequentava. Accanto, Marcel verso il 1896.«Fisso davanti a me quattro teste di fanciulle e non vedo più la realtà»

Luoghi citati: Bordighera, Cabourg, Lido Di Venezia, Normandia, Parigi