Ponnelle regìe d'autore di Giorgio Pestelli

Ponnelle, regìe d'autore LA SCOMPARSA DI UN PROTAGONISTA DEL TEATRO LIRICO Ponnelle, regìe d'autore Nella storia dei rapporti fra opera in musica c regia teatrale, fattisi sempre più avventurosi negli ultimi trent'anni. a Jean-Pierre Ponnelle (mono — come ha annunciato La Stampa di ieri — a 56 anni in un ospedale di Monaco di Baviera) dovrebbe spettare un posto di prima fila, non fosse che per l'impegno c l'assiduità con cui ha praticato questo prodotto tipicamente moderno; ha contribuito come pochi a dargli statuto di attività autonoma, da umbratile c gregaria che era; anche sbagliate, quelle di Ponnelle erano sempre «regìe d'autore», in ogni caso guidate da una mano professionale, da un mestiere teatrale a tutta prova. Parigino di nascita, doveva trovare nei teatri tedeschi e au¬ striaci quasi una seconda patria: poco si s;i dei suoi esordi nel teatro di prosa: incominciò a far parlare di sé con un 7rarano a Dusseldorf, e consolidò definitivamente la sua fama con una regìa che a mio parere resta la sua prova suprema, /, 7taliana in Algeri di Rossini alla Scala, con Claudio Abbado nei primi Anni Settanta. Lì Ponnelle tenne mano al direttore italiano nell'impresa di ripulire la comicità di Rossini dai soprusi della pacchianeria; ma tirando dall'altra parte di Abbado, in un secondo contrasto: tanto quello ripuliva, smaltava, tagliava corto, tanto lui inventava gags, gesti, movimenti di ilarità repentina; le due linee s'incontravano nel ritmo forsennato, nella tenuta senza sbavature e con scene e costu- mi sopraffini e l'apporto di interpreti superlative come la Berganza o la Home, diedero vita ad uno spettacolo memorabile che fece scuola dappertutto. Poi Ponnelle si insediò a Salisburgo, per lunghi anni, come regista ufficiale del teatro di Mozart. Con risultati, qui, assai meno felici, inficiati dalla ripetitività, dalla confezione standardizzata a uso del vasto pubblico del Festival: il quale gradì molto il suo Flauto magico, tutto scorrevolezza narrativa e vivacità di commedia, con botole che si aprivano ogni momento per ingoiare i personaggi, dopo le problematiche astrazioni proposte nell'edizione precedente da Giorgio Strehlcr, in uno spettacolo rimasto in cartellone solo due anni. Nel monumentale Don Giovanni diretto da Bòhm ottantenne (1^77). Ponnelle inaugurò fra i primi la moda di una Spagna tombale, popolata di croci, con due soli colori, il bianco e il nero, in un clima di tragedia incombente: tanto che alla fine il libertino non veniva inghiottito dalle fiamme dell'inferno, ma moriva, apparentemente, di sincope, e il suo corpo rimaneva in scena anche quando arrivavano Lcporello e compagni, con il sipario che gli si chiudeva sopra come nel Boris edizione Korsakov. Arbitrii ancora più dannosi nello stesso anno alla Scala, con il Pelléas diretto da Prétre: Ponnelle s'impegnò a decifrare nell'opera quanti più simboli potè, in una operazione coraggiosa ma controproducente perché rimuoveva l'essenza dell'opera, l'ambiguità profon¬ da, creandone altre di tipo superficiale, bisognose esse stesse di spiegazione (firmò infatti, insieme con lo scenografo, una Sinossi per un 'opera simbolista ). In scena si aggiravano una, talvolta due bambine vestite come Mélisande. proiezioni della donna-bimba, e l'artificio rispuntò a Spoleto nella regìa di Franz Marijncn per VOlandese volante, con Senta in un angolo della scena che fantastica e rammemora la vicenda. Eppure, anche in quel Pelléas l'uomo di teatro aveva i suoi momenti ragguardevoli: la lucida drammaticità dell'uccisione del protagonista, le irruzioni di luce all'uscita dalla grotta, le figure dei vecchi Arkel e Gcnevicve, degne della fantasia di un Poe. Sovraccarico nella geometrica poesia di Mozart e di Debussy, Ponnelle riuscì limpidissimo nella grandiosa confusione dei Racconti di Hofmann (Salisburgo 1980): la sua conoscenza del palcoscenico moderno, nel muovere masse, ruotare scene, produsse un mosaico vivacissimo e prezioso. Ponnelle si perdeva sempre un po' nella drammaticità rettilinea (come si e visto anche nel Peter Grimes che ha inaugurato l'ultimo Maggio fiorentino, la sua ultima produzione italiana); intelligente e inquieto, si rassodava nelle partiture circonvolute, aiutato da una scioltezza tecnica eccezionale: alla quale, forse, più che la solenne cornice della Kultur avrebbero giovato epoche o ambienti di crisi, di rottura, con un Ciemcns Kraus!., uno Scherchen alle costole. Giorgio Pestelli

Luoghi citati: Salisburgo, Spagna, Spoleto