In albergo col sacco a pelo di Tito Sansa

In albergo col sacco a pelo La Grecia, che vorrebbe sottrarre turisti a Italia e Spagna, rimpiange il prestigio di un tempo In albergo col sacco a pelo Patto con la Turchìa per creare il «polo egeico» - Dopo i record dì presenze la parola d'ordine ora è «qualità anzitutto» - Un programma Cee (18 mila miliardi) per la costruzione di porti da yacht DAL NOSTRO INVIATO ATENE — Appena cinque anni fa nel più prestigioso albergo di Atene, il Grande Bretagne carico di storia (vi soggiornarono monarchi e dittatori, tra cui Hitler, uomini politici, patriarchi della Chiesa, rivoluzionari e spie intemazionali), scendevano dame dell'aristocrazia, signori della borghesia mercantile, manager europei e cresi americani con le mogli avvizzite e imbellettate. Abiti lunghi, gioielli, profumi, valigie di pelle, baciamani, conversazioni poliglotte sottovoce animavano i saloni tutti marmi, specchi e lampadari, nel ristorante G.B. Corner in stile inglese rivestito di legno scuro, non si veniva rmmessi senza giacca, la sera era d'obbligo la cravatta. Oggi la signora più elegante, che cambia abito ogni giorno, è quella che vende i giornali, gli uomini meglio vestiti, pantaloni nocciola e giacca marrone, sono i camerieri. Scomparse le dame, i signori e i manager europei (sono rimasti soltanto gli americani con le mogli vestile come bambine), tra i marmi, gli specchi ed i lampadari si aggirano coppiette impacciate con a tracolla la borsa che non mollano nemmeno mangiando, sui divani si sbracano gruppi rumorosi di italiani in canottiera che sovente hanno difficoltà a chiedere un bicchier d'acqua in una lingua qualsiasi o sciami di ragazzine giapponesi che cinguettano accanto a cataste di zaini. E quel sanata sanctonim della tradizione che era il ristorante è violato da panciuti uomini in short e sandali, senza ovviamente i profumi di un tempo. Lo storico albergo ha ammainato bandiera. Ma non è solo. Tutta la Grecia si è arresa al turismo di massa, frutto di una politica basata sulla ideologia della quantità. Per strappare turisti alle tradizionali mète Italia e Spagna, Atene ha adottato un severo contenimento dei prezzi, che sono veramente concorrenziali. Con successo. Ma ecco i risultati: il Paese delle 4000 isole è invaso da un esercito di saccopelisti, 30 mila voli charter scaricano ogni anno in Grecia quasi 4 milioni di pallidi vacanzieri provenienti dai ghetti industriali a basso potere d'acquisto (ci sono compagnie inglesi che vendono il volo andata e ritorno per 49 sterline, poco più di 110 mila lire), gli affittacamere abusivi sono centinaia di migliaia e dilaga il fenomeno degli hooligans, i vandali britannici, quelli che da noi si scatenano negli stadi di calcio. Dal punto di vista economico, la politica del tasso di crescita non ha portato i risultati sperati, le entrate in dollari (circa 3 miliardi e mezzo nel 1987) crescono meno degli arrivi di stranieri, i quali l'anno scorso furono circa 8 milioni e quest'anno dovrebbero superare gli 8 milioni e mezzo. Che fare dunque in questa Grecia che per le sue bellezze naturali non ha pari nell'area mediterranea? Aumentare i prezzi e tener lontani gli «straccioni»? Neanche per sogno, dicono al NTOG, la Organizzazione nazionale per il turismo. "Se così facessimo, la gente andrebbe in Italia o in Spagna, che sono più vicine». Hanno avuto allora due pensate: primo, migliorare la qualità; secondo, collaborare con la Turchia per creare un «polo egeico», un'area comune turistica greco-turca nel Mare Egeo. La parola d'ordi- ne adesso è «qualità anzitutto», ed è stato varato un piano quinquennale di investimenti che prevede lo stop a nuove costruzioni e soltanto migliorie strutturali a quelle esistenti. */ ricchi non sono in crisi — dicono al NTOG —. Offriamo allora loro quello che cercano e che non possono trovare altrove, i porti, le marine». Tredici miliardi di dollari (circa 18 mila miliardi di lire) sono stati stanziati con l'aiuto di un programma della Comunità europea per la creazione di altrettanti porti per yacht. Già oggi