La pace di Lagolandia di Barbara Spinelli

La pace di Lagolandia Ma le Nazioni Unite non fanno miracoli La pace di Lagolandia In quest'estate 1988 la pace ci ha colti più volte di sorpresa: la pace fino a ieri impensabile tra Iran e Iraq, la disponibilità cubana a ritirarsi dall'Angola, la partenza dei primi soldati sovietici dall'Afghanistan, la liberazione infine di Mathias Rust, il pilota tedesco che nel 1987 atterrò sulla Piazza Rossa travestito da putto rococò. E chissà, magari si preparano altri miracoli: Israele potrebbe parlare con l'Olp, il Vietnam lasciare la Cambogia. Infinite sono le vie del Signor Gorbaciov, c quando si comincia a fare la pace e come per le ciliegie: una bontà tira l'altra, tutti ritrovano spazio nella barca mistica che conduce alla salvezza. Soprattutto se ci sostiene la fede: la fede in un mondo migliore, dove son cancellati i vecchi conflitti — tra individui, fazioni, Stati — e il comando e affidato a una forza esterna, non invischiata nelle dispute nazionaliste, onnicomprensiva. Si rimette in moto la vecchia provvidenza c il suo nome è Onu, incarnazione di un governo mondiale tendente per sua natura al bello, al buono, e al vero. L'epoca delle ideologie e delle fedi ottimiste è acqua passata, ma non per questo scema il bisogno di amorose armonie internazionaliste. Il Candide post-moderno osserva la scena e constata imperturbabile che «nato va bene nel migliore dei mondi possibili-. Sul palcoscenico non figurano Birmania o altri disastri, ma così accade ogni volta che le grandi fedi ufficiali tramontano: il bisogno d'amore è sempre più denso, cieco, ed estatico dell'amore nudo e crudo. Lungi da me la volontà di disfare il bene che è stato fatto, di rimpicciolire gli sforzi di Perez de Cucllar. Il Segretario Generale dell'Orni ha saputo mediare tra Teheran e Baghdad con impareggiabile destrezza, ostinazione, e non per ultimo umiltà. Ma di qui a dire che le Nazioni Unite sono l'«arteficc» della pace, che l'accordo è nato nei trasparenti corridoi del Palazzo di Vetro, ce ne corre; e non escluderei che Perez de Cuéllar ne sia cosciente, se è vero che i suoi autori prediletti sono Proust e Cervantes. Manca infatti una tappa, in questa visione progressista e lineare della storia: manca il milione e più di morti sfornati dalla macelleria del Golfo per oltre sette anni, e il lóro inutile sacrificio. E' nel sangue che è nata la pace, è il sangue e l'idiozia sterminatrice che l'hanno fondata. L'immensa fatica della morte è protagonista delle civili intese di oggi, non la demiurgica capacità di un uomo, di un governo al di sopra delle nazioni. Niente miracoli belli a vedersi dunque, niente «impensabile pace» ottenuta grazie all'intervento dell'Onu, o delle due superpotenze tutelari: Onu e superpotenze hanno saggiamente constatato la cancrena, aiutato ad amputare l'amputabilc prima che l'intero corpo andasse in necrosi. Davvero impensabile non è la pace, ma la cancrena: non e cosa semplice concepire una pace fondata dal sangue, un atto di civiltà fondato dall'idiozia e l'errore. Eppure così e stato quasi sempre. Non è Abele ma Caino il fratricida a fondare la pòlis, la Città. Non è il trionfo di Apollo ma l'indiretta vittoria delle Erinni, ufficialmente installate nel cuore di Atene, dopo regolare processo, a salvare Oreste e metter fine all'interminabile massacro degli Atridi. Resta da capire come mai questo appetito di utopie, in pieno deserto ideologico, di neoplatonici governi di saggi che regolino l'irregolabile, accordino l'inaccordabile. Come mai questo sogno di governi mondiali interamente trasparenti che popola le menti più disparate, e per vie sotterranee accomuna le fantasticherie paci fisi e di Mathias Rust, la nuova fede incondizionata nell'Onu, gli entusiasmi senza remore per Gorbaciov. Naturalmente Rust costituisce un caso a parte, il settimanale Spiegel — che pure è pacifista — lo definisce un pubere psicopatico. Ma le sue parole andrebbero attentamente ascoltate; nell'informe suo vaneggiare vi sono frammenti di opinioni assai più diffuse di quanto si voglia ammettere. Ed ecco'il mondo quale lo preconizza Rust, nell'intervista allo Stein: sarà un mondo nuovo, nel quale «il meglio del sistema occidentale si fonderà con il meglio del sistema sovietico» (Rust si dilunga sull'Urss terra eletta della giustizia sociale). Sarà un mondo che «abolirà gli inutili e litigiosi Parlamenti», e si governerà più nobilmente «tramite referendum e democrazia diretta, di base»; sarà un mondo «paragonabile al nucleo familiare, che si cura di te», usa carpire i tuoi segreti, ti protegge da opacità e sporcizie (Rust «esecra la sporcizia»'). Il padre e la madre li puoi uccidere, ma non negare come tali: non puoi sceglierti un altro padre, un'altra madre. A questa società ideale (e un po' germanica) Rust dà il nome di Lagolandia. Non so da dove abbia preso il nome, ma se l'etimologia è greca vuol dire Paese dei conigli. Meglio i conigli che le tribolazioni della politica, con i suoi conflitti tra maggioranza e opposizione, con le sue sfacchinate parlamentari. Nel mondo di domani saranno cancellate le istituzioni intermedie tra società civile ed autorità suprema (sindaca¬ ti, partiti), e quest'ultima potrà adulare senza intralci il cosiddetto Paese reale, per poi cooptarlo ed infine assorbirlo. I duelli avranno fine (già oggi il dualismo politico è definito manicheo, sprezzantemente) e assieme ai duelli scomparirà anche l'alternanza ai posti di comando. Che senso ha l'alternanza, visto che «non c'è alternativa alla politica di pace»"1. Più o meno inconsapevole, questo sogno 6 condiviso da molti, e non stupisce che lo sia. Fa comodo a molti governanti sapere che il destino dei popoli e altrove, nelle mani di lontane lagolandie. Fa comodo sia all'Iran che all'Iraq la finzione di un'Onu artefice esclusiva di pace: gli ex belligeranti potranno nascondere più a lungo le proprie responsabilità, non dovranno subito render conto alla popolazione del sangue versato, dell'idiozia che hanno fatto prevalere. Diventeranno anzi eroi, perche obbedienti alla pace universale realizzata da Onu-Lagolandia. L'impensabile potrà non essere pensato, la storia non sarà un opaco incubo da cui svegliarsi ma diverrà limpida copula mundi, amore del cosmo con se stesso come in Marsilio Ficino. E' di ritorno il neoplatonismo, die-, tro il reale torniamo a vedere — trasparente ed inequivocabile — il razionale. Trasparente come il Palazzo di Vetro, a New York. Come la Glasnost di Gorbaciov, a Mosca. Barbara Spinelli