I nostri soldi di Mario Salvatorelli

I nostri soldi I nostri soldi «Ho 60 anni, moglie; figlio sposalo e indipendente, e l'anno venturo penso ili anelare in pensione. Le sarei pertanto grato se mi potesse suggerire il modo di inyeslire il capitale che in quel momento, con la liquidazione, avrò disponibile (circa 300 milioni)-. Intanto, il signor R.F. (lettera firmata), di Roma, m'informa di come ha impiegato il capitale attuale: -Una quota del 30 per cento in azioni, una ilei 9 in Foniti bilanciati, dell'8 in prestilo obbligazionario, e del 47 per cento in titoli ili Stato (Boi. Cd, Btp). e mi sembra che l'impegno azionario sia troppo alto rispetto a quello a reddito fìsso. Inoltre, Ito un appartamento a Roma dato in affìtto, oltre ti quello di abitazione, dal quale ricavo il 2 per cento annuo netto del suo valore, e mi domando w è il caso di tenerlo o venderlo. La pensione annua che andrei u percepire sarà di circa .10 milioni lordi annui". Letto così, sembra un «ventaglio» d'investimenti da manuale, da sventolarsi tranquillamente nella terza età. Si dovrebbe conoscere, però, qual e il capitale attuale, rispetto ai 300 milioni disponibili dopo la liquidazione, pei «suggerire» un eventuale cambiamento nelle dimensioni delle «stecche» che compongono quel ventaglio. Comunque, una cosa mi sentirei senz'altro di consigliare, e cioè di non vendere l'appartamento dato in affitto, perché un bene che rende il 2 per cento netto, da aggiungere alla rivalutazione annua del «capitale» (a meno che l'alloggio non sia ubicato in una zona di Roma infelice, rispetto alle preferenze presenti e che si vanno delincando per il prossimo futuro), mi sembra una «ricchezza reale» da conservare. Tanto più che essa è l'unica attività immobiliare, tra le piuttosto cospicue attività finanziarie che il lettore già possiede e di cui potrà presto disporre. Per il complesso di queste attività, presenti e future, suggerirei di mantenere l'investimento in azioni, perché quel 36 per cento scenderà, immagino, a una quota assai inferiore del totale, con l'aggiungersi della liquidazione. Con quest'ultima, invece, aumenterei l'investimento in Fondi bilanciati, di qualche cosa in più anche quello in titoli di Stato, e con il resto acquisterei certificati di deposito bancari, preferendo quelli a più lunga scadenza, IS mesi e oltre, che godono di una ritenuta fiscale dimezzata sugli interessi, 12,50 anziché 25 per cento. A questo punto, non rimane che congratularsi con questo lettore, che ha saputo gestire cosi bene i suoi redditi e la sua famiglia. Soddisfatto e anche il pensionato Battista Cusino, di Pescara, che mi scrive di aver «festeggiato con fierezza, il 17 luglio c.a., i 48 anni di vita attiva industriale, dei quali 38 di lavoro dipendente e 10 di lavoro autonomo» (evidentemente da quando è pensionato), favorito e facilitato, in questi dieci anni di lavoro come libero professionista, «dalla grande esperienza acquisita nei 38 anni di lavoro dipendente». Dopo aver affermato la sua convinzione, maturata in quasi mezzo secolo di attività, che «l'operatività umana trae origine, fondamento e sviluppo dalla conoscenza della scienza matematica», il signor Cusino mi fornisce un saggio di que st'ultima. Ricalcola il rendimento dei Bot indicato da La Stampa, a proposito di un'a sta di fine luglio, e vi riscon tra una differenza in più di 6 centesimi per il rendimento lordo e di 14 centesimi per quello netto (di solito, le segnalazioni dei lettori sono invece, per una riduzione). Il signor Cusino, infine, viene alla domanda: «Deside- rerei conoscere da lei in basca quali fattori tecnico-economici, finanziari e politici, il valore d'una divisa monetaria (ad •sempio il dollaro) può fluttuare accentuatamente in più o in meno in brevi termini di tempo e, talvolta, improwisamente nel giro di pochi giorni». Direi, eccedendo forse nella semplificazione per amore di chiarezza, che il valore d'una moneta può fluttuare (parliamo, ovviamente, nei cambi con le altre valute) più per fattori «inesistenti» che per fattori esistenti. Voglio dire, cioè, che la causa prima delle fluttuazioni macroscopiche del dollaro è il crollo del sistema di cambi fissi internazionale, provocato, giusto 17 anni fa, nel Ferragosto 1971. dalla decisione degli Stati Uniti, e dell'allora presidente Nixon, di sfilare il perno sul quale ruotava il sistema di cambio aureo allora esistente. In base a esso, infatti, le Banche centrali potevano convertire in oro i dollari delle loro riserve. Venne a mancare, pertanto, il rapporto, per esempio, dollaro-oro-lira, la cosiddetta «parità aurea» delle monete del sistema, che ne manteneva fermi i cambi, salvo i provvedimenti ufficiali di svalutazione o rivalutazione che un Paese avesse preso. Oggi, di relativamente fissi ci sono i cambi delle valute dei Paesi aderenti allo Sme, il Sistema monetario europeo, le quali possono fluttuare solo entro bande di oscillazione prefissate. Superate queste bande, si ricorre alla svalutazione, oppure, se l'oscillazione e positiva, alla rivalutazione, com'è accaduto più volte da quando lo Sme esiste. Senza cambi fissi, i rialzi e i ribassi delle valute sono regolati dalla legge della domanda e dell'offerta, compatibilmente con gl'interventi eventuali delle Banche centrali, a seconda dell'opportunità o degli accordi presi. Domanda e offerta che, a loro volta, dipendono un po' da tutti quei fattori indicati dal lettore di Pescara, ma per il dollaro soprattutto dai conti con l'estero, perché il dollaro è in pratica l'unica moneta di pagamento internazionale da tutti accettata, e della quale, pertanto, è pieno il mondo. di Mario Salvatorelli Il ventaglio del pensionato

Persone citate: Battista Cusino, Cusino, Nixon

Luoghi citati: Pescara, Roma, Stati Uniti