Ora esplode un altre caso nella «questura dei veleni»

Ora esplode un altre caso nella «questura dei veleni» Il questore dì Palermo denuncia l'ex dirìgente della Omicidi Ora esplode un altre caso nella «questura dei veleni» Saverio Accordino aveva parlato in un'intervista di «normalizzazione» delle indagini PALERMO — Ora i casi collegati al disagio degli uffici investigativi della Questura sono due. Dopo quello del dirigente della squadra investigativa, Saverio Montalbano, accusato di favoreggiamento nell'inchiesta sui rapporti relativi all'assassinio dell'agente Mondo, un altro dirigente entra nell'occhio del ciclone. E' Francesco Accordino, exresponsabile della squadra omicidi palermitana. Il questore Milione lo ha denunciato per alcune cose dette durante un'intervista al TG1. Accordino ha parlato apertamente di tentativo di «normalizzazione» dell'apparato investigativo — normalizzazione simile a quella che aveva evocato il procuratore di Marsala Borsellino a proposito del pool antimafia —. Aveva fatto capire chiaramente che qualcuno aveva deliberatamente deciso di rallentare o insabbiare le inchieste più delicate su alcuni dei delitti di mafia più eclatanti. Il dottor Milione non ha fatto altro che girare la questione alla Procura della Repubblica di Palermo che ha aperto un fascicolo per «atti relativi». Un'inchiesta che non può non rinfocolare le polemiche che hanno portato, tra l'altro, alla richiesta di trasferimento avanzata dal capo della Mobile Nicchi. I casi Montalbano e Accordino sono molto sentiti non soltanto all'interno della Mobile, ma anche in tutte quelle associazioni di volontariato antimafia che ancora l'altro ieri sera hanno espresso il loro rammarico durante la trasmissione «Mafia Antimafia» andata in onda in diretta sulla Rete 3 della Rai. E sono due casi che si inquadrano nella polemica sui metodi da seguire nella lotta alla mafia. Saverio Accordino, attualmente trasferito alla polizia postale di Reggio Calabria per «motivi di sicurezza», avendo ricevuto diverse minacce sulle quali si indaga anche all'interno della Mobile, era uno degli uo¬ mini più vicini al vicequestore Ninni Cassarà, e non a caso seguiva l'inchiesta sull'omicidio. Un omicidio che chi sa di cose di mafia, ha rivestito un'importanza eccezionale: Cassarà era uno dei più esperti investigatori dell'arcipelago mafioso, al punto da diventare un bersaglio più che significativo. Accordino, incaricato delle indagini, aveva formato un piccolo «pool» di specialisti proprio perché il caso poteva portare le indagini nel cuore del vertice mafioso. Una serie di minacce telefoniche e scritte, contro di lui, contro Orlando e contro la vedova Cassarà, aveva inevitabilmente innescato inda- gini parallele che avevano frenato l'attività del «pool». Fino al «giallo» del trasferimento a Reggio Calabria, alla sezione postale. Il ministero degli Interni ancora l'altro ieri precisava che lo stesso Accordino aveva «prospettato l'esigenza di riparare temporaneamente in un'altra sede». Altrettanto delicato l'altro caso, quello del dirigente della Omicidi, Montalbano. Anch'egli indagava su alcuni delitti di politici, ultimo dei quali, ma non il minore, quello dell'assassinio del sindaco Insalaco. Entrambi i dirigenti di polizia sostenevano da tempo che la matrice del delitto era «politico-mafiosa» e che quindi bisognava approfondire l'analisi del cosiddetto «comitato d'affari». Ma anche qui un'altra indagine, quella sull'assassinio dell'agente Mondo, veniva a intersecare l'attività di Montalbano. Questi riceveva un mandato di comparizione per favoreggiamento. In sostanza veniva accusato di aver taciuto di un messaggio della moglie dell'agente assassinato, in cui la donna esprimeva la preoccupazione che il loro negozio — usato come base di osservazione anti-mafia — potesse costituire un pericolo per il marito, a.r.

Persone citate: Accordino, Cassarà, Francesco Accordino, Insalaco, Milione, Ninni Cassarà, Saverio Montalbano

Luoghi citati: Marsala, Palermo, Reggio Calabria