l'Efim moneta di scambio

l'Efim moneta di scambio Ente discusso ma decisivo negli equilibri politici dell'industria pubblica l'Efim moneta di scambio Dai momenti di grande attivismo di Pietro Sette (alla Breda affiancò Agusta e Oto Melara) alle accuse di inutilità - E ora si parla di scioglimento ROMA — Nel mare burrascoso delle partecipazioni statali, la navicella più fragile ed esposta è quella dell'Efim, il terzo degli enti a gestione pubblica, il più contestato. E' davvero una brutta estate per l'Ente Partecipazioni e Finanziamenti Industria Manifatturiera che in quasi trent'anni di vita ha collezionato disastri finanziari, disavventure nei cambi, operazioni industriali sballate. Al punto da vedersi affibbiate di volta in volta etichette poco lusinghiere, come pattumiera di Stato, fanalino di coda del sistema industriale pubblico, brutto anatroccolo delle partecipazioni statali. E adesso per l'Efim sembra essere arrivato il momento della verità. Un "giorno del giudizio" non più rinviabile, anche se il presidente Rolando Valiani è impegnato in una disperata operazione di risanamento (negli ultimi due anni, dopo esercizi di pesantissimi deficit, il bilancio Efim si è chiuso in sotanziale pareggio). In autunno, dunque, si deciderà la sua sorte, prevedibilmente dopo una furibonda lotta politica. Del resto, i venti di guerra soffiano da tempo. Il ministro delle Partecipazioni statali, Carlo Fracanzani, ha apertamente criticato in Parlamento l'azione dell'Efim che «si presenta più come agglomerato di attività che come entità riconducibile a strategie unitarie'. Ancor più duri i repubblicani che reclamano lo scioglimento dell'Efim, da loro giudicato «un ente inutile», che, secondo l'onorevole Pellicano, 'resta in vita soltanto perché soddisfa negli equilibri politici qualche appetito minore». Ma non sarà così facile procedere ad una liquidazione. A difendere l'Efim ci sono i socialisti: 'Il psi — avverte Biagio Marzo — non accetterà passivamente una filosofia di mortificazione o, peggio, di smembramento di quest'ente». Non tutti i de mocristiani, poi, la pensano come il ministro Fracanzani e il segretario socialdemocratico, Antonio Cariglia, polemicamente e paradossalmente propone che, insieme con l'Efim (da anni feudo del psdi), si sciolgano anche Iri ed Eni, per arrivare ad una complessiva ridefinizione delle partecipazioni statali. L'impressione è che la questione Efim finirà per essere il campo di battaglia della "grande guerra" sul riassetto degli enti pubblici e soprattutto sui rinnovi dei vertici. E da questa lotta di potere l'Efim potrebbe sparire, come uscire rinsanguato da qualche importante acquisizione. Tutto dipenderà dalle soluzioni alle vicende del polo ferroviario o della Sme (la finanziaria alimentare dell'In). Ma potrebbe anche non cambiare nulla, se dovesse passare la logica che è preferibile qualche poltrona in più, invece che confrontarsi su impegnativi disegni di politica industriale. Intanto l'Efim raccoglie 1 cocci della sua travagliata esistenza. Eppure, all'Ente non sono mancati momenti di gloria, almeno nei primi anni di attività, sotto la guida dello scomparso Pietro Sette, n primo presidente affiancò alle vecchie officine Breda aziende come l'Agusta e l'Oto Melara, facendo del¬ l'Efim, agli inizi degli Anni 70, un temibile concorrente per Iri ed Eni. Operazioni che consentirono a Sette di spiccare il volo e di ritrovarsi prima presidente dell'Eni e poi dell'Iri. Per l'Efim, invece, il dopo Sette è tutto in salita. Piano piano all'Ente vengono rifilate le aziende più disparate, i "rottami": quelle dell'alluminio della Montedlson, quelle alimentari dal privati, quelle di trasporto dall'In, e il tutto senza una logica, senza un disegno, senza misurare costi e benefici, 'In più di vent'anni — ha di recente dichiarato Stefano Sandri, predecessore di Valiani—to Stato si è divertito a rifilare all'Efim quanto di meno desiderabile si è trovato sulle spalle». Ma non sono mancate neppure le iniziative costosissime e perdenti, come quella di acquistare in Sud America fazende e bovini e di tenere in piedi attività ittiche sparse in tutto il mondo. E nel conto vanno messe anche le operazioni sbagliate sui cambi, che nel luglio dell'86 hanno portato l'Efim a perdere 140 miliardi di lire. Dal settore alluminio sono venuti più dolori che gioie. In campo aeronautico, si è riusciti solo a riorganizzare il settore elicotteristico. Emilio Pucci Pietro Sette Rolando Valiani

Luoghi citati: Roma, Sud America