Col cuore in gola in cerca di Peter inghiottito dal bosco

Col cuore in gola in cerca di Peter, inghiottito dal bosco Merano, ancora nessuna traccia del bambino di cinque anni scomparso da martedì scorso Col cuore in gola in cerca di Peter, inghiottito dal bosco Anche gli alpini e molti turisti partecipano alle battute - Seicento uomini racconto dei genitori: «Stavamo tagliando il fieno, lui ha bevuto un sorso stanno setacciando la Val Venosta, sotto lo Stelvio - Il di aranciata poi si è allontanato, come faceva spesso» DAL NOSTRO INVIATO MERANO — I soldati cercano Peter, 5 anni, che il bosco sembra aver inghiottito. Oli alpini venuti dalle caserme di Malles e Silandro scendono in fila per i pendii, scompaiono nella macchia e rispuntano sul sentiero. Ci sono anche trenta carabinieri, un gruppo delle guardie di Finanza, le squadre di soccorso con i cani, 15 poliziotti e volontari arrivati da Monaco. Oltre 600 uomini sparpagliati lungo la Val Venosta minacciata dalla nuvolaglia, sotto lo Stelvio: tutti con la stessa ansia. Peter Dietl è scomparso da 5 giorni. Non una traccia. Sul tavolo del centro di coordinamento delle ricerche, nella caserma dei vigili del fuoco di Glorenza, c'è una foto che lo ritrae insieme con due compagni, sul banco dell'asilo. E' un bambino biondo, le guance rosate come le mele di questa terra. Stava con i genitori e il fratello Robert, di 6 anni, sull'altura di Monte- chiaro, in un «maso», una delle tipiche case rurali della zona. Di solito, Peter se ne stava per conto suo, qualche volta si lasciava coinvolgere nel gioco dal fratellino. Pochi compagni: quelli che ogni tanto si spingevano fin lassù, per qualche ruzzolata per i prati. Cresciuto tra i genitori intenti al lavoro e le mucche al pascolo, Peter aveva un suo mondo fatto di «passeggiate» tra il bosco e la radura. Qualche volta si era allontanato troppo, ma la strada di casa l'aveva sempre trovata. Ma martedì scorso non è tornato: precipitato da qualche dirupo, caduto nel fiume o in un torrente? Oppure portato via da qualcuno? Da cinque giorni, le stesse domande senza risposta. Ora un piccolo esercito va in cerca di questo bambino. Suo padre, Hermann, sta come in supplica davanti al maresciallo dei carabinieri, che non ha nessuna notizia da dargli. Hermann Dietl rac¬ conta come suo figlio è sparito, mezzo in tedesco e mezzo in un faticoso italiano: «Era nel prato, dove io e mia moglie stavamo tagliando il fieno. L'ho visto andare vicino al trattore, a prendere una bottiglia dì aranciata. Ha bevuto un sorso. Poi io ho ripreso a lavorare e lui se n'è andato per conto suo, come aveva fatto tante volte. Stavo manovrando la falciatrice e a un certo momento mi sono voltato: Peter non c'era più. L'ho cercato intorno, anche nel campo di granoturco, persino nel canale. Niente». Hermann Dietl ripete come suo figlio era vestito: maglietta gialla con le maniche corte, pantaloncini rossi, calze a righe e sandali in pelle scuri. «Portava anche un berrettino blu con la scritta Riefer, il nome di una fabbrica di mangimi». Anche i turisti, che sono tanti in questi giorni di agosto, si mettono alla ricerca, dentro nei boschi, lungo i sentieri. E qui e là domanda- no: «Avete visto un bambino con la maglietta gialla e i pantaloncini rossi?». Al centro di coordinamento, il sindaco di Prato allo Stelvio, Herbert Gapp, arriva con gli scarponi infangati. Ha passato la giornata in cerca di Peter, in mezzo alle squadre di soccorso. Si siede esausto e scuote il capo. «Pare impossibile — ripete —. ■Tutta questa gente che batte la montagna, e non si trova una traccia. Questa mattina siamo partiti alle sei. Siamo andati su fin dove si poteva con i fuoristrada, poi abbiamo continuato a piedi per circa mezz'ora. Chi è andato da una parte e chi dall'altra». Le squadre si sono riunite alla malga di Glorenza. «E là abbiamo formato una catena di uomini, sulla cresta del monte, fino alla malga di Montechiaro. Poi siamo scesi tutti insieme, tenendoci sempre in contatto via radio con la centrale: ma nemmeno un briciolo di segnalazione». Di nuovo le file in marcia, nel primo pomeriggio. -Stavolta abbiamo setacciato la parte bassa, dalla provinciale all'Adige». In tutto, circa duemila ettari di terreno battuti dai gruppi di soccorso, dalla montagna alla pianura. E ogni tanto quei richiami nel fitto degli alberi: 'Peter, Peter-.-Che angoscia — ripete il sindaco —. Non si può descrivere quel che si prova ad andare in cerca di un bambino perduto. Corri di qua e di là, e ti ritrovi con un pugno di mosche». Ma ti resta la speranza, djce Herbert Gapp: «Peter è un bambino robusto, abituato a stare sui monti: può aver resistito anche per cinque giorni. Lui dovrebbe avere delle possibilità di sopravvivenza superiori a quelle degli altri bambini. Non è vero?». E si rivolge, per aver conferma, ai montanari che lo circondano. «E poi, adesso di notte non fa tanto freddo, anche se siamo sui mille metri di altitudine». Alpini, carabinieri, poliziotti. Guardie di Finanza, vigili del fuoco e villeggianti, mescolati nell'affanno di trovare 'Peter della malga». -Sì — dice il sindaco — i turisti l'hanno sentito per radio, per televisione, che il bambino è scomparso. Cosi anche loro vanno in giro per i sentieri. E la sera molti vengono qui, al centro di coordinamento, nella speranza di avere qualche notizia». L'ultima volta, Peter è stato visto a circa un chilometro dal paese, da un contadino intento ad irrigare un prato. Stava seduto su una panchina, solo e assorto. L'uomo non ci ha fatto molto caso: poteva essere il figlio di qualcuno dei villeggianti. Poi, questo lungo silenzio su Peter. Nella sala operativa, l'uomo addetto alla radio raccoglie soltanto segnalazioni di spostamenti di squadre da un lato all'altro della montagna. Si chiama Franz Erhard, e sta li da giornate intere. «E sapesse cosa vuol dire. Io tengo in mano questo microfono, e qualche volta la mano mi trema. Un bambino ce l'ho anch'io. Pensare a quello che s'è perduto nei boschi, è un tormento». La sera scurisce i boschi della Val Venosta, si devono interrompere le ricerche. Su alla caserma dei vigili del fuoco vengono turisti. -Ci sono novità?», uno dei componenti una squadra di soccorso allarga le braccia. Ancora una giornata senza Peter. Giuliano Marchesini Peter Dietl

Persone citate: Franz Erhard, Giuliano Marchesini Peter, Herbert Gapp, Hermann Dietl, Peter Dietl

Luoghi citati: Glorenza, Monaco, Montechiaro, Prato Allo Stelvio, Silandro, Stelvio