tra le isole dell'Egeo navigano ogni anno circa 12 mila battelli d'altura stranieri e altrettanti vengono noleggiati da armatori greci. Potranno essere il doppio già nel 1992, quando i 13 miliardi di dollari saranno stati spesi. Affascinante è l'idea del «polo egeico» di collaborazione turistica con la Turchia. C'è da dubitare sulla sua realizzazione, soprattutto perché tra greci e turchi non è mai corso buon sangue. All'Ufficio nazionale del Turi¬ smo, il segretario generale Costas Skouras dice che no, «non è vero», si tratta di «un mito» creato in Occidente, che greci e turchi sono 'buoni amici». Ma basta poco, semplicemente ordinare un «caffè turco» ad Atene, per convincersi del contrario. E* notorio, storicamente provato che furono i turchi durante l'assedio di Vienna a far conoscere il caffè nell'Europa centrale. Ma ad Atene qualsiasi cameriere è pronto a indignarsi e ad ammaestrare il cliente che il caffè, quello con i fondi, è greco. Collaborare con 1 turchi, usurpatori delle tradizioni greche? «Si» dice Costas Skouras facendo un distinguo tra politica e buon vicinato. E' vero, sì — dice—che nel marzo dell'anno scorso poco ci mancò che tra Atene ed Ankara scoppiasse una guerra perché una nave turca di esplorazione petrolifera, la Sismik 1, si era diretta provocatoriamente verso le acque territoriali rivendicate dalla Grecia; è vero che c'è sempre il problema di Cipro la cui metà settentrionale è occupata militarmente ormai da 14 anni dalle truppe turche; è vero che appena domenica scorsa a Salonicco la Turchia è stata pubblicamente accusata del genocidio avvenuto nel 1922 di 303 mila greci nella zona del Ponto. E' vero anche — ammette Skouras — che non più di una settimana fa il viceministro degli Esteri greco e ministro per l'Europa Theodoros Pangalos ha messo in dubbio l'europeismo della Turchia, definendola "Candidato poco Credibile» per l'ammissione alla Comuntà europea (preferendole Austria, Norvegia, Cipro e Malta). E' vero anche che la giovane deputata Rena Lambraki del partito Pasok del presidente Papandreu ha ammonito: -Un greco non deve visitare la Turchia neppure come turista» e che un ufficiale dell'esercito ha ricordato; «Con tutti i soldi che i nostri turisti portano in Turchia il nemico può comperare 120 carri armati l'anno». Tutto vero, ma «non con¬ ta». Quel che conta—secondo il segretario generale — è 10 'Spirito di Davos; scaturito nel gennaio di quest'anno nella località sciistica svizzera durante l'incontro (il primo dopo 10 anni di silenzio tra i due governi) tra i primi ministri Papandreu e Ozal. Ispirandosi a questo 'Spirito di Davos» riconfermato in giugno durante la visita di Ozal ad Atene, e senza tener conto di un «certo malumore» tra la popolazione, «ma si tratta soltanto di una minoranza», le organizzazioni turistiche del due Paesi vicini intendono collaborare. Non più guerra tra Atene ed Ankara, qualcosa più che un armistizio, addirittura cooperazione. I greci non lo dicono apertamente, ma dai loro programmi traspare un sottile disegno: migliorando la qualità del turismo e contemporaneamente tenendo bassi i prezzi (l'albergo ed il ristorante quaggiù costano circa la metà che da noi), mirano a strappare turisti di livello medio-alto all'Italia. Contemporaneamente collaborando con la Turchia, che ha prezzi più bassi ancora, intendono liberarsi delle poco gradite masse di «straccioni» che ora sommergono l'Eliade, scaricandole verso la Turchia. Ci sarebbe insomma un travaso naturale nel Mediterraneo: una parte di turisti di «prima classe» da noi, una parte in Grecia assieme a quelli di «seconda classe» in Grecia, mentre un folto gruppo della terza classe finirebbe in Turchia. Oggi 11 rapporto tra turisti «buoni» e «cattivi» è di 40 a 60; l'obiettivo di Atene è di capovolgere il rapporto. Più tardi, quando (come quaggiù si è convinti) il greco Dukakis sarà presidente degli Stati Uniti e dopo che (come Samaranch ha promesso) i Giochi olimpici (del centenario) nel 1996 verranno assegnati ad Atene, la Grecia turistica tornerà in alto. ' Tito Sansa GRECIA 0 km 200