«Mi lasciano qui a morire di fame»

«Mi lasciano qui a morire di fame» Condannato agli arresti domiciliari per l'uccisione della convivente «Mi lasciano qui a morire di fame» Ernesto Borgna ha 67 anni - Ad aprile è tornato a Viù, nella sua baita senza luce né acqua • «Da allora non mi arrivano più le 180 mila lire al mese di pensione, in tasca non mi restano che 150 lire» La sua libertà finisce alla fontana dell'acqua, a pochi passi dal ponte in pietra che porta a Fucine, piccola frazione sopra Viù. Ernesto Borgna, 67 anni, agli arresti domiciliari da aprile, sa bene che oltrepassare quella fontana significherebbe «evadere» e quindi tornare in carcere. Ne avrebbe una gran voglia, però; soprattutto per andare agli uffici dell Inali, a Torino, a chiedere che fine ha fatto la sua pensione: "Dopo un grave infortunio sul lavoro ricevevo tutti i mesi 180 mila lire—dice—da quando sono stato scarcerato non è arrivato più nulla; ho speso tutto quello che avevo messo da parte, in tasca mi sono rimaste 150 lire». Ernesto Borgna vive in una baita senza luce né acqua: la corte d'assise di Torino l'ha condannato a 10 anni per aver ucciso la sua convivente, Elide Boreol, 37 anni "Litigavano in continuazione, si ubriacavano — ricordano nella frazione Fucine — lui la picchiava ma lei non reagiva mai. Un giorno però conobbe un altro: voleva andarsene, aveva già messo in una borsa i suoi vestiti. Ma quella sera Emesto l'ha massacrata di botte». Emesto Borgna si difende: "Non sono un assassino: Elide era malata di cirrosi epatica, l'avevo portata all'ospedale di Lanzo. Per molti mesi non aveva più toccato il vino: eravamo felici, grazie al bri¬ gadiere dei carabinieri ero anche riuscito a trovare lavoro. Ma Elide, dopo aver conosciuto Duilio Bellardi, non era più la stessa». Emesto Borgna scoppia a piangere; poi alza gli occhi verso la parete dove è appeso il calendario di due anni fa: il foglio è ancora quello del mese di novembre: «Era la sera di venerdì 13 lei è ritornata tardi dopo avermi lasciato un biglietto in cui diceva che non sarebbe rientrata. E' venuta a letto, mi ha chiesto di starle vicina, a mezzanotte l'ho toccata, non si muoveva più». Ma ad accusare Emesto Borgna c'erano le testimonianze di alcuni vicini di casa che quella sera lo sentirono litigare; l'autopsia accertò che la donna era morta per spappolamento della milza causato da un bastone, o da un pugno. Emesto Borgna ha continuato a proclamarsi innocente: il 29 settembre, nel processo d'appello, racconterà un'altra volta le drammatiche ore di quel 13 no- vembre 1086. Adesso è sempre più solo: anche gli amici di Torino, dove aveva abitato per anni, l'hanno abbandonato. Di sua moglie e dei suoi tre figli non sa più nulla da anni: "Mi dovrei fare operare ad un polmone, ma un ricovero in ospedale è quasi impossibile». Emesto Borgna trascorre la giornata a costruire oggetti ricordo con gli stuzzicadenti: "L'ho imparato in carcere, sono già riuscito a vendere qualcosa, ma per tirare avanti è troppo poco». A Fucine, quando è tornato dal carcere, qualcuno l'ha salutato ma molti hanno preferito girare la testa dall'altra parte. Lui non si proeccupa: "Mi fanno compagnia i gatti e i carabinieri che vengono a vedere se non sono scappato». E intanto aspetta che l'Inali si ricordi di .lui e soprattutto che i giudici gli concedano la libertà provvisoria prima del processo d'appello. Guido Novaria Ernesto Borgna, 67 anni, può arrivare solo fino alla fontana

Luoghi citati: Fucine, Torino, Viù